Vendono auto e poi spariscono, truffa da 230mila euro e sette indagati
L'accusa è di associazione a delinquere finalizzata a reati contro il patrimonio, ricettazione e truffa aggravata.
In una sola settimana erano riusciti a truffare almeno una dozzina di acquirenti per un totale di 230mila euro. Ai malcapitati avevano venduto auto che poi, però, erano sparite nel nulla insieme ai soldi. Nei guai sono finite sette persone, sei si trovano agli arresti domiciliari. Sono tutti italiani di origini rom residenti nel Bresciano e nella Bergamasca.
Maxi truffa in sette giorni
Sette giorni: è il tempo che hanno impiegato per mettere in piedi una maxi truffa fruttata 230mila euro. Lo avevamo annunciato ieri, ma sono arrivati i dettagli (Finto autosalone: sei truffatori in manette). Era stato costruito tutto nei minimi particolari. La società Auto Club era stata iscritto al registro delle imprese di Varese e l’autosalone, con tanto di insegne e uffici ben tenuti, era stato aperto a Rivoltella del Garda. Quando i clienti, adescati sui siti per la vendita online, si presentavano all’autosalone di certo non sospettavano nulla.
Auto perfette, ma sparite
In vendita nell’autosalone c’erano auto delle migliori marche: Mercedes, Bmw, Audi, Range Rover tutte con documenti regolari. I clienti si presentavano dopo aver visto degli annunci online molto interessanti. Prezzi contenuti per auto tenute in ottimo stato. E prima dell’acquisto avevano potuto provarle togliendosi qualsiasi dubbio. Così se ne andavano lasciando la caparra di mille o duemila euro in assegno o contanti e nei giorni successivi saldavano il conto, anche di 35mila euro, con un bonifico.
Sette indagati, sei ai domiciliari
A quel punto i titolari dell’attività chiedevano qualche giorno di attesa per concludere le pratiche burocratiche e di immatricolazione e la truffa era servita. Le auto erano già all’estero e dell’autosalone non c’era più traccia. I fatti risalgono alla fine del 2018. Non è stato semplice per gli agenti del commissariato di Desenzano, guidati dal dirigente Bruno Pagani e coordinati dal pm Ambrogio Cassiani, ricostruire l’accaduto e individuare i responsabili, sei dei quali ora si trovano agli arresti domiciliari come stabilito dal gip di Brescia Alessandra Sabatucci. L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata a reati contro il patrimonio, ricettazione e truffa aggravata.
Si tratta di persone già note alle Forze dell’ordine a partire dai due fratelli F.H. e P.H., di 29 e 27 anni, già indagati per la sparatoria avvenuta a Trescore Balneario l’8 agosto 2017. Ai domiciliari anche M.B. 40enne di Palazzolo sull’Oglio, S.H. 25enne di Dalmine, G.B. 25enne di Fara Gera d’Adda, L.G. classe 1990 (l’unica donna) e A.R. 42enne di Trescore Balneario.