Economia

Esportare di più per vincere contro l'italian sounding

La soluzione di Coldiretti: esportare di più, potenziando le infrastrutture grazie ai fondi del Pnnr

Esportare di più per vincere contro l'italian sounding
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Sembra Made in Italy, ma non lo è. Si definisce "Italian sounding", ed è a tutti gli effetti una mezza truffa legalizzata ai danni dei consumatori di tutto il mondo: l'utilizzo di immagini, colori, riferimenti geografici e slogan che fanno pensare al Belpaese, in modo da vendere come italiani prodotti che italiani non sono assolutamente. Il fenomeno è particolarmente diffuso nel settore agroalimentare e a detta del presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini, intervenuto lo scorso giovedì all'assemblea di Coldiretti Brescia, vale qualcosa come 40 miliardi di euro nei soli Stati Uniti d'America.

Cos'è l'italian sounding

Un bel problema, soprattutto perché quella quota di mercato vale quasi quanto l'intero export agroalimentare italiano, che nel 2022 secondo l'Istat è arrivato a 60,7 miliardi di euro nel 2022. Un dato record, va detto. Ma che potrebbe crescere ancora, fino a raddoppiare in cinque anni, se il sistema-Paese saprà conquistare quelle fette di mercato che oggi sono appannaggio di Parmesano, Makaroni e varie altre amenità.

Internazionalizzare sì, ma bene

Bene, ma come? Secondo Prandini, la soluzione è potenziare l'internazionalizzazione, purché sia fatta come si deve: a livello centrale e nazionale, con buona pace delle pur promettenti spinte autonomistiche di cui il governatore Attilio Fontana, giovedì, aveva appena finito di parlare.

«Qualcosa bisogna fare - ha spiegato il leader di Coldiretti - Ma certamente non possiamo delegare l’internazionalizzazione a mille soggetti diversi, quando invece i nostri competitor come Spagna e Francia si muovono come sistemi organizzati. Noi saremo in grado di arrivare a 120 miliardi di export, in cinque anni, se saremo in grado di cambiare alcuni paradigmi, che sinora non ci hanno fatto crescere».

Infrastrutture necessarie

Primo passo, agire sulle infrastrutture. Non senza una punta di polemica, Prandini ha citato giovedì il tema della distribuzione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, affidati perlopiù ai Comuni. «Ottima cosa che si investa in marciapiedi e piazze, ma non basta» ha detto il numero uno di Coldiretti.

«Occorre agire sui ritardi strutturali e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo».

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