Truffato tramite un sms dalle finte "Poste", fa ricorso e viene rimborsato
Si è visto prelevare dal proprio conto 5.578 euro
Le Poste dovranno rimborsargli la cifra che è scomparsa dal suo conto.
PosteInfo ha segnalato delle anomalie
Protagonista dell’episodio è un ragazzo cubano, ma che vive e lavora a Castiglione delle Stiviere, che si è visto dare ragione dall’Abritrato finanziario dopo che ha presentato un ricorso contro Poste Italiane. Il 32enne cubano, che possiede una carta PostePay, si è visto prelevare dal proprio conto 5.578 euro. In sostanza il ragazzo ha ricevuto alcuni messaggi sul proprio smartphone provenienti da PosteInfo, con i quali gli sono stati segnalati alcuni “accessi anomali” sul suo conto. Mentre in altri messaggi era stato chiesto al 32enne di utilizzare i propri codici di accesso in modo da effettuare alcune operazioni di verifica, ma il cittadino di Castiglione non ha proceduto all'operazione in quanto in quel momento si trovava a lavoro.
Il presunto operatore
Successivamente il 32enne ha tentato di accedere all’app e al sito di Poste Italiane, ma il proprio profilo risultava bloccato. Sempre nella stessa giornata il ragazzo ha ricevuto una telefonata da un presunto operatore di Poste Italiane (che conosceva perfettamente tutte le generalità del 32enne), il quale gli ha consigliato di disinstallare e reinstallare l’applicazione presente sul suo cellulare. Ma non è finita qua, in quanto nei giorni seguenti la persona raggirata ha ricevuto due messaggi dove è stata richiesta l’autorizzazione per dei pagamenti di cui lui era all’oscuro e ai quali aveva risposto "no".
Transazioni non autorizzate
Ma il giorno dopo si è accorto che erano state fatte sei transazioni sul suo conto mai autorizzate ed erano stati prelevati 5.578,15 euro. A questo punto il 32enne, rappresentato dall’avvocato Rocco Greco con studio a Montichiari, ha presentato ricorso contro Poste Italiane. Così l’Arbitrato finanziario – collegio di Milano – ha accolto il ricorso del 32enne e ha stabilito che Poste Italiane, nonostante i messaggi di smishing non siano riconducibili all’azienda, debba restituire l’intero importo delle operazioni contestate. Ovvero 5.578 euro. Del resto il decreto legislativo del 2010, che fa riferimento ai servizi di pagamento nel mercato interno, è sin troppo chiaro:
«Qualora l'utilizzatore di servizi di pagamento neghi di aver autorizzato un'operazione di pagamento già eseguita, è onere del prestatore di servizi di pagamento provare che l'operazione di pagamento e' stata autenticata, registrata e contabilizzata».