Così concorrenza sleale e climate change minacciano l’olio bresciano
Dopo due anni terrificanti la produzione riparte, pur con basse rese. A minacciare un settore delicatissimo, gli squilibri del clima
Si scrive olio lombardo, ma si legge olio bresciano. Perché l'olivicoltura in Lombardia è per l'89%, dati alla mano, made in Brescia. Anzi: made in Garda e made in Sebino. Ma uno dei comparti più interessanti dell'agroalimentare bresciano, da sempre votato alla qualità, è in crisi. Lo rivelano anche quest'anno i dati diffusi in occasione della Giornata mondiale dell'ulivo da Coldiretti Brescia, che questa settimana al frantoio Sapor d'Olio della cooperativa Clarabella di Rodengo Saiano ha incontrato Aipol (Associazione Interprovinciale Produttori Olivicoli Lombardi) per fare il punto sulla produzione del 2024 e sui tanti problemi che stanno caratterizzando la produzione di olio, minacciata dalle conseguenze locali dell'emergenza climatica.
Coldiretti Brescia e Aipol fanno un bilancio dell'anno per l'olivicoltura
«L’annata 2024 presenta alcuni aspetti negativi come le rese basse in fase di molitura a causa dell’eccesso di pioggia durante la fase di maturazione pre-raccolta e in raccolta, oltre alla siccità nel periodo estivo quando si sintetizza l’olio nelle olive. Ma anche aspetti positivi: l’olio bresciano ritorna in vendita, grazie alla professionalità degli olivicoltori e dei servizi tecnici territoriali» spiega Coldiretti.
La «buona notizia» è che quest'anno la raccolta c'è stata, dopo due anni terrificanti - il 2019 e il 2021 - quando la produzione fu sostanzialmente nulla, distrutta dagli squilibri climatici. Nel 2024 perlomeno si è prodotto, anche se con rese minori a causa dell’eccesso di pioggia e della siccità. La resa stimata è attorno all'8,5%.
Ulivo, simbolo di pace, patrimonio inestimabile
Dopo i saluti del Sindaco di Rodengo Saiano Rosa Vitali e del presidente della cooperativa sociale agricola Clarabella Aldo Papetti, alla conferenza stampa hanno partecipato, insieme alla presidente provinciale Laura Facchetti e al presidente regionale Gianfranco Comincioli, Nadia Turelli responsabile Gruppo Donne Coldiretti Brescia, Silvano Zanelli presidente Aipol, Carlo Fenaroli, presidente del consorzio Cascina Clarabella.
Una riflessione sulla giornata mondiale dell’ulivo arriva dalla presidente Laura Facchetti: «l’ulivo, simbolo di pace quest’anno assume un significato ancora più importante, questa ricorrenza ci offre l’occasione per ribadire la speranza che tutti i conflitti, in particolare quelli che si consumano così vicino a noi, possano cessare al più presto. Ma oggi vogliamo anche sottolineare l'importanza dell'olio extravergine d'oliva nella dieta mediterranea e nel patrimonio culturale italiano e l’olivo, con le sue radici profonde e i suoi frutti preziosi, rappresenta un patrimonio inestimabile per il nostro Paese».
"Negli anni scorsi abbiamo dovuto far violenza su noi stessi"
Le conclusioni, con uno sguardo al futuro, sono state affidate al presidente regionale di Coldiretti Gianfranco Comincioli, olivicoltore. Che durante la conferenza stampa si è commosso, ricordando l'incubo dei produttori di olio di fronte alla perdita dei raccolti degli scorsi anni.
«Abbiamo dovuto far violenza su noi stessi, per comprare olive dall'estero e permettere di proseguire la produzione» ha ricordato.
«In un’annata in cui i produttori possono finalmente tirare un sospiro di sollievo grazie a una produzione soddisfacente è fondamentale non abbassare la guardia. Nonostante le difficoltà produttive, la qualità dell'olio extravergine d'oliva italiano si conferma ai massimi livelli, grazie all'impegno dei produttori e all'adozione di pratiche agricole sostenibili. Le prospettive per il futuro dell'olivicoltura italiana sono legate alla capacità di affrontare le sfide attuali e cogliere le nuove opportunità. È fondamentale investire in ricerca e sviluppo, promuovere la formazione degli olivicoltori, sostenere la cooperazione tra i produttori e valorizzare la qualità del prodotto italiano».
Ma oltre alle difficoltà produttive, e quindi alla necessità di investire sempre più risorse nella ricerca scientifica ed agraria per combattere la proliferazione di fitoparassiti e malattie, si è parlato anche del mercato dell’olio extravergine. Quello bresciano è da sempre un olio di alta qualità, venduto a prezzi spesso anche molto superiori a quelli applicati dalla Grande distribuzione organizzata su olii prodotti all’estero, o con olive straniere.
La Spagna, in particolare, è oggi il primo produttore mondiale, tallonata dall’Italia. Ma l’Italia è contemporaneamente il primo mercato di riferimento per l’export spagnolo di olio extravergine: un problema enorme, che riporta sotto i riflettori il problema della concorrenza sleale e della speculazione su prodotti di qualità decisamente scarsa, ma «reclamizzati» da etichette ai limiti dell’«italian sounding».