Terapia intensiva e il ruolo degli infermieri

Terapia intensiva e il ruolo degli infermieri
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Nell’Unità Operativa di Rianimazione e Terapia intensiva dell’Ospedale di Desenzano-Asst Garda, come sottolineato dal direttore Nicola Petrucci, «gli infermieri hanno un ruolo centrale e a differenza di altri contesti sono un aiuto costante e prezioso». Gli infermieri, in un contesto di Rianimazione aperta, giocano una parte fondamentale. Solo loro a doversi relazionare con maggior frequenza con i familiari dei malati. Un lavoro che può apparire come logorante, ma nello stesso tempo riesce a trasmettere delle sensazioni positive e di speranza soprattutto quando i familiari decidono di donare gli organi del malato in morte cerebrale. Angela Ferretti, coordinatrice infermieristica del reparto, sottolinea che nel «reparto aperto la comunicazione è qualcosa di cruciale. Per questo motivo si accompagnano i familiari nelle scelte che dovranno prendere. In alcuni casi ci siamo resi conto che raccontare la disperata situazione dei potenziali riceventi può essere un aiuto per i familiari del donatore, perché fa capire loro il gesto che stanno per compiere». Valerio Bocchio, infermiere che lavora all’interno del reparto di Rianimazione aperta, ricorda che «quando i malati giungono in questa unità operativa i familiari iniziano a pensare subito alla morte.

È in questo momento difficile che si inizia a lavorare su diversi aspetti. Certo, non è facile e spesso qualche pensiero ti accompagna a casa, anche se lo psicologo e noi come equipe ci aiutiamo a vicenda per superare momenti delicati. Del resto tanti di noi sono genitori e quindi ci immedesimiamo con chi ci sta davanti in quel momento». Nel reparto ciò che si percepisce, al di là della professionalità e dei macchinari all’avanguardia presenti nelle sale, è l’umanità dei medici e degli infermieri che permette di abbattere delle barriere storiche e secolari presenti nel panorama della medicina. Soprattutto in un contesto del genere, un atteggiamento dialogante e teso a considerare il paziente e i familiari come delle persone permette di creare «un rapporto di fiducia che consente di non avere opposizioni nella donazione degli organi. Anzi, con il trascorrere del tempo i familiari, che in questo reparto dicono di sentirsi a casa, sono contenti della scelta che hanno fatto», ha aggiunto la coordinatrice infermieristica Angela Ferretti.

Valerio Morabito 


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