Pensionati fuggono all’estero, ma conviene?

Pensionati fuggono all’estero, ma conviene?
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«Le pensioni pagate all’estero dall’Inps nel 2016, in circa 160 Paesi, sono 373.265, per un importo complessivo di poco superiore a 1 miliardo di euro». Lo ha detto ieri il presidente dell’Inps Tito Boeri incontrando alla commissione Esteri della Camera il Comitato permanente sugli italiani nel mondo. «Annualmente vengono erogati a soggetti residenti all’estero integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali che costituiscono un’uscita per lo Stato italiano e che non rientrano sotto forma di consumi».

Tito Boeri ha sottolineato un altro aspetto importante: l’83 per cento di questi assegni ha alle spalle una contribuzione inferiore a 10 anni. Per questo motivo «benificia di prestazioni assistenziali aggiuntive, quali le integrazioni al minimo o la quattordicesima». La quattrordicesima in particolare costa all’Inps 35,6 milioni, garantendo l’aumento di pensione a 89mila pensionati residenti all’estero. Il paradosso è che spesso i pensionati all’estero scelgono destinazioni in Paesi dove «esistono redditi minimi garantiti» e altre prestazioni assistenziali che scattano al di sotto di certi redditi. In sostanza, spiega Boeri, «l’Italia con le quattordicesime erogate a residenti all’estero sta di fatto riducendo gli oneri per la spesa assistenziale di altri Paesi».

Perché si sceglie di andare all’estero? Il motivo è semplice, com’è spiegato sul sito stesso dell’Inps: «I pensionati all’estero in certi Paesi usufruiscono della esenzione quasi totale dalla tassazione italiana e della percezione della pensione al lordo delle ritenute fiscali e previdenziali, in quanto le Convenzioni in essere con l’Italia consentono ai Paesi di emigrazione di tassare al posto nel nostro Paese, pertanto abbassando le aliquote sui redditi da pensione essi riescono ad attrarre quanti più residenti possibile». Tra questi paesi c’è senz’altro il Portogallo, che nel 2009 ha varato un decreto legge secondo il quale se il pensionato ottiene lo status di “residente non abituale” può godere di pensione esentasse per dieci anni.

Il fenomeno ha preso tali dimensioni che sono nati siti e agenzie che forniscono informazioni e supporto a chi progetta di cambiare vita in terza età. Ad esempio Vivi il Mondo è un’agenzia che da quasi vent’anni cura il trasferimento all’estero di molti connazionali. Il suo presidente Nicos Bertani spiega sul sito (che ha appena festeggiato il milione di visite al blog) chi sono le persone che si rivolgono a lui: «Chi non arriva alla fine del mese e si butta a capofitto alla ricerca di un paradiso dove recuperare potere d’acquisto (di solito richiede info sulla Tunisia e sulla Bulgaria) e chi ha una bella pensione e sta cercando di andare a vivere nel nuovo Paese che da sempre è il suo sogno». Anche un canale tv molto trendy si è accorto del fenomeno: Eral Time che sta progettando un nuovo programma su Real Time seguirà i protagonisti durante i preparativi degli ultimi giorni in Italia prima della partenza, raccontando le emozioni, le paure e le aspettative che accompagnano questo grande passo.

Ma ci sono anche le controindicazioni. Ad esempio, spostando residenza fiscale in un nuovo Stato, significa che rinunciare alle prestazioni della sanità italiana. Prestazioni che i Paesi di destinazione certamente non garantiscono. «Trasferirsi non è solo “guadagnare” una marea di vantaggi a seconda del Paese prescelto, ma significa anche “perdere” dei diritti minimi che in Italia sono garantiti. Questo significa che bisogna sempre valutare attentamente il percorso da seguire senza lasciarsi andare a facilonerie», avverte il sito. Quindi se l’Inps paga, lo Stato recupera poi risorse con minori prestazioni sanitarie per persone che oltretutto entrano in età fragile. Bisogna davvero vedere alla fine chi ci perde e chi ci guadagna…

 


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