I misteri del conte, il fascino del castello

I misteri del conte, il fascino del castello
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Grande successo per le visite notturne in Castello Bonoris guidate da Paolo Boifava, direttore di MontichiariMusei. Vista l’importante richiesta di partecipazione, all’apertura di mercoledì 27 luglio si è dovuta aggiungere quella di giovedì 28 per dare la possibilità al maggior numero di persone di poter vivere un’esperienza affascinante. «Purtroppo a molti abbiamo dovuto negare la partecipazione e visto l’interesse - ha detto Boifava prima di iniziare la visita al castello - il prossimo anno cercheremo di aumentare il numero della serate di apertura». Illuminato da ceri e candele il cortile interno del castello è davvero suggestivo ed proprio in questa atmosfera magica che Boifava ha spiegato la genesi del maniero e ha delineato la figura e la personalità di Gaetano Bonoris, il conte. Personaggio intrigante il Bonoris: eredita una fortuna dai nonni e dai genitori banchieri degli Asburgo e usa l’immensa ricchezza per dare sfogo alla sua passione per il Medioevo, epopea di tendenza tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Finanzia l’esercito Savoia e Umberto Primo gli permette di comprare il titolo di conte. Spera di ospitare il re nel suo maniero ma Umberto viene assassinato e l’ospitata sfuma: durante la Prima Guerra Mondiale investe sia sugli Asburgo che sull’esercito italiano: astuto. Gran viaggiatore, il Bonoris doveva apprezzare anche un certo tipo di compagnia visto che si becca la sifilide che lo ucciderà nel 1923.

Mentre Paolo Boifava mostrava i bozzetti preparatori degli affreschi del castello è emerso anche l’aspetto volubile del carattere di Bonoris, anche irascibile pare. Molto probabilmente capriccioso visto che si è permesso di fare e disfare anche una torre del castello. Aveva un sacco di soldi il Bonoris e forse questo lo rendeva sospettoso. L’idea di una storica presente all’incontro di mercoledì sera è che in realtà non fosse sospettoso e taccagno ma soltanto oculato nella gestione del suo patrimonio. Qualche problemino, il conte, doveva averlo se per ogni serratura di porta aveva fatto costruire una chiave con un’impugnatura diversa per confondere la servitù, chiavi che sono state mostrate proprio in occasione della visita notturna. La visita guidata è terminata nella cappella del castello ed è proprio davanti all’altare che Boifava ha raccontato la vicenda che più ha appassionato i presenti, non una storia di santi e di eroi ma la storia della cassaforte che custodiva un vero e proprio tesoro: 3500 dobloni d’oro spagnoli, rotoli e rotoli di banconote, titoli e tante, tante gemme preziose. Una vera e propria fortuna, ragione di un contenzioso giudiziario, che poi è finita nelle mani di un congrega di carità che praticamente ha ereditato quasi tutto il patrimonio del conte. Alla fine Gaetano ha pensato ai poveri, in particolare ai più piccoli. ai disabili.

Che dispiacere sentire dalla voce di Paolo Boifava che Bonoris aveva ordinato al servitore più fedele di bruciare tutto il suo archivio privato subito dopo la sua morte, ordine che il fedele servitore esegue con zelo nel parco del castello. Chissà quali e quanti segreti nei documenti e nelle lettere bruciate: Boifava ha ricordato che forse si trattava di documenti di carattere economico. E se invece ci fossero stati documenti privati, di carattere sentimentale? Oppure documenti di contenuto politico o militare? Magari lettere di una amante appassionata, racconto di una relazione pericolosa...

Alberto Boldrini 


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