Il diario di guerra del marinaio Vincenzo Pironi
Gigi Volpi custodisce un tesoro: un diario di guerra e una raccolta fotografica che raccontano la vita militare e non solo di suo zio, Vincenzo Pironi. Di particolare importanza il diario di guerra che Vincenzo ha tenuto a partire dal 10 giugno del 1940 quando era fuochista sul cacciatorpediniere «Euro». E già dalla prima pagina si capisce quanto Vincenzo fosse coraggioso, un marinaio che, tra l’altro, non sapeva nuotare ed era costretto per questo a indossare sempre un giubbotto salvagente. A Tobruk scrive: «Sono un po’ agitato, la guerra fa tendere i nervi anche ai più forti, ma tutto passa e passerà anche questo». Vincenzo aveva chiesto volontariamente di arruolarsi nella Regia Marina nel 1937 e non avendo ancora compiuto i 18 anni si era resa necessaria la firma di sua mamma, Pierina Bellandi. Durante la vita da imbarcato riceve due menzioni con Croce di Bronzo. Nel 1943 il comandante di turno scopre che è figlio di madre vedova pertanto lo assegna a incarichi di terra e viene mandato al faro della Pagoda di Punta Sabbioni a Jesolo.
Il 5 luglio del 1940 la nave su cui era imbarcato Vincezo, il cacciatorpediniere «Euro», era ormeggiato nel porto di Tobruk quando a partire dalle 20.20 la base fu attaccata da aerosiluranti britannici. I documenti ufficiali dicono che l’«Euro» «perse la prua» e che dopo essere stato riparato fu trainato a Palermo: il diario di Vincenzo Pironi racconta un’altra storia. Nella pagina del 2 ottobre 1940 Vincenzo scrive: «Nelle prime ore del mattino eravamo tutti in piedi solo per respirare un po’ d’aria buona e per godere di un’alba italiana che non vedevamo da ben tredici mesi. L’alba e il tramonto africani erano meravigliosi ma noi amiamo quelli italiani. Sulla banchina tanta gente è venuta a far visita al nostro bastimento, un fenomeno che aveva fatto ben 2000 chilometri a marcia indietro, senza armamento, con solo due mitraglie». Dunque Pironi racconta una verità diversa da quella ufficiale e ribadirà con forza la sua verità per tutta la vita.
Il diario di guerra di Vincenzo è pieno di pagine di grande intensità e particolarmente emozionante è quella che racconta dell’incontro occasionale con un concittadino. «9 agosto 1940 - Tobruk. Mi chiamano, chi sarà? Colui che mi chiama mi sta battendo una spalla mentre io sto lavorando su un motore e non ci bado. Lui ripete la chiamata ma fatica a riconoscermi perchè nelle condizioni in cui sono nemmeno mia madre mi riconoscerebbe. Allora mi volto e confermo che sono Pironi. Lui mi guarda un po’ e poi mi salta al collo. Mi rendo conto della situazione e mi stringo a lui con lo stesso calore, la stessa gioia: è Battista Chiarini, il mio migliore amico, l’amico che non vedevo da quando era scoppiata la guerra. Non l’avevo più visto e ben poco sapevo di lui. Passato il momento di confusione con la caduta di qualche lacrima venuta proprio dal profondo del cuore, parlammo un po’. Diede un’occhiata alla mia nave e con lo sguardo mi chiese cosa avevo provato la notte del bombardamento. Io risposi che era tutto a posto ma non mi credette. Facemmo qualche passo e ci salutammo, forse per sempre». Invece i due amici si ritroveranno a Montichiari. Vincenzo sposa Vanda Chiarini che vive tuttora in città in via Trento. Non hanno avuto figli e Vanda ha pensato di donare al nipote Gigi, figlio di Olimpia, sorella di Vincenzo, il prezioso materiale storico raccolto dal marito durante la Seconda Guerra Mondiale. Materiale letterario e fotografico che meriterebbe una pubblicazione ufficiale. Importante sarebbe che tutti quelli che hanno documenti di questo livello lo rendessero pubblico per poter rendere giusto omaggio a una generazione che dopo aver sofferto durante la Seconda Guerra Mondiale è stata capace di ricostruire un Paese regalandoci benessere e libertà. Vincenzo Pironi riposa nel cimitero di Montichiari.