Il filosofo Cacciari a Desenzano

Il filosofo Cacciari a Desenzano
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L’età di ritorno ai classici, dove ci si concentra principalmente sull’uomo, molto florida quindi dal punto di vista sociale e culturale: così viene descritto l’Umanesimo sui libri di storia. Questa visione, però, è stata sfatata dall’ex sindaco di Venezia, filosofo e politico Massimo Cacciari durante la presentazione del suo ultimo saggio, «Ripensare l’Umanesimo», davanti alla Sala Conferenze di Villa Brunati a Rivoltella, gremita di persone.

Sulle scale, appoggiati al muro e seduti per terra, studenti, insegnanti e semplici interessati all’argomento hanno ascoltato le sue parole riguardo a questa tematica così controversa, sempre in bilico tra la semplicità con cui è spesso afrontata e la complessità reale che invece dovrebbe impensierire gli addetti del settore e non solo. Parlando anche del libro «Umanisti italiani, pensiero e destino», curato da Raphael Ebgi, ha proposto una reinterpretazione culturale profondamente innovativa, destinata a cambiare il pensiero comune riguardo la letteratura e quel  periodo che ha abbracciato la fine del Trecento e gli inizi del Cinquecento. Gli autori antologizzati sono svariati, da Petrarca a Poliziano, passando da Pico della Mirandola, senza tralasciare Leonardo da Vinci e Machiavelli: di questi però non sono riportati i “soliti” libri, che parlano dei “soliti” pensieri, ma saggi più innovativi e spesso poco considerati.

È partito quindi parlando di quell’esaltazione della mens umana, di quella ripresa dei classici e di quella capacità di essere gentili tipica della visione scolastica. Gli umanisti, però, non vivono solo nella loro torre d’avorio: il periodo storico non lo permette,  essendo caratterizzato dalla crisi della Chiesa che ha portato al più grande scisma di essa dell’Epoca Moderna e dalla formazione degli Stati Nazionali che scindono la popolazione europea. Questi avvenimenti, però, hanno scoraggiato pochi intellettuali: affrontare questi fatti e saperli interpretare è il vero Umanesimo, portato avanti da chi ricerca nell’uomo le soluzioni ma ammette anche il suo errore. Un uomo, questo, che comunque adotta dei mezzi per migliorarsi e lo fa grazie ai consigli di chi, come Machiavelli, non solo ama rifugiarsi “nelle antique corti degli antiqui uomini”, ma che è anche consapevole che chi governa i suddetti Stati Nazionali deve essere “sia volpe che leone”. Un periodo in equilibrio tra la follia di Erasmo da Rotterdam e la perfezione di Leon Battista Alberti che però si rispecchia anche ai giorni nostri.

 

Da Gardaweek del 17 febbraio


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