«1917»: un Foglio Matricolare diventa opera d’arte

«1917»: un Foglio Matricolare diventa opera d’arte
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«Non ho conosciuto mio nonno, io sono nato nel 1956 e lui è scomparso due anni prima. Non avevo memoria di lui, poi grazie al suo Foglio Matricolare, ho scoperto che era stato ferito nel 1917 sul monte Vodige e allora ho pensato di realizzare un portfolio, un racconto per immagini, che ne storicizzasse l'esperienza».

E' importante il lavoro di Lauro Gorini che, analogicamente con negativo 6 per 6 su carta baritata, ha realizzato 9 immagini, tra fotografia e pittura, in cui rende omaggio alla memoria di nonno Lauro, interpretando lui stesso la sofferenza del parente, immaginandosi protagonista della Prima Guerra Mondiale.

Lauro Gorini è il presidente della sezione monteclarense dell'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra Fondazione.

E' stato lui, con Pierangelo Saetti a nome dell'associazione, a regalare alla città la visione gratuita al cinema teatro Gloria del film «Fango e Gloria» che proprio nella serata di venerdì 4 novembre ha emozionato almeno 200 persone. «1917» è il titolo del lavoro di Lauro Gorini dedicato al nonno militare della Grande Guerra, lavoro in cui l'artista si immerge nella cornice della storia e interpreta concettualmente la sofferenza di nonno Lauro attraverso un percorso di immagini virate seppia che rendono ancora più affascinante l'opera. «In verità» dice Lauro «se ci penso, il lavoro potrebbe anche intitolarsi “Foglio Matricolare 11264” perchè è proprio questo documento che ha ispirato il portfolio».

Nove immagini che raccontano un percorso di recupero e di testimonianza, che diventano idealmente un omaggio alla sofferenza umana ed artistica del «costruire»: costruire una Patria, un'opera d'arte. La ferita del nonno militare che coincide con la ferita del nipote artista perchè «è attraverso le ferite» afferma Gorini «che un progetto si realizza, sia esso l'Unità della Nazione o il definitivo di un'opera d'arte».

Centrale nel percorso del portfolio lo scatto dedicato al grido dei soldati all’attacco. «Avanti Savoia», e non è un caso che proprio dietro a questa tessera del racconto l’artista abbia scitto: «Al grido di “avanti Savoia” un colpo tremendo si abbattè sul mio corpo, caddi...

Restai senza coscienza. svenuto, ed il dolore mi intorpidì la memoria, la visione del nemico scomparve... Il nemico era dentro di me». E’ il nemico che agisce dentro e l’artista deve sconfiggere per arrivare alla liberazione dell’arte e Gorini racconta la sua ferita virando le scene per renderle atemporali evidenziando così la concettualità del lavoro. Di una storia può rimanere ben poco, un Foglio Matricolare per esempio, ma in poche righe è scritta la storia di un uomo, la storia di una vita che può trasformarsi in racconto universale.

Per entrare nella storia di un uomo, nel caso di «1917» la storia di nonno Lauro, Gorini ha fissato la simbologia di oggetti bellici che evocano attacchi, paure e coraggio: un elmetto, il filo spinato, la baionetta, la borraccia, una bomba a mano e un Foglio  Matricolare. La ferita è la porta che conduce alla catarsi, umana ed artistica. Afferrare gli oggetti per capire la materia, essere vigili come sentinelle, agire, passare all’azione per concretizzare un’idea ed essere coscienti che conoscenza, azione e idea potrebbero trasformarsi in pericolo. Un artista non si ferma davanti al pericolo, anzi. E Lauro Gorini è un artista.


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