Castenedolo, referendum su impianto rifiuti?
Un referendum consultivo sembra essere l'unica soluzione per coinvolgere i cittadini e chiedere la loro su uno dei temi più scottanti del momento: l'impianto di trattamento e recupero per rifiuti speciali non pericolosi della ditta Edilquattro srl - Bernardelli Group che dovrebbe sorgere in località Quarti. Almeno secondo la lista civica di opposizione «SìAmo Castenedolo» rappresentata in consiglio comunale da Bruno Colombo e Paolo Terramoccia che giovedì sera, mentre il nostro giornale era in stampa, hanno portato la richiesta in Consiglio comunale grazie ad un'apposita mozione. Sotto la lente d'ingrandimento l'impianto con capacità complessiva superiore a 100 tonnellate al giorno che dovrebbe coinvolgere una superficie di 4.2 ettari di area agricola e uno scavo di 4.3 metri, con escavazione totale di 115.000 mc, capace di trattare circa 470 mila tonnellate all'anno di rifiuti speciali non pericolosi. Di questi ben 95 mila mc derivanti da scavi nel sottosuolo di inerte sabbioso-ghiaioso, come si deduce da una specifica tabella allegata, saranno conferiti nell’adiacente impianto di cava della stessa Edilquattro «in sostanza si consente di aprire una cava fittizia indipendentemente da quanto previsto e stabilito dal “Piano Cave” eludendo gli oneri di escavazione da esso derivanti» hanno osservato i consiglieri.
Pur trattandosi di un «impianto di trattamento e recupero di rifiuti speciali non pericolosi, originati principalmente dalle attività di costruzione e demolizione per trasformarli in materie prime secondarie da utilizzare nel settore delle costruzioni» come scritto nel piano di utilizzo datato maggio 2016, dei 32 codici cer autorizzati solo 8 fanno riferimento al settore delle costruzioni «i restanti tre quarti da che rifiuti sono composti ?» si sono chiesti i consiglieri. «Noi chiediamo semplicemente di coinvolgere la cittadinanza - ha spiegato Terramoccia - in una scelta tanto delicata per la salute delle gente, infatti con i due terzi dei consiglieri si può indire il referendum, o in alternativa raccogliere 500 firme». Tra le altre richieste quella di istituire un'apposita commissione composta da tre commissari, uno per ogni gruppo consiliare del consiglio comunale (Castenedolo Democratica, Viva Castenedolo Viva e SìAmo Castenedolo) a cui trasmettere qualsiasi atto relativo all’evolversi della situazione. Sì perchè tra le critiche mosse dai consiglieri ce n'è anche una relativa ai documenti «presso il protocollo comunale e l’albo pretorio online del Comune non si è praticamente quasi trovata traccia di quanto, invece, si è riscontrato tramite il portale Silvia della Regione Lombardia». Terramoccia poi punta il dito verso l'assenza degli amministratori di Castenedolo alle conferenze dei servizi in cui si è discusso dell'impianto delegando la presenza al tecnico dell'ufficio.
Di non poca rilevanza il parere contrario espresso il 29 aprile 2015 all'unanimità dall'intero Consiglio comunale in merito all'impianto di gestione di rifiuti della ditta Portamb nel Comune di Mazzano in località ex cava Florio/Felce in quanto ricadente in «un'area già interessata da un fenomeno di contaminazione diffuso oggetto di studio da parte della Provincia di Brescia e dell’Arpa di Brescia». Ma, come osservato da Terramoccia, non c'è differenza con la proposta formulata da Edilquattro per il Comune di Castenedolo. «La zona dove sorgerebbe l'impianto è confinante con il sito di cava Inferno - ha commentato - sul comune di Ghedi, dove recentemente la Provincia ha trovato contaminazioni da idrocarburi nello strato di materiale utilizzato per l'approntamento del fondo, i cui lavori sono sempre di Edilquattro, e che avrebbe dovuto isolare i rifiuti dalla falda». Sono poi state avviate delle indagini giudiziarie secondo le quali già 4 sarebbero le persone indagate. «Portamb si interfacciava a un sito già compromesso - è la considerazione finale - e cosa c'è di più compromesso di cava Inferno?».
Melania Isola