Rosanna Cima, da Montichiari al Senegal

Rosanna Cima, da Montichiari al Senegal
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Grazie all’impegno di una studiosa monteclarense si sta svolgendo all’Università di Verona, dal 19 al 21 maggio, un convegno internazionale cui partecipano molti bresciani ed i cui risultati verranno presto riportati a Montichiari e zone limitrofe per una pratica realizzazione. Il coordinamento del convegno è stato affidato alla dottoressa Rosanna Cima, che vive a Montichiari, fin dalla nascita, con il marito e due figli gemelli impegnati anche loro nel sociale. Rosanna Cima, dal marzo 2006, opera come Ricercatrice all’Università degli Studi di Verona, Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia ed è Professore aggregato con incarico di insegnamento: Pedagogia della mediazione culturale; Teorie e tecniche della mediazione culturale; Educazione degli adulti. Dal 2011 coordina il laboratorio «La Misura dei passi» per la formazione al tirocinio nell’area interculturale. Dal 2014 è responsabile del laboratorio «Narrazioni come saperi situati» per una laurea triennale per educatori . In 10 anni sono state davvero numerose le sue attività di formazione e coordinamento a livello internazionale. Ne ricordiamo un paio nel Mali e in Senegal.

Dal 2004 al 2007 ha insegnato a Bamako, in Mali, nel Conservatorio d’Arte per un Master in Azioni artistiche e Culturali. Dal 2010 coordina in Senegal a Diurbel, con la Ong Villageois de N-Dem il progetto «Geografie dei percorsi di cura», pratiche educative e terapeutiche nelle migrazioni. «La scommessa politica dalla quale prende avvio il convegno internazionale di Verona “Connessione decoloniali. Pratiche che ricreano convivenza” è di mettere in comune percorsi di vita, processi creativi ed esperienze di lavoro che resistono al regime di individualismo, sperimentando forme di incontro e di convivenza”» spiega la ricercatrice bresciana. Il convegno è iniziato giovedì 19 maggio nell’Università di Verona e terminerà sabato sera 21 maggio. La signora Cima spiega che «viene articolato in cinque cerchi di discussione, durante i quali parliamo non solo di esperienze di partecipazione e lotta che valorizzano i processi condivisi di costruzione dei saperi per la trasformazione della realtà, ma anche di molto altro». Nel corso delle tre giornate intervengono militanti dei movimenti sociali, ricercatori, artiste, professioniste dei servizi socio-sanitari, uomini e donne che vivono esperienze comunitarie, provenienti da diverse parti dell’Italia, dal Brasile e dall’Africa Sub-Sahariana, dall’Europa.


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