Sandro e i suoi aquiloni, dal Brasile a Castiglione

Sandro e i suoi aquiloni, dal Brasile a Castiglione

Passione e ricordo per un mondo, quello del Brasile, animano le giornate di Sandro Lodi Rizzini il castiglionese signore degli aquiloni. Nato a Mantova subito dopo la guerra, nel 1946, parte per il Brasile che è giovanissimo, a soli due anni, nel 1948. «Ci resterò per 22 anni»racconta Lodi Rizzini, «anni importanti, magnifici.

Considero il Brasile il mio secondo Paese, non ho mai smesso di amarlo e di amarne tutti gli aspetti. Quando lavoro sui miei aquiloni ascolto musica brasiliana dei carnevali degli anni ‘50 e ‘60, il periodo durante il quale ho vissuto in quel Paese». Da questo amore e da questo forte legameSandro, terminato il suo lavoro, che lo ha portato a girare per tanti anni in macchina, riscopre un mondo che, però, non lo ha mai abbandonato, quello cioè della manualità. «Mi è sempre piaciuto usare le mani e così ho pensato ai giochi che avevo in Brasile, a quell’epoca. Le fionde, gli aquiloni, il calcio e il gioco dei bottoni». Basta poco, un po’ di voglia di essere ancora bambini, ma anche un po’ di tempo che, finalmente, terminato il lavoro, diventa libero e Sandro Lodi Rizzini si riattiva. 

«E’ come tornare bambino, è una passione che ora vivo da adulto, nel senso che alcuni dei materiali che uso sono comprati, ma la maggior parte delle mie creazioni sono comunque fatte a mano, e questo è l’aspetto che mi fa tornare a quel tempo». Un tempo ritrovato, dunque, sulla scia di quanto insegna Proust, che si ritrova appunto nelle cose più inattese, dai biscotti (come nel caso dello scrittore francese), alla carta, colla e bambù, come nel caso di Lodi Rizzini.

«La preparazione è semplice» racconta mentre costruisce un aquilone con carta gialla e verde. «Si prende della carta leggera, quella che usano i fiorai è perfetta, è leggera e colorata. Si tagliano delle liste facendo attenzione alla misura. L’aquilone brasiliano è quadrato e così deve essere se si vuole che possa volare anche con un solo soffio di vento. La loro particolarità è questa, non sono come quelli di plastica o come quelli asiatici. Qui il materiale povero impone delle regole che però consentono, terminato il lavoro, di far volare subito l’aquilone». Oltre alla carta serve la colla Vinavil, uno stecco per spalmare il velo di colla che serve ad unire le strisce di carta, due bastoni, «l’ideale è il bambù, materiale che non si spezza ed è resistente, ma oggi ci sono anche bastoncini di legno leggero che si possono comprare» racconta Lodi Rizzini. Terminata la fase di incollatura delle carta si passa ad incollare il primo bastoncino, nella diagonale.

«Questo deve essere dritto e incollato con un velo di Vinavil». Terminata questa fase arriva la parte più delicata, e cioè il bastoncino ad arco, tenuta da un filo di cotone resistente che ha il compito di rendere adatto al vento, e cioè aerodinamico, l’oggetto. «Qui sta uno dei segreti, e cioè piegare bene il bastoncino e avere un leggero agio con lo spago di cotone in modo da poter inarcare l’aquilone quel tanto che serve per fendere il vento e salire». L’ultimo passaggio è quello delle code, una sorta di timone che serve per dirigere l’aquilone. «Ne ho fatti tanti nella mia vita e alcuni li ho anche regalati. Molti li ho qui con me nello studio. Mi diverto a personalizzarli, ma anche a dedicarli ad alcune mie passioni, come la squadra del mio cuore, oppure, per giocare con gli amici, realizzo aquiloni che sono occasioni per ricordare le sconfitte delle squadre di calcio rivali della mia» racconta sorridendo Sandro Lodi Rizzini. Questa passione lo ha portato anche nelle scuole dove alcune maestre lo hanno invitato per dar vita a dei laboratori con i bambini. 

«Un’esperienza bellissima soprattutto quando terminato il lavoro li hanno visti volare e alle finestre c’erano quelli delle altre classi che volevano correre da noi per fare anche loro gli aquiloni». Da tre anni a questa parte Lodi Rizzini partecipa alla festa Brasilieta, un’occasione di incontro durante la quale tiene un laboratorio di aquiloni. «I miei aquiloni, infatti, sono costruiti alla maniera dei brasiliani, quindi questo è il contesto giusto. Qui ci sono molti amici che mi hanno invitato e così realizzo gli aquiloni per i bambini e le bambine, ma anche per i genitori, così imparano e sanno come si fanno». L’edizione di quest’anno si svolge a Roncadelle (Brescia) Sandro Lodi Rizzini sarà a Roncadelle domenica 9 luglio dalle 17.30 al parco delle Montagnette in via Marconi. Tuttavia, non è solo la passione per gli aquiloni che muove la manualità di Lodi Rizzini. «Ci sono  molti giochi di quell’epoca che mi piace realizzare infatti».

Tra questi ci sono le fionde «che realizzo con legno d’oleandro che una volta seccato diventa durissimo e l’ideale per costruire le fionde. Poi le coloro, ci metto gli elastici e sono pronte, mentre per fare il porta pietra uso un pezzo dicuoio».

A questa passione per il gioco Sandro aggiunge sempre il ricordo di un periodo della sua vita intenso «durante il quale ho conosciuto molte persone, alcune delle quali sono poi diventate anche giocatori di calcio che hanno militato anche in Italia e che in alcune occasioni ho ritrovato. Abitavamo a Ribeiron Preto, una piccola città che però mi ha dato tanto in termini di emozioni e di amicizie. Quando i miei sono tornati in Italia io ho deciso di restare ancora un po’, poi sono rientrato in patria anche io, ma sono rimasto legato a quel mondo, a quella cultura, a quella musica e a tutti gli aspetti della vita e cultura brasiliana. Quando giocano Italia – Brasile, in qualsiasi sport» afferma sorridendo, «io non pareggio mai, vinco e perdo nello stesso tempo». L’amore di Sandro per il Brasile si concretizza anche in piccole bandierine, fatte a mano ovviamente, che regala agli amici e che possono essere attaccate sulle macchine. «Ogni bandierina è numerata e io so a chi l’ho regalata. Le costruisco con il materiale catarifrangente dei cartelli stradali e possono resistere anche alla pioggia». L’ultimo ricorda che è diventato un gioco e una grande tavola del tutto simile al subbuteo. 

«Attento però, questo non è il subbuteo, ma il gioco dei tappi. Anche in questo caso ho fatto tutto io ricordando quando ci giocavo con gli amici. E’ un campo da gioco di legno dove usavamo i coperchi di plastica degli orologi, o i tappi, come giocatori. Li si dispone nel campo e poi con un tappo in mano si da la spinta all’altro tappo che colpisce il quadrato che funge da pallone. Lo scopo del gioco, manco a dirlo, è fare gol». Per conoscere Sandro e le sue creazioni basta andare, dunque, domenica 9 luglio a Roncadelle e vederlo all’opera con i suoi aquiloni.