Il ritorno in biblioteca di Francesco Permunian

Il ritorno in biblioteca di Francesco Permunian
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Continua il ciclo “Parole tra noi. Autori a Villa Brunati” e venerdì 12 maggio alle 17.30 la Biblioteca comunale di Desenzano ospiterà lo scrittore Francesco Permunian, già direttore della stessa Biblioteca civica. L’autore desenzanese presenterà in anteprima nazionale il suo ultimo libro “Costellazioni del crepuscolo”  (Ed. Il Saggiatore, 2017) dialogando con Pino Mongiello dell’Ateneo di Salò. Per l’occasione il M° Andrea Mannucci presenterà un estratto dal melologo ispirato al nuovo testo di Francesco Permunian.

Francesco Permunian, originario del Polesine (Cavarzere, 1951), è autore di numerosi libri: Cronaca di un servo felice (1999), Camminando nell'aria della sera (2001), Nel paese delle ceneri (2003), Il principio della malinconia (2005), Dalla stiva di una nave blasfema (2009), La Casa del Sollievo Mentale (2011), Il gabinetto del dottor Kafka (2013) e Ultima favola (2015). Sulle sue opere hanno scritto i maggiori critici e Franco Cordelli lo ha incluso fra gli autori più rappresentativi della letteratura italiana contemporanea.

Dal 1979 al 2011 ha lavorato nella Biblioteca civica di Desenzano, dove ora ritorna per presentare la sua ultima fatica letteraria “Costellazioni del crepuscolo”. In una provincia italiana allucinata, avvelenata da sotterfugi, perversioni e odi, le Costellazioni del crepuscolo sono quelle che, nottetempo, disegnano le luci delle finestre dietro le quali si consuma la tragedia grottesca del quotidiano. Con quest’opera, che il Saggiatore propone in una nuova edizione arricchita da un’ introduzione di Salvatore Silvano Nigro, Permunian restituisce un oggetto letterario unico e senza precedenti: un j’accuse dolceamaro che ricorda tanto i peccati e i misfatti di Peyton Place, quanto le inquietanti e sanguinarie cronache nere di questi ultimi anni.

 

Dall’introduzione di Salvatore Silvano Nigro: «Permunian va a caccia di incubi, come altri, con il retino in mano, vanno ad acchiappare farfalle. Li intercetta ovunque, gli incubi; persino negli spazi in apparenza vuoti, tra lemma e lemma in un vocabolario, tra rigo e rigo in un libro, lì appollaiati all’ingiù come pipistrelli; oppure tra un grano e l’altro di un rosario, là dove il mormorio della preghiera può celare la disperazione della bestemmia:

il mistero terribile; l’orrore empio e mostruoso che s’alza dagli abissi, pur dentro le cerimonie e i riti del sacro. Li stana. E, senza ordine alcuno, li insacca in un suo metafisico archivio del caos che ha gli andirivieni oscuri di un labirinto macchinoso e visionario costruitosi attorno a un punto cieco e segreto, indicibile».


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