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I musei da visitare gratis a Brescia e provincia domenica 7 aprile 2024

Tutti i musei visitabili gratuitamente a Brescia e in provincia

I musei da visitare gratis a Brescia e provincia domenica 7 aprile 2024
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Domenica, 7 aprile 2024, torna l'iniziativa "Domenica al Museo" promossa dal Ministero della Cultura per la quale ogni prima domenica del mese, infatti, si possono visitare gratis tantissimi musei e parchi in tutta Italia. Un'occasione per trascorrere un fine settimana alternativo, e che si va ad aggiungere alle altre iniziative in programma sul territorio. 

Anche a Brescia alcune strutture museali hanno preso parte a questo progetto. Ecco di quali si tratta.

I musei da visitare gratis a Brescia e in provincia domenica 7 aprile 2024

Tra tutti i musei della Lombardia che si potranno visitare gratuitamente questa domenica 7 aprile 2024, anche a Brescia e in provincia nove strutture museali del territorio hanno deciso di prendere parte all'iniziativa delle "Domenica al Museo" promossa dal Ministero della Cultura.

Castello Scaligero di Sirmione

Il Castello scaligero di Sirmione è uno straordinario esempio di fortificazione lacustre e una delle più spettacolari e meglio conservate rocche scaligere del Garda. Edificato dopo oltre la metà del Trecento, prende il nome dalla famiglia della Scala che dominò su Verona e il suo territorio tra XIII e XIV secolo. Appartiene al castello una darsena che ancora oggi racchiude una piccola porzione del lago. La famiglia Della Scala governò su Verona e il suo territorio dal 1259 al 1387: le caratteristiche architettoniche del castello sono riconducibili al periodo di Cansignorio e di Antonio II Della Scala, ossia al 1360-1380 circa, e la rocca fu presumibilmente costruita nell’arco di alcuni anni, ma secondo un progetto unitario, che la dotava anche di un porto fortificato, la darsena, dove accogliere la flotta.

Dal XVI secolo l’importanza di Sirmione come postazione difensiva diminuì a favore della fortezza di Peschiera del Garda. Nei secoli successivi, in epoca napoleonica e poi sotto la dominazione austriaca, il castello fu utilizzato come deposito di armi e vettovaglie e alloggio per le truppe. Successivamente, ospitò gli uffici comunali, l’ufficio postale, l’alloggio dei Carabinieri e un piccolo carcere. L’aspetto attuale fu definito nel corso dei restauri eseguiti dopo il 1919. Il Castello Scaligero è simile per tipologia ad altre fortezze coeve presenti nel territorio. Tipiche dell’architettura scaligera sono le torri scudate, ossia aperte verso l’interno, mentre la darsena è un eccezionale esempio di fortificazione portuale del XIV secolo. Il bacino interno fu interrato dall’accumulo di detriti nel corso dei secoli, per diventare completamente calpestabile nell’Ottocento. Solo in seguito agli interventi di restauro iniziati nel 1919 tornò ad accogliere l’acqua del lago al suo interno, per essere aperta ufficialmente al pubblico nel marzo 2018, grazie a un restauro promosso dalla Direzione regionale Musei Lombardia (già Polo Museale Regionale della Lombardia).

Grotte di Catullo - Sirmione

All'estremità della penisola di Sirmione, in un'eccezionale posizione panoramica, si conservano i resti della più grande e lussuosa residenza privata dell'Italia settentrionale.
Dal Rinascimento le strutture sono state chiamate "Grotte di Catullo" ad indicare i vani crollati, coperti dalla vegetazione, entro i quali si poteva entrare come in cavità naturali. Il riferimento a Catullo deriva dai versi del poeta latino, morto nel 54 a.C., che canta Sirmione, gioiello tra tutte le isole e penisole dei mari e dei laghi. I primi scavi con finalità scientifiche del sito risalgono a metà Ottocento ma, solo dopo l'acquisizione pubblica dell'area fra il 1947 e il 1949, vennero eseguite ampie ricerche che portarono alla pubblicazione (1956) di una prima guida del complesso, correttamente interpretato come sontuosa villa. Le indagini più recenti hanno permesso di precisare la cronologia della villa, costruita in età augustea (ultimi decenni del I secolo a.C.- inizio I secolo d.C) ed abbandonata nel corso del III secolo d. C. confermando che la costruzione attualmente in luce fu realizzata con un progetto unitario che ne defini l'orientamento e la distribuzione spaziale, secondo precisi criteri di assialità e simmetria.

