Carnevale, le maschere venete

Carnevale, le maschere venete
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Ecco quattro note di colore sulle maschere più famose della tradizione carnevalesca.

Meneghino è la maschera lombarda per eccellenza e nasce nel Seicento. Impersona un servitore rozzo ma buono che deride i difetti degli aristocratici. Il suo soprannome era «Domenighìn» perché la domenica accompagnava le nobildonne milanesi a messa o a passeggio. Meneghino è la tipica maschera dei milanesi: come loro è generoso, sbrigativo e non sa stare in ozio. Non a caso i milanesi vengono chiamati «meneghini». Vestito di una lunga giacca marrone, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche, cappello a forma di tricorno sopra una parrucca con un codino stretto da un nastro, ancora oggi trionfa nelle sfilate in costume.

Brighella ha origini bergamasche; è servo astuto e opportunista, intrigone, malizioso e furfante, lascivo e crudele, ladro, insolente e spesso ubriacone. La mezza maschera di tinta verde-oliva, che lasciava intravedere uno sguardo licenzioso, comprendeva un naso aquilino ed era indossata sopra una folta barba, nera e irsuta, con un bel paio di baffi pettinati e impomatati. Il nome Brighella deriva da «brigare» ossia praticare traffici illeciti, sotterranei, trame e imbrogli di ogni genere.

Arlecchino è la maschera più famosa, nazionale per eccellenza, talmente picaresca da diventare persino Jolly nelle carte da gioco. Il nome «arlecchino» deriva da «hellequin»: nome di un diavolo beffardo delle leggende medievali francesi. Le radici di questa maschera si trovano sul palcoscenico dei teatri e sui canovacci di autori come il grande Carlo Goldoni; il suo ruolo è quello del servo povero, sempre attivo a cercar denaro e donne da amare.

Pantalone nasce in Veneto intorno alla metà del Cinquecento, rappresenta il tipico mercante vecchio, avaro e lussurioso. Il suo nome è quello tipicamente imposto ai maschi delle famiglie agiate della Repubblica Serenissima che all'epoca comprendeva anche le terre lombarde fino al Bresciano. Il suo personaggio era già presente nelle commedie del Rinascimento. La sua origine viene fatta risalire al personaggio che recitava nelle piazze accanto a un servo, con contrasti comici che man mano conquistarono i primi palcoscenici della Commedia.

Colombina è la bella servetta veneta di facili costumi, sempre pronta a concedersi pur di ottenere beneficio, ma buona d'animo e amica del popolo. Compare per la prima volta nel 1650, in un testo teatrale in cui lei e il suo amico-complice recitano in lingua mista (una specie di gramelòt) francese, italiano e dialetto veneto-bresciano.


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