A Christo non piace Trump e per protesta non costruisce l'opera

A Christo non piace Trump e per protesta non costruisce l'opera
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Sentir parlare di qualsivoglia forma di protesta per l’ormai bersagliatissima vittoria di Trump non è sicuramente una novità. Dopo il mondo dello spettacolo, della scienza e della politica, a gettare benzina sul fuoco è stato quello dell’arte. Protagonista della vicenda è l’artista bulgaro Christo che si è fatto conoscere in Italia per la famosissima passerella sul Lago d’Iseo intitolata The Floating Piers. L’artista, infatti, ha rinunciato ad un istallazione sul fiume Arkansas a cui lavorava da vent’anni e per cui aveva già sborsato (di tasca propria) 15 milioni di dollari come segno di protesta verso il neo presidente degli Stati Uniti.

 

[disegno di Over the River]

 Le fatiche giudiziarie e la rinuncia

Quella di Christo non è stata la prima protesta da parte del mondo artistico. Richard Prince aveva restituito circa 36 mila dollari per un’opera raffigurante Ivanka Trump, figlia del magnate. Ed è proprio la secondogenita, nata dal matrimonio con la prima moglie Ivana Marie Zelníčková, nota collezionista, ad essere il bersaglio delle protesta degli addetti ai lavori. In centocinquanta fra artisti collezionisti e galleristi, infatti, hanno protestato davanti al Pack Building, nel centro di Manhattan, di proprietà della famiglia di Jared Kushner, marito di Ivanka nonché consulente del presidente statunitense. Questa volta però a ribellarsi è stato invece l’81enne artista di origine bulgara, che, parlando al New York Times, ha annunciato di aver rinunciato a un progetto a cui teneva molto, quello della passerella sopra il fiume Arkansas. Christo ha così motivato la sua scelta: «Sono venuto da un Paese comunista […] uso i miei soldi personali, il mio lavoro e i miei progetti perché mi piace essere libero. Ma il proprietario è il Governo federale. Possiede questo luogo. E non posso fare un progetto che vada a beneficio di questo padrone». Over the River (così si sarebbe chiamata l’istallazione) è un progetto che Christo aveva iniziato circa vent’anni fa assieme alla moglie Jeanne-Claude, che ha lavorato col marito fino alla morte, nel 2009. L’idea era quella di ricoprire quarantadue miglia di fiume Arkansas, in Colorado, con un lunghissimo baldacchino color argento, riproponendo quell’operazione di copertura di monumenti e luoghi che li ha fatti conoscere nel mondo dell’arte. Ma niente da fare. Neanche i quindici milioni di dollari già spesi per il progetto ed il fatto di averlo creato assieme alla moglie gli hanno fatto cambiare idea.

 

[Christo e la moglie Jeanne-Claude davanti alla loro opera sul Pont Neuf a Parigi]

 Molti scettici sostengono che le motivazioni ideologiche non siano state le uniche a far desistere l’artista. Molte contestazioni sono anche arrivate dai Coloradans, un gruppo di ambientalisti locale che sostenevano che l’opera avrebbe potuto avere un impatto nocivo sulla flora e la fauna selvatica del luogo. L’accusa era rivolta, in parte, anche al Federal Bureau of Land Management che, nel momento delle concessioni, non tenne conto dell’impatto provocato dal traffico degli spettatori. Christo stava attendendo l’esito del giudizio di appello dopo aver vinto tutte le udienze precedenti. Difficile quindi capire quali siano state le reali intenzioni dell’autore. Certo, invece, è l’astio verso il nuovo Governo Trump: «Il mio processo decisionale è stato, come per molti altri, dettato dal fatto che non ho mai creduto che Trump potesse essere eletto». E se il direttore esecutivo del Center for Curatorial Studies del Brd College, nonché ex direttore del Public Art Fund di New York, sostiene che l’istallazione avrebbe potuto «richiamare l’attenzione sull’importanza della gestione del territorio federale e gestione dell’ambiente», dalla portavoce della Casa Bianca arriva soltanto un «no comment».

 

[disegno di Mastaba]

 Da un progetto, ad un altro

Over the River doveva essere l’opera americana più grande di sempre. Il progetto nacque nel 1985 mentre Christo portava a termine un altro lavoro con la moglie, l'”impacchettamento” di Pont Neuf a Parigi. Durante le interviste ricordava la cura nella scelta dei tessuti da utilizzare assieme alla consorte: «Abbiamo esaminato il tessuto, ed è stato così bello, argenteo e scintillante nella luce riflessa del fiume, e abbiamo sorriso a vicenda». Anche la scelta del luogo è stata lunga. I due hanno dovuto analizzare centinaia di fiumi prima di optare per l’Arkansas, famoso per le discese in rafting che permettono di fruire dell’opera dalla visuale migliore, il centro del fiume. I’istallazione, dopo due anni di costruzione, sarebbe stata visitabile solo per due settimane prima di essere smantellata. Con impressi nella mente l’1,2 milioni di persone che, lo scorso anno, hanno invaso il lago d’Iseo per ammirare i 220 mila cubetti a incastro di The Floating Piers, le premesse erano molto rosee. Ma Christo è già pronto a portare a termine un nuovo progetto. Mastaba sarà una scultura dalla forma a tronco di piramide alta 150 metri, profonda 225 e lunga 300, nel bel mezzo del deserto, a 160 chilometri da Abu Dhabi. L’intera struttura sarà costituita da bidoni di petrolio colorati, ma l’artista ha già smentito qualsiasi significato legato al discusso mercato dei carburanti. A differenza della maggior parte delle altre opere, questa sarà stabile. L’installazione non si ispira alle omonime tombe egizie (che la ricordano anche per la forma), ma a delle sorta di “sgabelli” in pietra posti all’esterno delle antiche dimore mesopotamiche.


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