Svolta sull’aggressione a Scalvini. Ladri incastrati dalle impronte
Dopo sei mesi di indagini serrate, forse si è arrivati a una conclusione riguardo l’aggressione ai danni dell’elettricista di Ghedi Francesco Scalvini, finito in coma dopo una colluttazione violenta con una banda di rapinatori. Ad incastrarli le analisi su oggetti e bateriali sul quale sono state trovate alcune impronte, comparate con il database di alcune persone già fotosegnalate.
Il 37enne era stato colpito alla testa lo scorso 23 gennaio nell’abitazione del padre Giancarlo Scalvini con un attrezzo, forse un martello da carpentiere o un piede di porco mai ritrovato, da uno dei tre componenti della banda, che stando alle indagini dei carabinieri, farebbero parte di un gruppo più ampio proveniente dall’Est Europa.
Francesco, il padre e un altro parente avevano sopreso i malviventi mentre tentavano di forzare una cassaforte.
Una attività investigativa mirata e una collaborazione forte hanno permesso di scovare un nesso tra la rapina di Ghedi e una banda che aveva seminato il panico qualche tempo prima a Manerbio.
Ora si tratta solo di rintracciare i colpevoli e di attribuire le singole responsabilità.