Agricoltura

Peste suina: se arrivasse in Pianura padana sarebbe un dramma per l'economia bresciana

Beduschi: "Abbiamo chiesto a tutti gli attori coinvolti, dall'Esercito alla Protezione civile fino al mondo venatorio, di fare l'unica cosa che purtroppo va fatta: ci sono 2,5 milioni di cinghiali che non dovrebbero stare nei nostri territori"

Peste suina: se arrivasse in Pianura padana sarebbe un dramma per l'economia bresciana
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Se arrivasse, sarebbe una strage e un'ecatombe economica micidiale per l'agricoltura bresciana: parliamo della peste suina, la malattia dei maiali che in queste settimane si sta pericolosamente avvicinando alla Bassa bresciana, mettendo a rischio un comparto che vale oltre trecento milioni di euro all'anno e che coinvolge 750 allevamenti per circa 1,2 milioni di capi allevati.

Cos'è la PSA, Peste suina africana

La Peste suina africana, o PSA, è una malattia virale altamente contagiosa che colpisce cinghiali e maiali. Gli animali infetti non possono essere macellati e messi sul mercato, motivo per il quale se un allevamento fosse colpito, e l'infezione dovesse diffondersi, tutti i capi coinvolti dovrebbero essere abbattuti. Un'ipotesi purtroppo non troppo distante, letteralmente: nei giorni scorsi sono state ritrovate due carcasse di cinghiali infetti nel Pavese, in Val Staffora: sono i primi due casi in Lombardia, segnale che la "zona rossa" fino a poco prima confinata nel Piacentino in Emilia, si sta espandendo avvicinandosi pericolosamente alla Pianura padana, dove si trova la stragrande maggioranza degli allevamenti e dei suini allevati d'Italia. Con oltre 2.700 allevamenti e 4,1 milioni di maiali, la Lombardia infatti rappresenta la metà di tutta la suinicoltura italiana: un'epidemia metterebbe semplicemente in ginocchio la produzione di carne e di salumi a livello nazionale. La provincia di Brescia e in particolare la Bassa bresciana andrebbe a sua volta incontro ad un'ecatombe, nel settore: il settore suinicolo bresciano conta oltre 750 allevamenti per circa 1,2 milioni di capi e quasi trecento milioni di euro di valore complessivo alla produzione.

La Regione corre ai ripari: il bando

Come uscirne? In queste settimane Regione Lombardia sta lavorando su più fronti, ma la battaglia si preannuncia difficile. Se n'è parlato anche giovedì, durante l'assemblea di Coldiretti Brescia, con l'assessore regionale all'Agricoltura Alessandro Beduschi. Martedì, il Pirellone ha messo a disposizione una dotazione di 2,2 milioni di euro.

«Un provvedimento con cui finanzieremo l'acquisto di recinzioni come opera di prevenzione contro l'insorgenza della malattia, trasmissibile dalla fauna selvatica e in particolare dai cinghiali» ha spiegato l'assessore. Beneficiarie del bando sono le micro, piccole e medie imprese suinicole, le cui domande saranno selezionate in base a tre fasce di priorità sulla base della zona e del livello di rischio di trasmissione del virus, secondo un elenco elaborato dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia-Romagna.

Sterminare i cinghiali in eccesso

Oltre che negli allevamenti, sarà probabilmente necessario intervenire anche fuori, abbattendo i (troppi) cinghiali che da tempo scorrazzano anche nelle campagne della Bassa profonda.

«Dobbiamo mettere in atto tutto ciò che si può fare» sulla prevenzione. «Ma se in una prima fase abbiamo messo a disposizione fondi per la biosicurezza tramite un apposito bando - ha continuato Beduschi - occorre anche agire sul contenimento. Abbiamo chiesto a tutti gli attori coinvolti, dall'Esercito alla Protezione civile fino al mondo venatorio, di fare l'unica cosa che purtroppo va fatta: ci sono 2,5 milioni di cinghiali che non dovrebbero stare nei nostri territori». Abbattimenti controllati, dunque: una proposta che giovedì sera ha strappato un lungo applauso.

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