Tigran Hamasyan in concerto per Tener-a-mente

Tigran Hamasyan in concerto per Tener-a-mente
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Venerdì 28 luglio nel Laghetto delle danze del Vittoriale Tigran Hamasyan , il pianista sperimentale armeno, si esibirà per il festival «Tener-a-mente Oltre». Il concerto iniziarà alle 21 e 15 con apertura dei cancelli alle 20. Il prezzo dei biglietti è di 20 euro più la prevendita acquistabili su www.anfiteatrodelvittoriale.it

Il compositore e musicista armeno più famoso al mondo presenterà il suo secondo album «An Ancient Observer» pubblicato a marzo. La sua musica spazia dal folk tradizionale al jazz, dalla classica alla neoclassica con un tocco che sa essere lirico o impetuoso.

«Con una sorprendente combinazione di jazz, minimalismo, elettronica, folk ed elementi di cantautorato… Hamasyan esplora tutte le estensioni musicali caratterizzandole con groove densi, voci eteree, un’esecuzione perfetta al pianoforte e melodie antiche. Impossibile ascoltare qualcosa di simile a questo». —NPR Music

Nato in Armenia nel 1987 e poi trasferitosi con la sua famiglia a Los Angeles nel 2003, Tigran Hamasyan attualmente risiede a Erevan, in Armenia. Ha iniziato a suonare il pianoforte a tre anni, e a esibirsi per festival e concorsi a undici anni per poi arrivare a vincere il prestigioso Montreux Jazz Festival Piano Competition nel 2003, a sedici anni. Hamasyan ha pubblicato il suo album di debutto, World Passion, nel 2005 a diciasette anni.

Il suo secondo album contiene dieci nuove composizioni: «questi brani sono delle osservazioni musicali sul mondo nel quale viviamo, e sul peso della storia che portiamo con noi» commenta Tigran.
Le canzoni di «An Ancient Observer», due delle quali basate su melodie popolari armene, sono state scritte nel corso degli ultimi quattro anni. Come per molte delle sue composizioni. Hamasyan cita un ampio raggio di influenze, dalla danza barocca all’hip-hop, con il pedale collegato al sintetizzatore in alcuni brani, ma la costante delle sonorità del suo paese natale sempre presente.

Hamasyan è tornato a vivere in Armenia, dove la vita di tutti i giorni gli ha dato ispirazione per scrivere questi nuovi pezzi: «Guardo fuori dalla mia finestra e vedo la montagna biblica di Ararat, con la neve perpetua sulla sua cima, con le torri elettriche e i cavi in primo piano a rompere il panorama, e le antenne paraboliche che si fondono nelle case antiche e moderne, con il fumo atavico che esce dai comignoli, e gli uccelli che volteggiano fra gli alberi insieme agli aerei che di tanto in tanto sorvolano nel grande cielo. É un dialogo, un’interazione fra l’antica natura creata da Dio e le conquiste fatte dall’uomo moderno», dice. «Per me è un risveglio e una sensazione bellissima, il poter osservare la magnificenza di questo grande vulcano a riposo, che è esistito per milioni di anni ed è stato osservato fin dalla civiltà Koura-Araxes fino ai cittadini della Repubblica Armena di oggi. Posso vedere ed osservare gli stessi uccelli, animali, fiumi e montagne che gli artigiani di 4.000 anni fa hanno pitturato sul loro vasi d’argilla. Stavano osservano le stesse cose che osservo io ora e ciò che resta e la loro bellissima opera d’arte».

 


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