Economia

L’aumento dei tassi e lo spettro della recessione tedesca agitano l’industria bresciana

I primi scricchiolii, dopo i mesi roboanti del post-covid, hanno cominciato a farsi sentire alla fine del primo trimestre di quest'anno. "Il vento è un po' cambiato" spiega Confindustria

L’aumento dei tassi e lo  spettro della recessione  tedesca   agitano l’industria bresciana
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Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro della recessione post-Covid. E se la produzione industriale bresciana continua a crescere, al momento, i primi segnali di contrazione si cominciano a vedere, provenienti da un lato dalla scricchiolante economia tedesca e dall'altro dalla stretta sul credito imposta dalla Bce per raffreddare l'inflazione.

Se n'è parlato martedì pomeriggio, durante il trimestrale report di Confindustria Brescia sull'andamento dell'economia locale: il 41esimo appuntamento di «Scenari & Tendenze», l’osservatorio congiunturale focalizzato sull’analisi delle variabili macroeconomiche e delle dinamiche dei mercati, che si è tenuto alla Fabbrica del futuro di piazzale Mombello. Relatori, il presidente della Camera di commercio di Brescia Roberto Saccone, Andrea Beretta Zanoni dell'Università degli Studi di Verona, Achille Fornasini dell'Università degli Studi di Brescia e Davide Fedreghini, del Centro Studi Confindustria Brescia, che ha fatto il punto sulla situazione locale.

Il costo del denaro

I primi scricchiolii, dopo i mesi roboanti del post-covid, hanno cominciato a farsi sentire alla fine del primo trimestre di quest'anno.

«Il vento è un po' cambiato - ha esordito Saccone - A livello nazionale si registra un calo dei consumi, un po' per la riduzione del potere d'acquisto (legato all'inflazione, ndr) e un po' per le restrizioni del credito e per l'aumento del costo del credito in corso».

Cioè, a causa dei progressivi, implacabili ritocchi dell'insù dei tassi di interesse decisi dalla Banca centrale europea, per frenare l'aumento dei prezzi e scongiurare gli effetti negativi dell'iper-inflazione che ci ha accompagnati per tutto l'anno scorso.

Un dato su tutti, aggiunge Fedreghini, è particolarmente impressionante: il costo del credito, a Brescia, nel 2023, è sulla buona strada per raggiungere il mezzo miliardo di euro, mentre nel 2022 è stato di «soli» 220 milioni. Al momento, l'aumento è già stato di 25 punti base a giugno, si annuncia un ulteriore aumento a luglio e forse altri due interventi al rialzo per l'autunno: misure severe ma necessarie per frenare un'inflazione che è sì in calo, ma che al momento non sembra calare con la velocità attesa.

Recessione tecnica

Intanto, a livello di Eurozona le dinamiche in corso hanno già portato, è l'analisi di Beretta Zanoni, ad una sostanziale recessione tecnica nel secondo trimestre.

«Per due trimestri consecutivi registriamo una contrazione del PIL reale. Gli USA invece nel primo trimestre sono cresciuti del 2% - spiega - Alcuni paesi hanno contrazioni evidenti, come la Germania e i Paesi Bassi; altri paesi hanno crescite modeste come l’Italia, la Francia e la Spagna. In generale, aumentano i segnali di indebolimento dell’economia a livello sistemico».

Se a livello globale gli scossoni geopolitici russi non aiutano, a livello locale Saccone parla di segnali importanti sia sul fronte della manifattura che del turismo, legati alla recessione tedesca. Lo si vede nelle esportazioni bresciane verso la Germania, ma anche nel turismo, con i primi segni negativi provenienti da Iseo e Garda, dove storicamente i consumi dei turisti tedeschi in vacanza sono una voce importante dell'economia lacustre.

I freni alla produzione

Nubi fosche all'orizzonte, dunque. Alla domanda su quali siano i principali fattori di freno per la produzione, per la prima volta da tempo aumenta tra gli imprenditori bresciani la quota di chi risponde che c'è una «domanda insufficiente», oltre alla ormai strutturale carenza di manodopera. Dopo mesi di corposi interventi, l'aumento dei tassi potrebbe avere avuto un ruolo importante anche nel forte calo dei prestiti erogati nel 2023 dalle banche: i prestiti nell’industria sono calati del 18% passando dai 13,8 miliardi di euro dal picco raggiunto a settembre 2022, agli attuali 11,3 miliardi.

Gli investimenti bresciani

Ma se le banche stringono la borsa, la fiducia degli imprenditori bresciani sembra tuttavia «tenere botta», prosegue il report di Confindustria, e conservano una certa fiducia nel 2023, sul fronte degli investimenti previsti. Per il 40% degli intervistati le aspettative sugli investimenti nel 2023 sono di crescita, rispetto a quanto effettuato nel 2022, per il 43% saranno stabili e soltanto per il 17% saranno in diminuzione. Anche se il 42% ammette che tra i principali fattori che stanno impattando negativamente (o rischiano di farlo) sulle strategie d’investimento della propria azienda ci sono proprio le «incertezze sul futuro». Segue la mancanza di manodopera (24%) e appunto la «domanda insufficiente» proveniente dai mercati (22%).

Il lavoro galoppa

Sul fronte del lavoro, il saldo tra assunzioni e cessazioni a Brescia si mantiene invece per ora ampiamente positivo, e la velocità (persino eccessiva) nel ricambio della forza lavoro tocca in questi mesi il suo picco massimo: il tasso di turn-over volontario (le dimissioni, al netto di pensionamenti, licenziamenti, scadenza di contratti a termine) ha raggiunto quota 6,7%: nel corso di un anno, su cento lavoratori quasi sette in media hanno deciso di cambiare lavoro. 

Nella foto in alto, da sinistra: Roberto Saccone, Achille Fornasini, Andrea Beretta Zanoni e Davide Fedreghini.

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