Da un estremo all’altro. Dalla crisi idrica alle piene, passando per la proliferazione delle cosiddette specie “aliene”. Il lago di Garda, principale bacino d’acqua dolce d’Italia, con il trascorrere del tempo mostra sempre di più i segni della tropicalizzazione. Se nella primavera di due anni fa il Benaco, secondo i dati del Consorzio del Mincio, si attestava a circa 48 centimetri sopra lo zero idrometrico, esattamente dodici mesi dopo il lago si trovava a oltre 137 centimetri. Oggi il Garda si trova a 124 centimetri sopra lo zero idrometrico, con un deflusso dall’edificio regolatore di Salionze pari a 75 metri cubi al secondo d’acqua. Dati che mostrano i cambiamenti climatici, che si palesano con l’intensificarsi di eventi estremi.

L’invasione silenziosa: specie aliene nel Benaco
In un contesto del genere, mentre qualche giorno fa all’altezza di Padenghe è stato pescato l’ennesimo siluro, questa volta della lunghezza di circa 1,3 metri e del peso di oltre 13 chili, nel Benaco le altre specie aliene sono sempre più numerose. L’ultimo esemplare non autoctono resta la «Dreissena bugensis», conosciuta come «quagga mussel», un mollusco originario della parte ucraina del Mar Nero. Come quasi tutti gli animali alieni, è giunto nel Garda agganciato a carene, motori e ancore di motoscafi e barche provenienti dall’estero. Il primo episodio simile risale alla fine degli anni Sessanta con la cosiddetta «cozza zebra».

Pesci e tartarughe esotiche mettono in crisi la biodiversità
Nel Garda sono sempre più numerose anche le tartarughe palustri americane, dette «trachemys», che si moltiplicano velocemente tra porticcioli e spiagge del Basso Garda. Non manca neppure la medusa d’acqua dolce, Craspedacusta sowerbi, proveniente dal fiume Yangtze. Si attende l’approvazione della proposta di legge interregionale sulla sanificazione obbligatoria delle imbarcazioni, misura cruciale per limitare nuove introduzioni. Il siluro, introdotto in Italia per la pesca sportiva, è presente ormai da anni anche nel basso Garda, dove minaccia pesci autoctoni come carpione del Garda, trota marmorata, alborella, savetta, vairone italico, lasca, barbo canino e tiberino, già in forte difficoltà.