Il film da non perdere nel weekend è SPLIT

Il film da non perdere nel weekend è SPLIT
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Regia: M. Night Shyamalan.
Cast: James McAvoy, Anya Taylor-Joy, Betty Buckley, Jessica Sula, Haley Lu Richardson, Brad William Henke, Kim Director, Lyne Renee.

Chi si ricorda de Il sesto senso? È passato ormai un po’di tempo (in termini cinematografici parecchio) dalla sua uscita in sala, eppure il film con Bruce Willis è ancora oggi iconico e viene apprezzato dal pubblico che vi si imbatte più o meno volontariamente. Gli ingredienti del successo in effetti (più spettatoriale che di critica), c’erano tutti: una trama avvincente, un protagonista carismatico, un mistero intrigante da risolvere e un colpo di scena finale che riscriveva completamente quanto visto fino a quel punto. Autore di quel piccolo gioiello era M. Night Shyamalan, che dal film venne prepotentemente lanciato nell’industria hollywoodiana. Da lì la sua carriera è stato un continuo oscillare fra opere riuscite (come il recente The Visit) e completi disastri (soprattutto After Earth, ma non solo).

 

 Oggi lo vediamo tornare sugli schermi con l’annunciatissimo Split, film che pare in grado di mantenere le aspettative e soprattutto di proporsi come un tentativo di rilancio di una carriera discreta, ma che senza dubbio potrebbe ambire a qualcosa di più. Protagonista della pellicola è un individuo profondamente disturbato, all’interno della cui mente coabitano una miriade di personalità diverse. Ne risulta un maniaco che rapisce delle ragazzine e le chiude in cantina. Saranno proprio loro a fare la conoscenza dei diversi abitanti della sua mente, che spaziano dai più ai meno pericolosi.

Fare un film su un uomo con una miriade di personalità costrette a coabitare (e a entrare in conflitto), non è facile. Va riconosciuto a Shyamalan il merito innegabile di aver gestito al meglio delle sue possibilità la spinosa questione presentata nel soggetto e di averci saputo giocare in modo libero e intelligente. Per fortuna, verrebbe da dire, perché dopo lo scarso successo accordato alle sue ultime prove registiche, sembrava essere destinato a venire rapidamente liquidato dall’industria. Non siamo di fronte a un titolo che innova il genere dalle fondamenta ma che, piuttosto, utilizza formule e modelli cari a Shyamalan (il colpo di scena sorprendente) in maniera insistita e continua: i turning point narrativi qui sono diversi e ben costruiti.

Al di là di questo (un aspetto centrale dell’autorialità di Shyamalan e che fa piacere rivedere qui dispiegato in tutto il suo potenziale), Split colpisce anche per la sua capacità di raccontare in maniera nuova e in qualche senso inedita la sua storia. Il vantaggio di avere un protagonista con più di venti personalità diverse è quello di poterle sfruttare in successione (o in combinazione) per dare al film sfumature diverse, declinazioni particolari o coloriture momentanee che ne modulano la tenuta. Il registro della narrazione, così, oscilla fra poli diversi fino ad arrivare – nella seconda parte e soprattutto nel finale – alla dimensione più orrorifica (tipica di Shymanalan, ma spesso sottaciuta nelle sue opere precedenti).

Nel complesso Split si rivela allora un film particolarmente indovinato e che riesce a sfruttare un soggetto non semplice (anche se già più volte affrontato nel corso della storia del cinema) per dar forma ad una storia multiforme e sfaccettata, imprevedibile e complessa. Il film, insomma, raccoglie tutti i crismi della narrativa contemporanea e lo fa con grande abilità ed inventiva. Ne risulta un titolo accattivante e perfettamente in grado di intrattenere il pubblico generalista. Inoltre (e non è un merito da sottovalutare), pare in grado di riportare il suo autore al successo, dopo una serie di passi falsi piuttosto rovinosa. Per fortuna, perché Shyamalan non è certo un autore d’avanguardia, ma i suoi film migliori sono ancora oggi amati dal grande pubblico.


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