Calcinato, il sopravvissuto di Dachau

Calcinato, il sopravvissuto di Dachau
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Aveva 19 anni Giulio Goglione quando ricevette la cartolina per il fronte, un giovane come tanti, pronto a lasciare tutto per la patria. Era notte quando alla caserma di Vignola nella provincia Modenese venne accerchiato dai soldati tedeschi con l'ordine di deporre le armi. Spogliati dalle loro armi, i soldati italiani vennero condotti a piedi alla caserma di Modena, dove iniziò l’inferno della guerra. «Sessanta i chilometri percorsi a piedi fino a Modena, con il camion della mitraglietta che ci teneva d’occhio - ha spiegato Giulio Goglione - Ci hanno fatto capire che dovevamo adeguarci alla propaganda fascista non avevamo alternative, se non quella di salire sui treni bestiame diretti in Germania». Da Monaco verrà condotto a Moosburg per alcuni giorni e poi spedito a Dachau, dove resterà fino alla fine della prigionia.

Il racconto di Giulio parte però dalla fine, dal giorno in cui assieme a 10 compagni di campo, ritorna alla vita. E’ dalla fuga dal campo di Dachau che Giulio inizia il suo racconto, come se partendo dalla fine, dalla libertà, si potesse in qualche modo affievolire il ricordo di una tragedia indelebile. «Dopo giorni di cammino - ha spiegato - attraversando Monaco di Baviera, decidiamo di passare dalle montagne, siamo in dieci, tutti con una famiglia da cui tornare». Ma non tutti riusciranno a tornare a casa. Giovanni Chiara, anch’egli calcinatese, cade tragicamente per lo scoppio di una bomba sotto ai suoi piedi. Nonostante gli anni, gli occhi di Giulio Goglione nascondono dietro a un sorriso, fiumi di dolore, per gli amici persi in viaggio, per le famiglie distrutte, per un dolore che nessuna medaglia potrà mai quietare.

Marika Marenghi 


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