I dati

Saldi: bilancio negativo anche nel Bresciano

A lanciare l’allarme è Fismo, l’associazione delle imprese del settore moda Confesercenti, sulla base di un sondaggio condotto nel Bresciano su un panel di imprese associate

Saldi: bilancio negativo anche nel Bresciano
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Saldi: bilancio negativo anche nel Bresciano.

Bilancio negativo dei saldi nel Bresciano

Questo il risultato che emerge a più di un mese dall'inizio. Il bilancio delle vendite di fine stagione è negativo: circa 7 su 10 segnalano risultati in calo rispetto allo scorso anno, con una contrazione media di oltre il 21% a livello nazionale.

I fattori che hanno contribuito a tale risultato pare siano legati alle temperature eccezionalmente miti che hanno ridotto la domanda. Così come la perdita  di appeal sul pubblico dell’istituto dei saldi, il cui impatto è diluito dalla mancanza di regole sulle promozioni e dal conseguente boom di offerte, soprattutto online. Una distorsione concorrenziale a svantaggio delle micro imprese, che costa ai negozi 3 miliardi di euro di vendite l’anno a livello nazionale.

Il sondaggio di Fismo

A lanciare l’allarme è Fismo, l’associazione delle imprese del settore moda Confesercenti, sulla base di un sondaggio condotto nel Bresciano su un panel di imprese associate.
La maggioranza (69%) dei partecipanti possiede un punto vendita in centro storico, il 23% in periferia e il 7% in un centro commerciale. Di questi il 94% possiede una tipologia d’impresa indipendente e solo il 5% in franchising. Secondo il 75% degli esercenti il fatturato dei saldi invernali è diminuito rispetto al 2023. Per il 15% il fatturato è rimasto immutato, mentre c’è un 9% che afferma sia aumentato. Rispetto al 2023 nel periodo antecedente i saldi invernali il fatturato è diminuito per il 69% dei partecipanti al sondaggio. Per il 20% è rimasto immutato e per il restante 10% è aumentato. Il calo si attesta tra il 5 e il 10 percento per il 30% di coloro che hanno registrato la flessione. Alla luce di queste risposte, il sondaggio chiedeva poi di attribuire un valore alla posticipazione della data di inizio dei saldi invernali per la salute del settore moda. L’83% attribuisce un voto da 7 a 10. Il 63% lo ritiene
fondamentale.

Per i saldi estivi posticipare è ancora più importante: l’88% di chi ha risposto ha dato un voto compreso tra il 7 e il 10. Il 70% ha dato 10, il valore massimo. I risultati del sondaggio sono stati illustrati ieri, 21 febbraio, nell’ambito dell’incontro del Coordinamento tecnico della Commissione Sviluppo Economico della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome
con le principali associazioni di categoria del settore. L’occasione è la discussione della revisione dell’Intesa sulle “vendite di fine stagione”. Un’Intesa stipulata nel 2011 al fine di favorire unitariamente misure a tutela della concorrenza, per rendere omogenea su tutto il territorio nazionale la data di inizio delle vendite di fine stagione. Previsioni, finora, sempre confermate.

Qual è il problema: tutte le voci

«Il problema oggi non è più solo quello di concordare le date: occorre infatti prendere atto che i saldi, come attualmente regolamentati, costituiscono un istituto ormai agonizzante - spiega Francesca Guzzardi, presidente di Fismo Confesercenti della Lombardia Orientale -. La distribuzione tradizionale, nei negozi
fisici, dei prodotti appartenenti al settore moda è da sempre stata considerata un fiore all’occhiello del Made in Italy. Tuttavia, alla luce di varie situazioni contingenti che sono venute a realizzarsi nell’ultimo decennio, il settore versa in uno stato di profonda crisi».

«A pesare c’è anche la fase bulimica da sconti in cui siamo entrati - prosegue Guzzardi -: vendite promozionali, vendite sottocosto, liquidazioni, offerte speciali, temporary shops, black friday, boxing days per citarne alcune. Iniziative che, inevitabilmente, diluiscono l’impatto delle vendite di fine stagione e sottraggono quote di mercato alla rete di vicinato. La cultura dell’acquisto vantaggioso, o presunto tale, è stata infatti sposata dai consumatori e le offerte dell’on-line utilizzano massicce campagne promozionali in totale libertà. Le regole, di fatto, sono saltate».

«Gli elementi di distorsione della concorrenza sono evidenti - conclude la presidente di Confesercenti della Lombardia Orientale Barbara Quaresmini -. Occorre ora, e presto, ristabilire un effettivo equilibrio e garantire la parità di condizioni fra le diverse forme distributive, considerando anche il fattore climatico. Per questo la maggior parte degli imprenditori del comparto chiede un posticipo netto delle date di avvio delle vendite di fine stagione, oggi fissate a pochi giorni dall’inizio ‘astronomico’ delle stagioni stesse. Il Governo, per garantire l’equilibrio del mercato, deve quindi avocare a sé le competenze in materia di vendite straordinarie, riprogrammando sia la durata dei saldi, che non deve essere superiore a 30 giorni, sia le date di inizio, che vanno posticipate. Ma, decisamente più importante, definire norme a tutela degli esercizi di vicinato. I saldi hanno rappresentato e potrebbero ancora rappresentare una grande opportunità per i consumatori, purché sia garantita la possibilità di comparare le diverse offerte in un contesto in cui
anche il piccolo esercizio commerciale possa competere».

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