In un mondo fatto di influencer, creatori di contenuti per piattaforme e social media manager, tutti soggiogati e in balia dell’Intelligenza artificiale, lui, il 25enne Diego Battini, ha deciso di inseguire la sua passione per la poesia. E, visti i risultati, pare gli stia venendo bene: un libro pubblicato dal titolo Sapore di luna e uno già in cantiere.
Scegliere di essere poeti a vent’anni
Lo abbiamo intervistato anche per approfondire le motivazioni di questa scelta non proprio al passo con i tempi.
Com’è nata la tua passione per la poesia?
“Ho sempre nutrito una grande passione per la scrittura; ho iniziato scrivendo brani rap dall’età di undici anni, non ho mai avuto grande successo, ma mai pensato di fermarmi, così per tutta l’adolescenza. Due anni fa, spinto dalla necessità di cambiare e spingermi oltre, ho deciso di intraprendere questo percorso della poetica, debuttando con il mio primo libro: Sapore di luna, una raccolta di 29 poesie”.
Cosa ti ispira di più a scrivere?
“Per quanto riguarda l’ispirazione non c’è qualcosa che lo fa di più rispetto ad un’altra, potrebbe nascere in qualsiasi momento e qualsiasi luogo, il mio compito è trascrivere tutto subito ciò che mi viene dettato da essa”.
Come scegli il contenuto dei tuoi lavori?
“La scelta dei miei lavori va molto ad eventi, nel senso, tutto ciò che mi succede durante la giornata provo più o meno ad appuntarmelo, per poi estrapolarci in momenti successivi un vero e proprio verso, specialmente gli episodi un po’ più cupi e significativi che mi portano a scrivere in automatico, una vera e propria esigenza”.
Qual è stato il percorso per pubblicare il tuo primo libro?
“Il percorso per la pubblicazione, è stato abbastanza positivo, avevo già tutto il materiale pronto e volevo spedirlo il prima possibile, sono come i bambini io, voglio tutto e subito, quindi cercavo all’impazzata una casa editrice disposta a pubblicarmi, colpo di fortuna trovata quasi nell’immediato, e nel giro di qualche mese infatti abbiamo diffuso il libro, adesso si lavora per il prossimo e si punta a fare meglio”.
Com’è stato aprirsi e far leggere delle cose tue a delle persone sconosciute?
“Su questo lato già ho fatto esperienza con la pubblicazione delle canzoni, quindi a mostrarmi al pubblico sono abituato, scrivendo e pubblicando, sempre fatto freestyle in mezzo alla gente, quindi per me era normale mettermi in mostra; mentre con la poesia, scrivendo cose più intime ho sempre avuto il timore di non essere capito o comunque di non essere all’altezza dei lettori, quindi di venire scartato da tutti subito. La difficoltà è proprio aprirsi in maniera intima e non arrivare al cuore di chi legge e così tutt’ora oggi ma ci sto facendo l’abitudine”.
Qual è il complimento più bello che ti abbiano e fatto e quello peggiore sul fatto di scrivere poesie?
“Il complimento più bello che mi abbiano mai fatto è stato: sei molto portato ad usare le parole, continua così perché la strada per te è tutta dritta, sei fatto per la scrittura. E questo me lo ricorderò per sempre. Mentre la critica più brutta, penso sia stata: smettila di scrivere e trovati un altro hobby questo non è cosa tua. Questi sono i migliori e peggiori, anche se ad essere sincero ho affrontato più complimenti e critiche costruttive che negative, per ora”.
In un mondo in cui tutto è tecnologico il fatto di scrivere poesie non ti ha mai fatto sentire un po’ «venuto dal passato»?
“Premetto che io ogni lavoro lo scrivo su carta, da telefono solo se sono in giro e non ho a portata di mano penne e fogli, quindi sono ancora un po’ all’antica. Per quanto riguarda la poesia no, non mi sono mai sentito venir dal passato, anche perché secondo me si è molto modernizzata anche lei, quindi sì è sempre a passo con i tempi; mi piace usare termini desueti e metriche «di una volta», ma al giorno d’oggi anche per via degli ebook sarà sempre più tecnologico fare qualsiasi cosa. Di scrivere non smetterò mai, questo è certo, l’ho sempre fatto e ho ne sento il bisogno interiore”.