Erbusco

Ricorso inammissibile: definitiva la condanna per il delitto di Zocco

La Cassazione ha confermato il verdetto per Manuel Rossi, che dovrà scontare 17 anni di reclusione.

Ricorso inammissibile: definitiva la condanna per il delitto di Zocco
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E’ stato dichiarato inammissibile dalla Cassazione il ricorso presentato dall’avvocato di Manuel Rossi, in carcere per l’omicidio del rovatese Riadh Belkahla.

Ricorso inammissibile: la condanna è definitiva

Si chiude definitivamente con il verdetto della Cassazione, a cinque anni dall’efferato delitto avvenuto a Zocco nell’aprile 2016, la vicenda giudiziaria, che ha sancito la condanna del giovane barista erbuschese Manuel Rossi a 17 anni di reclusione. E’ infatti già passata in giudicato la sentenza per Giulia Taesi, all’epoca dei fatti fidanzata di Rossi e sua complice nell’omicidio. Il corpo senza vita di Riadh Belkahla era stato rinvenuto da un passante in via Manzoni a Zocco. Il 48enne, di origini tunisine e residente a Rovato con la moglie e la figlioletta, era stato ammazzato con oltre 80 coltellate. Dopo pochi giorni erano stati arrestati, con l'accusa di omicidio, due giovani, all'epoca fidanzati: Manuel Rossi di Zocco d'Erbusco e Giulia Taesi di Castegnato. In primo grado Rossi, che aveva scelto l'abbreviato, era stato condannato a 17 anni. Nel 2018 i giudici della Corte d’Assise d’appello di Brescia avevano confermato il verdetto, riconoscendo le aggravanti dei futili motivi e della premeditazione. A maggio 2019 la Corte di Cassazione aveva però parzialmente annullato la sentenza di secondo grado, accogliendo il ricorso presentato dall'avvocato Gianbattista Scalvi in merito all'aggravante della premeditazione. Manuel, quindi, nel giugno 2020 era tornato in aula, davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Milano, che aveva escluso l’aggravante mantenendo immutata la pena. L’ultima udienza, davanti alla Corte di Cassazione, si è svolta mercoledì 7 luglio. Il ricorso presentato dall’avvocato Scalvi, che evidenziava una serie di problemi tecnici e forti discrepanze tra le sentenze di Rossi e Taesi, è però stato giudicato inammissibile in ogni sua parte.

Le parole della vedova

"Finalmente si chiude una pagina che per me è stata lunga e dolorosa - ha commentato Elisabetta, vedova Belkahla, che si è ritrovata a dover crescere la loro figlia da sola - Anche se la giustizia non è stata molto giusta per quanto riguarda la pena, ora Riadh può riposare in pace. Ringrazio il mio avvocato Marina Manfredi che mi ha seguito fino ad oggi, donna di grande professionalità e umanità. Per quanto ci riserva il futuro siamo nelle mani di Dio". Ora per i famigliari di Belkahla resta aperta solo la questione della richiesta di risarcimento. Nonostante i numerosi solleciti inviati alla Prefettura dall’avvocato Marina Manfredi, la moglie e la figlia non hanno ancora ricevuto un centesimo.

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