No alla mensa, parte la raccolta firme

No alla mensa, parte la raccolta firme
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Vuoi la «schiscetta» per il tuo bambino? La «schiscetta», termine comune al nord fino a qualche decennio fa, sta ora tornando prepotentemente in auge, forse perché dopo anni di pause pranzo al bar con tramezzini e piadine, i bresciani stanno tornando a preferire un gustoso pranzetto portato da casa e preparato con cura dalla madre o dalla compagna e la rivoluzione parte dalle mense scolastiche.

La schiscetta, il cui nome indica un un contenitore al cui interno va «schiacchiato» il cibo per risparmiare spazio, sta tornando a far discutere anche nelle mense, sia delle scuole primarie, sia delle scuole dell’infanzia.

Sempre più famiglie infatti per costi, esigenze alimentari o regimi dietetici, si stanno muovendo in questa direzione. Forse anche perché «su quello che cucina mamma, c’è da star tranquilli».

Sulla scia dei recenti scandali che hanno interessato molte scuole italiane ed europee e che coinvolgevano alcune note imprese nella vicenda di mafia capitale, dai primi di novembre infatti è possibile per chi desidera, portarsi il pranzo da casa, come nel resto della Lombardia, anche Brescia e i suoi paesi, si dovranno adattare alle novità introdotte dall'ufficio scolastico regionale.

Così hanno sentenziato i dirigenti che, in un documento indirizzato a tutti i presidi, i provveditorati, alle rappresentanze sindacali hanno legittimato i «pasti da casa».

Un percorso che torna all'origine, un po' per la crisi di molte famiglie, un po' per la diffidenza nei confronti dei cibi precotti o troppo cotti o poco abbondanti delle mense scolastiche, ma soprattutto per la sentenza di settembre del tribunale di Torino che ha creato un precedente.

 


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