Un sondaggio nel settore meridionale della villa ha infine accertato l'esistenza di alcuni vani pertinenti ad un edificio antecedente la grande villa, intenzionalmente abbandonato e demolito a livello delle fondazioni al momento della nuova costruzione. La villa che possiamo oggi visitare copre un'area complessiva di oltre due ettari; ha pianta di forma rettangolare (m 167 x 105) con due avancorpi sui lati brevi e si sviluppa su tre piani di cui l'inferiore realizzato attraverso importanti sbancamenti del sottosuolo roccioso e con possenti sostruzioni. Al piano superiore, residenziale e dotato anche di un settore termale, si aveva accesso dalla vera e propria entrata posta a sud, verso la terra ferma. Allo stesso livello lungo i lati lunghi si sviluppavano, affiancati, loggiati e terrazze scoperte fino al belvedere proteso sull’acqua. Il settore centrale della residenza era invece occupato da un grande spazio aperto rettangolare di ca. 4000 mq che si ritiene essere stato il vero e proprio giardino, circondato sui lati da un porticato e suddiviso internamente da vialetti ed aiuole con vegetazione rigogliosa e ben curata il cui aspetto possiamo ipotizzare grazie alle pitture parietali di complessi simili giunte fino a noi. Dopo l' abbandono dell’edificio nel III secolo d. C., nella seconda metà del IV-inizi del V il sito ormai in rovina accolse una necropoli; più tardi fu inserito nella cinta fortificata diventando parte della struttura difensiva che circondò la penisola. Lungo gli itinerari dell'area archeologica pannelli multilingue accompagnano il visitatore. Limitazioni dell'orario di accesso possono essere introdotte per ragioni di sicurezza in considerazione delle condizioni meteorologiche.

MUPRE - Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica

Il Museo Nazionale della Preistoria, ospitato nell’antico edificio di Villa Agostani nel centro storico di Capo di Ponte e inaugurato il 10 maggio 2014, integra, con l’esposizione dei reperti, il patrimonio di immagini incise sulle rocce e ricompone, in un insieme inscindibile, l’espressione identitaria della Valle Camonica.

La Valle Camonica è famosa in tutto il mondo per il suo straordinario complesso di raffigurazioni incise sulle rocce, in gran parte risalenti alla Preistoria. Se dunque è noto al vasto pubblico il patrimonio iconografico di queste antiche popolazioni, meno conosciuti sono gli aspetti del loro vivere quotidiano, emersi solo negli ultimi 30 anni grazie a numerosi interventi di archeologia preventiva e di ricerca condotti in Valle. A queste comunità, che dall'età del Ferro saranno note come Camunni, sono riferibili vari abitati, luoghi di lavoro, di culto e sepolture.


Il museo è collocato in un punto strategico, ben collegato con i Parchi di arte rupestre presenti nella zona. In questo modo, il MUPRE si è trasformato in un centro di riferimento, che prepara e orienta la visita ai diversi siti archeologici preistorici della Valle. Il percorso museale, articolato in sette sezioni, ci presenta le civiltà insediatesi nella Valle in età preistorica e protostorica. Suddivisa sui due piani dell’edificio, la collezione raccoglie sia oggetti provenienti da santuari e luoghi di sepoltura, sia manufatti di uso domestico, che reperti legati ad attività di estrazione minerarie o metallurgiche.

Il Museo fa parte dei tredici musei statali della Lombardia gestiti dalla Direzione regionale Musei Lombardia, ufficio periferico del Ministero della Cultura.

Museo Archeologico Nazionale della Valle Camonica

Museo Archeologico Nazionale della Valle Camonica raccoglie e valorizza il patrimonio archeologico di età romana proveniente da Cividate Camuno e dall’intera area. Inoltre, collega i diversi siti archeologici di età romana presenti nei dintorni.

