VEDETE ANCHE VOI QUELLO CHE VEDO IO? (lettera aperta alla redazione)
Era da molto tempo che non guardavo programmi televisivi, ma ora è successo. Quel che ho visto è stato uno specchio della realtà che qualcuno vuole per noi e mi sono chiesta: possibile che tutti assistano impotenti al tentativo continuo di spegnere le menti e far ammalare i corpi?
Il film in onda trattava il tema della vendetta, la vendetta di chi aveva subito un sopruso ed era quindi giustificato nell’utilizzare le stesse armi di morte dei suoi aguzzini. Sulla scena c’erano violenza, crudeltà, morte.
Poi la pubblicità.
Ogni intervallo conteneva almeno uno spot che istigava al gioco mostrando persone sorridenti che fissavano il telefonino e abbassando la voce sulla frase finale che dichiarava la dipendenza che il gioco può creare.
In alternanza ai vari bingo, ecco un uomo e una donna ammalati che stavano velocemente meglio grazie ad un farmaco e che, una volta rimessi in sesto, anche se in buona salute venivano invitati ad assumere un integratore alimentare per migliorare ulteriormente lo stato di benessere.
Quanti siamo a vedere che gira tutto al contrario?
Il corpo dice ciò che la bocca tace e quando l’organismo si ribella ai ritmi sempre più frenetici ai quali lo sottoponiamo e con la febbre o il mal di testa ci trasmette il messaggio “riposati!”, noi cosa troviamo più logico fare? Riposarci o prendere un farmaco che sopprima quella vocina e che ci faccia tornare subito in pista per contribuire all’innalzamento del PIL?
Se ascoltiamo i messaggi di amore del corpo prendendoci cura in modo amorevole e rispettoso della nostra salute, non ingrassiamo nessuno ma se, al contrario, ci insegnano a sopprimere, a pagamento, la voce delle nostre cellule, allora sì che diventiamo un business interessante.
Cosa farà il nostro corpo che ci stava gridando “sono stanco, fermati”? Urlerà ancora più forte magari manifestando stavolta il suo dissenso nei confronti della nostra condotta di vita con una malattia cronica ma, ancora una volta, il sistema sanitario avrà la ricetta giusta per venderci nuovamente il rimedio per sopprimere il sintomo e così via fino alla degenerazione delle cellule che richiederà cure sempre più remunerative, per qualcuno.
Noi siamo un business solo se siamo malati. In oriente funziona al contrario; ogni tre, quattro mesi le persone vanno dal medico affinché questo controlli lo stato generale di salute e, in caso dovesse rilevare uno squilibrio, prescriva rimedi (per lo più erbe e consigli alimentari) per ripristinare l’armonia generale.
Il paziente paga un’esigua parcella e se ne va con le ricette atte a prevenire l’insorgere di una patologia. Se però qualcuno si ammala, è il medico che deve recarsi dall’ammalato per le cure del caso e, in questo caso, il dottore non viene pagato.
In oriente quindi i più bravi e ricchi sono i medici che hanno numerosi pazienti sani, il contrario di quel che succede da noi dove il medico capace è quello che ha al suo attivo centinaia di malati.
Quindi avanti con i programmi televisivi che ci indeboliscono creando stati di tensione e che mostrano la violenza giustificata in quanto risposta ad un sopruso?
Avanti a non mostrarci che anche combattere il male contribuisce a creare ulteriore male?
Avanti a non aprirci gli occhi sulle azioni non violente che possono sanare alla radice gli individui e di conseguenza la società?
Avanti con l’insegnamento indefesso a non ascoltare i messaggi del nostro corpo per non essere mai uomini e donne felici, ma individui stressati e malati bisognosi continuamente di cure?
C’è una buona notizia ed è per tutti: siamo noi che accendiamo il televisore per guardare certi programmi e che quindi possiamo non accenderlo o cambiare canale, siamo noi che possiamo optare per una trasmissione o un libro che ci stimoli sensazioni di bellezza, allegria, rilassamento, siamo noi che possiamo decidere di non sopprimere ma di ascoltare i messaggi del nostro corpo, siamo noi che possiamo diventare consapevoli che la vita che abbiamo in dono ha un valore inestimabile e che onorarla e gustarla è il nostro primo compito.
Poco importa se fin da bambini ci hanno addestrati a non ascoltarci ma ad eseguire gli ordini altrui perché in noi brilla una luce che non ha mai smesso di splendere; è sufficiente soffiare sulle nuvole e la meravigliosa essenza che riluce in ogni essere umano tornerà a illuminare la nostra e altrui vita.
Imparare a riconoscere le nubi, diventarne consapevoli e lasciar emergere la voce del cuore che ci parla nel silenzio, farà affiorare la gioia di ogni respiro.
È questo il significato dei miei auguri di buon anno, affinché ogni respiro sia un dono gustato.
Bianca Brotto di Brescia