il caso

Sequestrate opere d'arte per oltre 1milione e 600mila euro

Nell'abitazione dei genitori del 40enne bresciano sono stati rinvenuti 23 dipinti risultati essere stati rubati tra il 1971 e il 2009 ai danni di soggetti privati ove figurano residenze nobiliari, abitazioni private e anche una fondazione di una banca del milanese

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Sequestrate opere d'arte per oltre 1milione e 600mila euro.

Carabinieri del Tpc: sequestrate opere d'arte per oltre 1milione di euro

284 reperti per un totale di 578 oggetti d'arte di cui 26 provento di vari furti commessi nel corso degli anni, oltre a 5 opere d'arte moderna di famosi maestri, risultate contraffatte. Questi i numeri del sequestro preventivo messo in atto nei mesi scorsi da parte dei Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Udine i quali hanno dato esecuzione ad un decreto emesso dal GIP del Tribunale di Brescia a carico di due indagati. Questi ultimi, bresciani, sono finiti nel mirino dei carabinieri sulla base del presupposto della sproporzione del valore economico rivestito dalle opere in questione e le possibilità economiche degli indagati, per un valore stimato di circa 1milione e 600mila euro.

Riciclaggio di opere d'arte

Ma procediamo con ordine: era il 2020, quattro anni fa, quando i militari del Nucleo TPC di Udine individuarono sul web un dipinto olio su rame risalente al XVII secolo, raffigurante Santa Caterina da Siena, messo in vendita da un utente privato residente in un paese della bresciana. L’immagine è stata messa subito a confronto con quelle disponibili all’interno della “Banca Dati dei Beni Culturali Illecitamente Sottratti”, in uso esclusivo al Comando TPC, restituendo un risultato positivo nella stessa figura, per dimensioni e tema, del dipinto Santa Caterina da Siena rubata nel 2009 in provincia di Perugia presso l’abitazione di un antiquario. Successivi approfondimenti hanno però portato alla scoperta che il "ramino" messo in vendita sul web fosse differente, per alcune caratteristiche, rispetto a quello rubato: in realtà si trattava di modifiche opportunamente realizzate per non far riconoscere l'opera originale, si è quindi andati ad integrare il reato di riciclaggio di opere d'arte.

In seguito ad essere perquisita è stata l'abitazione di un 40enne bresciano: un'abitazione modesta al cui interno erano presenti numerosissime opere d'arte. Al suo interno il dipinto di Santa Caterina da Siena non è stato trovato ma la presenza di un così ingente numero di opere d'arte ha fatto inevitabilmente insospettire gli agenti. Da lì hanno quindi preso il via gli accertamenti che hanno interessato i dipinti appesi alle pareti, di particolare impatto visivo vista la loro bellezza e qualità. L'abitazione era dei genitori del 40enne: il padre, nel corso del tempo, aveva accumulato svariati esemplari essendosi occupato  di commercio nel settore dell’antiquariato per tutta una vita.

Il ritrovamento...nel modenese

Ma per il "ramino" di Santa Caterina da Siena si è dovuti andare sino nel modenese: qui infatti risiede l'ignaro acquirente che, in buona fede, aveva acquistato il ritratto di Santa Caterina da Siena, dipinto che è stato sequestrato.  Tutte le altre opere, tra cui dipinti che si trovavano presso l’abitazione del 40enne, di proprietà del padre commerciante della provincia di Brescia, sono state controllate nel data base TPC allo scopo di indagare a fondo sulla possibilità che vi fossero altri oggetti provento di furto.

Tra quei dipinti, 23 sono risultati essere stati rubati tra il 1971 e il 2009 ai danni di soggetti privati ove figurano residenze nobiliari, abitazioni private e anche una fondazione di una banca del milanese. Il lavoro successivo si è basato sul riconoscimento delle opere da parte di coloro che hanno subito i furti nel corso degli anni, ovvero dai rispettivi eredi. Al riconoscimento è conseguito, quindi, una restituzione formale delle singole opere ai rispettivi aventi diritto.

La "sproporzione"

Ma non è tutto: altro aspetto non trascurabile il fatto che sia il padre che il figlio in possesso delle opere d'arte, di fatto, avevano un tenore di vita non compatibile con il possesso di beni di così ingente valore.  È la nuova frontiera dei casi particolari di confisca previsti dal codice penale la quale prevede che, anche i reati commessi in danno di beni culturali come la ricettazione, il riciclaggio e l’impiego di beni provenienti da delitto in attività economiche, rientrino tra quelle fattispecie di reato per le quali procedere alla confisca per “sproporzione”; quando, per tenore di vita, impossibilità di dimostrarne la lecita provenienza e per le fonti economiche di sostentamento, non è giustificabile il loro possesso in capo all’indagato.

A maggior ragione, se tra i beni ve ne sono di evidente provenienza illecita (ben 23). Tra questi bisogna considerare anche i 5 dipinti di arte contemporanea che sono stati dichiarati contraffatti da parte delle fondazioni preposte a tutela del nome dell’artista, tra i quali figurano un Michele Cascella, due Mario Sironi – di cui uno del valore, se fosse autentico, tra i 400 e i 700.000€ - e un Renato Guttuso. In questi casi, invece, la destinazione delle opere false sarà la distruzione, secondo quanto previsto dalla normativa consolidata.

Sulla scorta di quanto è emerso nel corso delle indagini, alle quali si sono aggiunte le verifiche patrimoniali e fonti di reddito di tutta la famiglia che hanno portato a confermare il quadro indiziario, la Procura della Repubblica di Brescia ha chiesto e ottenuto dal GIP del Tribunale l’emissione di un decreto di sequestro preventivo volto alla confisca per sproporzione nei confronti di tutti i beni presenti in abitazione e nelle pertinenze.

Ad essere sequestrati sono stati 127 dipinti di arte antica e moderna, 15 cornici lavorate di pregio,  4 candelabri, specchiere lavorate, 8 orologi antichi, 3 acquasantiere, 19 statue di marmo, 16 sculture di diverso materiale e altri oggetti tra cui stemmi araldici, vasellame e componenti di pregio per arredamento i quali, opportunamente imballati e catalogati, sono stati fatti confluire presso un luogo appositamente preposto alla loro custodia. Gli accertamenti sui nuovi beni sequestrati hanno permesso di rintracciare 3 beni d’arte – due dipinti e un mobile d’epoca – rubati in abitazioni private nel Veneto e nel Piemonte tra il 1991 e il 2000. Le operazioni, meticolosamente svolte in presenza di un restauratore professionista, sono state accompagnate dall’expertise di un antiquario nominato ausiliario di polizia giudiziaria che ne ha indicato il valore economico in vista delle successive fasi processuali che ne seguiranno stabilendo una cifra complessiva di oltre 1.600.000 euro.

"Le responsabilità degli indagati, che chiaramente dovranno essere accertate in sede di processo, si basano, appunto, nel semplice possesso di beni di ingente valore dei quali non sono stati in grado di dimostrarne la lecita provenienza".

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