Cividate Camuno si trova nella media Valle Camonica, a sud di Breno, dove sulla collina del castello sono stati trovati importanti testimonianze dell’antico popolamento della valle: tracce di frequentazione neolitica, resti di terrazzamenti e capanne dell’età del Rame. Sul finire del I secolo a.C., nell’ambito del processo di conquista e romanizzazione delle Alpi, venne fondata una vera e propria città, nei pressi del fiume Oglio, di cui sono stati riportati alla luce il teatro e l’anfiteatro, gli edifici termali, diversi edifici privati e le necropoli. Ai piedi dell’altura di Santo Stefano, sempre lungo l’Oglio, si sviluppava l’area forense. Qui sono stati scavati resti di un insediamento preistorico antichissimo, risalente al Paleolitico superiore ma con numerose fasi successive. Il Museo, inaugurato nel 1981, fu oggetto di ampliamenti nel 2010, con la realizzazione di un nuovo spazio espositivo-didattico, e nel 2011, con la creazione di un nuovo percorso espositivo dedicato al ricco apparato decorativo di una domus scavata nell’area del foro. L’11 giugno 2021 viene inaugurata la nuova sede del Museo, con un allestimento completamente rivisto e un ampliamento delle collezioni esposte.

Il nuovo museo, collocato nel centro storico, con un percorso razionalizzato ed ampliato rispetto alla vecchia sede, risponde a molteplici esigenze: dare spazio al patrimonio emerso dagli scavi, in continua crescita, aggiornare i percorsi rispetto all’affinarsi degli studi e ai nuovi orizzonti della disciplina e avvicinare un pubblico che ha abitudini visive, stili e modelli di conoscenza completamente diversi rispetto agli anni Ottanta ed in continua evoluzione. Il percorso espositivo, organizzato in otto sezioni tematiche, espone i reperti di età romana trovati a Cividate Camuno e nel territorio: materiali degli insediamenti tradizionali, una ricca collezione epigrafica, monumentali elementi architettonici e scultorei, raffinati affreschi dalle domus e ricchi corredi funerari dalle necropoli, con pendenti e amuleti anche in oro e argento, carichi di valenze simboliche. I ritrovamenti della Valle Camonica sono contestualizzati nel quadro più ampio dell’arco alpino, in una narrazione che diviene esemplificativa della romanizzazione delle Alpi.

Parco archeologico del teatro e dell’anfiteatro di Cividate Camuno

Aperto al pubblico dal 2003, il Parco, esteso per circa 12.000 mq, offre un eccezionale spaccato della antica Civitas Camunnorum, città romana fondata intorno al 16 a.C., capoluogo della Valle Camonica in età romana. La visita offre la possibilità di scoprire il quartiere cittadino destinato agli edifici da spettacolo: in esso sono visibili i resti dell’anfiteatro, riportato interamente alla luce nelle strutture perimetrali, e del teatro, oggi visibile per un terzo del totale. Del teatro, costruito con un grandioso sistema di terrazzamento della collina intorno alla metà del I sec. d.C., sono visibili i lunghi muri paralleli del porticato retrostante la scena (porticus post scaenam), le due scalinate d’accesso laterali e l’ingresso del lato destro. L’anfiteatro, realizzato tra alla fine del I d.C., è a struttura piena su terrapieno, appoggiato a valle a un terrapieno artificiale e a monte alla collina dove è ben conservata una tribuna per gli esponenti più importanti della comunità. L’ingresso principale è affiancato da due spazi (carceres) eccezionalmente conservati, destinati all’ingresso in scena degli animali.

Sulla base delle dimensioni, paragonabili a quelle dell’anfiteatro di Trento, si è stimato che l’edificio potesse accogliere 5500 spettatori. Completano l’area un lungo acquedotto e diversi ambienti di servizio, probabilmente palestra, infermeria e caserma dei gladiatori, un piccolo complesso termale e un sacello. Oggi il Parco, aperto grazie al Comune di Cividate Camuno e alla Proloco, è sede di diversi spettacoli ed iniziative culturali.

 

Parco archeologico nazionale dei Massi di Cemmo

Il Parco archeologico nazionale dei Massi di Cemmo, inaugurato nell’ottobre del 2005, costituisce l’ampliamento di una piccola Area demaniale, detta “dei Massi di Cemmo”, esistente fin dal 1964. Prende il nome da due grandi massi franati all’inizio dell’Olocene (quasi dodicimila anni fa) decorati con figure antropomorfe, animali, scene di aratura e di trasporto su carro. Attorno a essi, a partire dall’Età del Rame, si sviluppò un santuario megalitico.

