Tentò di uccidere a martellate moglie e figlia: possibile patteggiamento
L'istanza presentata dai legali di Giuseppe Vitali ha ricevuto il consenso del pm. Ora starà al giudice decidere.
Tentò di uccidere a martellate moglie e figlia: possibile patteggiamento. I fatti risalgono al mese di luglio. Spetterà ora al giudice esprimersi in merito all'istanza presentata.
Tentò di uccidere a martellate moglie e figlia: possibile patteggiamento
Aveva tentato di uccidere moglie e figlia mentre dormivano nell'abitazione di Coccaglio. Poi avrebbe fatto lo stesso con il figlio e, infine, avrebbe dato fuoco alla casa togliendosi la vita e morendo insieme ai suoi cari. Era successo all'alba del 16 luglio. Ma la figlia era riuscita a chiamare il 112 e il padre, dopo aver visto anche il figlio, salito al piano di sopra a causa dei rumori e delle grida, non era più riuscito a compiere quel gesto pensato per "liberare la famiglia dai debiti". In carcere Giuseppe Vitali aveva confessato subito, in preda al pianto.
I legali di Vitali, gli avvocati Francesca Flossi e Federica Turano, hanno presentato istanza per il patteggiamento a 4 anni e 6 mesi. Il pm ha dato il consenso e ora starà al giudice esprimersi in merito.
L'istanza è stata corredata dalla documentazione medica richiesta e prodotta internamente al carcere, per documentare lo stato psicologico dell'uomo, estremamente provato e prostrato per quanto avvenuto. "La richiesta della cartella clinica è scaturita a seguito della sua situazione in ingresso al carcere, corredata da continui accessi di pianto - ha sottolineato l'avvocato Flossi - Inoltre l'istanza è stata corredata anche dalla prova dell'avvenuto risarcimento del danno alla moglie e alla figlia e dal documento in cui le due donne dichiarano di accettarlo e di non provare rancore nei confronti del marito e del padre".
La vicenda
Giuseppe Vitali, agricoltore classe 1960, era finito in carcere, dove aveva confessato le sue intenzioni al giudice per le indagini preliminari Lorenzo Benini, in preda ad accessi di pianto. Moglie e figlia, invece, erano state portate all'ospedale di Chiari per le cure. All’origine del tentato omicidio plurimo un’alta esposizione debitoria e rapporti poco sereni con alcuni dei parenti. Un uomo distrutto e affranto, entrato in carcere in un evidente stato di prostrazione.
I parenti avevano mostrato apprensione verso il 59enne: il cognato si era reso disponibile ad accoglierlo in caso gli fossero stati dati gli arresti domiciliari, ma gli avvocati non avevano formalizzato un’istanza di sostituzione della misura cautelare in estate in quanto "Si trattava di valutare quanto sarebbe potuto essere pericoloso per se stesso".
L’arresto era stato convalidato e nel capo di contestazione provvisorio per tentato omicidio plurimo era stata inserita l’aggravante della premeditazione.