Cronaca
castel goffredo

Truffato dal socio per 100mila euro. «Rivoglio i miei soldi, ma soprattutto giustizia»

L’imprenditore, secondo la sentenza del Tribunale di Mantova e del Giudice di Pace di Bologna, ha subito una frode processuale

Truffato dal socio per 100mila euro. «Rivoglio i miei soldi, ma soprattutto giustizia»
Cronaca Aggiornamento:

Quella di Davide Peri è una vicenda intricata che rischia di perdersi nei gangli della giustiiza. Dal 2014, infatti, Peri, originario di Castel Goffredo, ma residente ormai da anni a Ceresara, è coinvolto in una brutta storia che, oltre ad avergli fatto perdere soldi gli ha tolto sonno e tranquillità. E' stato truffato dal socio in affari per 100mila euro.

«Se guardo al mero lato economico si tratta, all’epoca dei fatti, di una truffa - e ormai i documenti in mio possesso mi permettono di poterlo affermare con serenità - che mi è costata oltre 100 mila euro. Se però mettiamo insieme tutto e guardiamo questa storia con gli occhi del presente, posso dire che il danno, ad oggi, è quantificabile almeno nel triplo di quella cifra - ha spiegato - Stiamo valutando come procedere, prendendo anche in considerazione querele e altre azioni legali alla luce, ed è questo che mi da forza delle due sentenze, quella del Tribunale di Mantova e del Giudice di Pace di Bologna, che di fatto stabilisce che ho subito una frode processuale. Necessito di ossigeno, sotto forma di giustizia e di denaro, e spero di riceverlo».

La ricostruzione dei fatti

Nel 2014, per via di un intermediario Peri, che si occupa di vendita di carne, entra in contatto con un uomo che gestisce una macelleria a Imola. All'inizio la faccenda sembra la classica trattativa commerciale: Peri vende carne e l’uomo la rivende nella sua attività. La quiete prima della tempesta invece. Da quel momento, infatti, Peri entra «in quella che io non esito a chiamarla con il suo nome e cioè una truffa ordita ai miei danni da chi sa fare queste cose, utilizzando società varie, e cioè fantasmi che, di fatto, bloccano la giustizia che dovrebbe invece aiutarmi a uscire da questo incubo». Il rapporto commerciale parte bene e il rivenditore apprezza la qualità della carne fornita da Peri. La fornitura decolla ed è puntuale in controtendenza, invece, con i pagamenti che iniziano a tardare. Non solo, spiega Peri, «erano sempre in contanti e in forma ridotta rispetto a quello che mi doveva essere pagato». La vicenda comincia a diventare complicata e si susseguono promesse di pagamenti, cambiali, garanzie di pagamenti e scadenze che vengono rimandate o disattese.

Il fallimento dell'attività

Nel febbraio 2015 il secondo momento di questa vicenda: l’uomo di Imola comunica a Peri il fallimento dell’attività e, allo stesso tempo, fa sapere di essere pronto a portare i libri in tribunale. L’ammanco ai danni di Peri è già consistente: si tratta di circa 20 mila euro, somma di forniture di carni che non sono di fatto mai state pagate in modo completo.

«Quello che io ho sempre chiesto è che mi vengano restituiti i miei soldi. Chiaro che ora la faccenda ha preso anche un’altra piega e io non ho nessuna intenzione di fermarmi e proseguo con la mia battaglia legale, ma quello che a me interessa è recuperare i miei soldi che, come già detto, ora sono davvero una cifra significativa e importante».

L'ingresso nella società

Il terzo passaggio di questa vicenda vede il debitore proporre una soluzione che, sulla carta, sembra salvare capra e cavoli e, dunque, consentire a Peri di recuperare i soldi che gli mancano. Si tratta di diventare socio del Consorzio nel quale era inserita la macelleria che, nel mentre, ha dovuto chiudere. Il tutto ha un costo: 10 mila euro che, però, avrebbero permesso a Peri di acquisire anche il negozio (gratuitamente) nel quale l’uomo promette di lavorare gratuitamente per ripianare il suo debito di 20 mila euro. In questa fase della vicenda, Peri è dunque già sotto di 30 mila euro complessivi. Peri accetta, forte del fatto che – come già ricordato – vuole recuperare i suoi soldi e così si ritrova titolare di questa attività a Imola con dipendente l’uomo che gli deve 20 mila euro. In agosto, sempre nel 2015, il negozio – ad insaputa di Peri – viene tenuto aperto dal figlio dell’uomo, aiutato anche da un amico. L’ispettorato del lavoro interviene e il titolare – e cioè Peri – viene multato di 30 mila euro.

Il gioco delle società

Parte qui la quarta fase. Il figlio dell’uomo, per evitare nuovi problemi e per ripagare il debito(ormai, nelle tasche di Peri, mancano 60 mila euro complessivi) viene assunto e anche questo promette di lavorare gratuitamente per recuperare la cifra dovuta. Peri, però, a questo punto vorrebbe vendere l’attività e recuperare parte dei soldi. La vicenda si complica e «entrano in gioco anche delle minacce» confessa Peri. Da quel momento fino al 2016 Peri cerca di ridurre le forniture e le deleghe. Tuttavia, la carne è stata comunque consegnata fino a quel momento per una cifra che di nuovo  tocca i 20 mila euro. In totale, dunque, siamo a 80 mila euro. A questo punto l’ex titolare propone a Peri una nuova fornitura a una società di un amico (Falcarni s.r.l) che, però, vede fatturare alla società Gebal s.r.l. Ecco, come spiega Peri, «il gioco delle società» che ancora oggi ingabbiano l’imprenditore castellano e lo vedono implicato in una vicenda davvero intricata. Questa operazione porta nelle tasche di Peri circa 3 mila euro, ma vede nuove forniture per un totale di 34 mila euro. E così si sfora il tetto dei 100 mila euro.

«L’azione legale è su due fronti, penale e civile e io non mi fermo - ha concluso Peri - Il Tribunale di Mantova mi ha dato ragione parlando di frode processuale e questo finalmente è un passo in avanti per dimostrare che sono stato truffato con un meccanismo studiato che mi è stato riversato addosso e che vorrei riuscire a far condannare».

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