L’area del Santuario, primo sito d’arte rupestre “camuna” segnalato nel 1909 dal geografo Gualtiero Laeng, risulta frequentata continuativamente a partire dal Mesolitico Antico (IX millennio a.C.) sino all’età romana. La sacralizzazione dell’area è invece ascrivibile all’Età del Rame (III millennio a.C.) e coincide con la comparsa delle prime incisioni sui massi. Attorno a essi sono stati rinvenuti dei solchi d’aratura che probabilmente, assieme alle stele recentemente rinvenute ma non conservate in sito, delimitavano il perimetro dell’area sacra. Nell’Età del Bronzo (II millennio a.C.) la monumentalizzazione dell’area si completa con la costruzione di un recinto murario semicircolare che subì diversi restauri tra l’Età del Ferro (V-IV/II-I secolo a.C.) e l’epoca romana, quando fu costruita anche una strada d’accesso al sito. Con l’avvento del Cristianesimo il santuario viene smantellato, probabilmente in concomitanza con la lotta all’idolatria documentata nell’area alpina tra IV e XI secolo.

La visita

Il Parco, esteso su una superficie di circa un ettaro, risulta facilmente percorribile in piano lungo i percorsi attrezzati, accessibile anche a persone con ridotte capacità motorie. La visita ha una durata media di un’ora e l’accesso durante l’orario di visita è regolato tramite sistema di videosorveglianza con l’apertura automatica del cancello. Circa 15 minuti prima della chiusura si attiva un sistema di segnalazione visivo (luce lampeggiante) e sonoro che ricorda ai visitatori l’orario di chiusura. Alcune stele provenienti dal santuario, insieme a quelle pertinenti ad altre dell’Età del Rame della Valle Camonica, sono esposte nelle sale del MUPRE. Si consiglia, quindi, una visita al Museo, per arricchire e completare quella del Parco.

Parco nazionale delle Incisioni rupestri

Parco archeologico con oltre 100 rocce con incisioni d'età preistorica e protostorica con sussistenza d'età romana e medioevale. Il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri fu istituito nel 1955, primo parco archeologico italiano, per la tutela e la valorizzazione di uno dei più importanti complessi di rocce con incisioni preistoriche e protostoriche della Valle Camonica. Si estende su una superficie di 143.935 mq in Località Naquane, sul versante idrografico sinistro della Valle Camonica, tra i 400 e i 600 m/slm.

Al suo interno accoglie 104 rocce, in arenaria levigata dai ghiacciai, incise con alcune delle raffigurazioni più note del repertorio d’arte rupestre della Valle Camonica, riconosciuto dall’UNESCO nel 1979 patrimonio mondiale dell’umanità (sito n. 94 “Arte Rupestre della Valle Camonica”, primo sito italiano iscritto) per l'unicità del fenomeno e per l'importanza del contributo scientifico che lo studio delle incisioni ha apportato alla conoscenza della preistoria dell'Uomo. L'arte rupestre si sviluppò in Valle Camonica tra la fine del Paleolitico Superiore (tra 13.000 e 10.000 anni da oggi) e l'età del Ferro (I millennio a.C.), epoca di particolare fioritura del fenomeno, che perdurò, tuttavia, anche in età storica, romana, medievale e moderna.

Il Parco è stato istituito con il fine di tutelare, conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio d'arte rupestre. Inoltre, come luogo della cultura, secondo la definizione del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 22 gennaio 2004 n.42, art. 101, c. 2, e: "parco archeologico", un ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come museo all'aperto), è destinato alla pubblica fruizione ed espleta un servizio pubblico (art. 101, c. 3). Oltre al vincolo archeologico, esiste anche un vincolo paesaggistico, istituito con Decreto Ministeriale del 14.04.1967.

Il Parco offre cinque percorsi di visita che si snodano attraverso sentieri facilmente percorribili per circa 3 chilometri.

Santuario di Minerva di Breno

Il Parco Archeologico del Santuario di Minerva si trova a Breno (BS), nella media Valle Camonica, lungo il fiume Oglio, in un verde pianoro ai piedi di una rupe rocciosa percorsa da grotte e cunicoli scavati dall’acqua. Un sito di grande fascino paesaggistico che per circa 2500 anni costituì un luogo sacro, punto di convergenza e riferimento culturale del territorio. Aperto al pubblico dal 2007 racconta in maniera esemplare il contatto tra la cultura camuna e quella romana durante le fasi di romanizzazione delle terre alpine. Il santuario romano sorse in un’area frequentata a scopi cultuali sin dal X sec. a.C., dal VI sec. a.C. sede di un grande santuario indigeno all’aperto, con recinti e altari in pietra su cui si accendevano roghi votivi. Intorno al 16 a.C., con la romanizzazione del territorio e la fondazione di una città romana a Cividate Camuno (antica Civitas Camunnorum) fu realizzato un primo edificio monumentale, ad ali porticate e cortile centrale. L’edificio romano rispettò le principali strutture antiche che vennero mantenute a vista nel cortile centrale. Per circa 100 anni un grande altare in pietra a secco connesso al culto preromano, valorizzato e visibile nel Parco archeologico, continuò a essere usato accanto a quello romano.

