"Orecchione" o "Ostrica" nel bosco o a casa, fritto, arrostito o trifolato

"Orecchione" o "Ostrica" nel bosco o a casa, fritto, arrostito o trifolato
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Quello che comunemente viene arrostito alla griglia, cotto al forno o in padella per arricchire poi la polenta è molto spesso il Pleurotus ostreatus e chiamato in bresciano “peeruna”.

Si tratta di una delle speicie fungine più coltivate e conosciute nel mondo, da noi è molto comune e viene denominata “orecchione” o fungo “ostrica” dato che il suo nome deriva dalla parola latina ostrea che significa appunto ostrica.

Esistono veri e propri set di coltura per poterli coltivare anche a casa, anche se in questo modo, come è molto prevedibile, perde parte del sapore che invece ha quando raccolto nel suo habitat naturale.

Cresce per tutto il periodo invernale su legno morto di pioppo, salice, gelso e a volte anche sul tronco vivo. Lo si può trovare isolato o più frequentemente a gruppi anche cespitosi che formano la tipica cascata con i cappelli posizionati a mensola.

Si presentano a divenire succulenti secondi piatti o deliziosi controrni dal momento che la prolungata cottura ne ammorbidisce la struttura soda e tenace della carne, bianca, elastica e abbondante nell’inserzione del gambo.

Dopo 5 minuti in acqua bollente è possibile friggerlo: questo uno dei mgiliori modi per consumarlo esaltandone le caratteristiche. Questi funghi si utilizzano anche in sostituzione della carne, impanati con farina e uovo assumono l’aspetto di vere e proprie cotolette che si possono friggere o cuocere in forno.

Ma sono buonissimi anche gratinati, arrostiti con prezzemolo e speck e trifolati in padella, con tanto prezzemolo e spicchi d’aglio, un ottimo contorno.


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