In età flavia (69-96 d.C.), quando la Valle Camonica divenne Res publica Camunnorum, politicamente indipendente da Brescia, a Breno venne realizzato un nuovo e più monumentale edificio e le strutture romane più antiche e quelle indigene vennero ritualmente sigillate e ricoperte. Una moneta trovata nel livello di ricarica di materiale data questo avvenimento intorno all’85 d.C. Il culto continuò fino alla fine del IV d.C. quando, con l’avvio della cristianizzazione del territorio, il santuario cessò di essere frequentato. Dea titolare del luogo era Minerva, dea della guerra vinta, della sapienza, delle arti e dei mestieri, ma anche interprete ed erede dei caratteri di una divinità indigena collegata all’acqua e alla natura del luogo. La statua di Minerva, in pregiato marmo greco, trovata nell’aula centrale del santuario, e i materiali trovati nel sito sono conservati al Museo Archeologico Nazionale di Cividate Camuno. Nel 2021 intorno al Parco si è sviluppato il progetto Intorno a Minerva. Il contatto culturale fra mondo antico e contemporaneità promosso dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia e dalla Cooperativa Sociale K-Pax di Breno in collaborazione con la Comunità Montana di Valle Camonica e i Comuni di Breno, Cividate Camuno e Malegno. Il progetto avvia un percorso di valorizzazione del sito attraverso la riflessione sul contatto culturale e religioso che trova oggi una tangibile rappresentazione nel percorso di visita del Parco con la compresenza dell’altare camuno e quello romano. Per saperne di più https://www.k-pax.eu/intorno-a-minerva. Il santuario è aperto da fine marzo a fine ottobre il sabato e la domenica, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 18.00. Su prenotazione tutto l’anno.

Villa Romana e Antiquarium

L’area archeologica della Villa Romana di Desenzano è una delle più importanti villae tardo antiche dell’Italia settentrionale. I reperti più significativi rinvenuti nell’area trovano posto nelle tre sale espositive dell’Antiquarium, costruito al suo interno. La Villa, in origine affacciata in una splendida posizione panoramica direttamente sul lago, sorgeva poco a nord della Via Gallica, principale collegamento tra i centri di Bergamo (Bergomum), Brescia (Brixia) e Verona.

Fu edificata in diverse fasi tra il I sec a.C. e il IV secolo d.C.: quanto è oggi visibile appartiene in buona parte all’ultima fase, momento in cui l’edificio subì una completa riorganizzazione degli spazi, suddivisi in diversi settori. Non si conosce con certezza il nome dei proprietari della villa, ma è possibile che il committente dell’ultima fase sia stato Flavius Magnus Decentius, fratello dell’imperatore Magnenzio (350 – 353 d.C.), da cui deriverebbe il nome attuale della città di Desenzano.

 

Si tratta di una struttura complessa, che copriva una superficie di circa un ettaro, nel quale i settori residenziali coesistevano con strutture rustiche.
Quando fu costruita, la Villa affacciava sul lago. Proprio la vista dell’acqua dev'essere stato l’elemento determinante nella distribuzione dei diversi ambienti, che offrivano tutti una vista panoramica. Erano inoltre presenti propaggini costituite da moli, banchine e probabilmente da peschiere per l’allevamento ittico. Di particolare fascino sono i colorati pavimenti a mosaico, che raffigurano scene a carattere pagano, di cui si sono conservate ampie testimonianze. Nell’Antiquarium trovano posto i reperti più significativi rinvenuti nell'area della villa, raccolti all'interno di tre sale espositive. La prima ospita la ceramica da cucina e da mensa e piccoli utensili in bronzo. La seconda espone i frammenti delle statue che decoravano la villa. In una terza sala sono esposti due grandi pannelli con i frammenti della decorazione ad affresco di uno degli ambienti della villa.

 

Musei gratis in Lombardia domenica 7 aprile 2024. Questa domenica, però, saranno tante altre le realtà museali che aderiranno in Lombardia all'iniziativa del Ministero della Cultura. Ecco nel link qui di seguito di quali musei si tratta.

LEGGI QUI: I musei gratis in Lombardia domenica 7 aprile 2024

 

 

 

 

 

 

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