TESTIMONIANZA

Ricercatrice travagliatese in Inghilterra:"Con il coronavirus la tesi in Cina è sfumata"

La 26enne sta studiando i cicli dei neutroni all'interno del Centro di ricerca Ral-Isis di Didcot, nell'Oxfordshire. Sarebbe dovuta partire verso la Cina per la tesi di laurea.

Ricercatrice travagliatese in Inghilterra:"Con il coronavirus la tesi in Cina è sfumata"
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Ricercatrice travagliatese in Inghilterra:"Con il coronavirus la tesi in Cina è sfumata". Stephanie Cancelli, laureanda alla magistrale di Fisica applicata in Bicocca, sarebbe dovuta partire a gennaio per Dongguan.

Ricercatrice travagliatese in Inghilterra:"Con il coronavirus la tesi in Cina è sfumata

"Sono stata trasportata dal flusso degli eventi: non ho avuto informazioni precise, se non quelle fornite dai media" ha spiegato Stephanie Cancelli.
La 26enne travagliatese sarebbe infatti dovuta partire a fine gennaio per la Cina, esattamente verso Dongguan, città a livello di prefettura della provincia del Guangdong, la regione maggiormente interessata dai casi di coronavirus.
Il suo viaggio, della durata di sei mesi, avrebbe avuto uno scopo ben preciso: portare a termine la tesi di laurea magistrale in Fisica applicata in collaborazione con la China Spallation Neutron Source (CSNS). La sorgente di neutroni basata su acceleratore, infatti, lavora in sinergia con l'Università Bicocca di Milano, dove Stephanie si è laureata alla triennale a settembre 2018.

Le incertezze

Mancavano pochi giorni alla partenza della ricercatrice, quando l'Università Bicocca ha bloccato la mobilità di tutti gli studenti in partenza: a poche ore di distanza la Cina ha fermato tutto i voli, facendo rientrare con urgenza tutti gli scienziati dell'INFN, poiché le autorità avevano deciso di chiudere le città.
"Mi sentivo tranquilla fino a quel momento, perché il campus dista mille chilometri dalle metropoli coinvolte - ha spiegato Stephanie - La speranza e le aspettative erano tante, fino all'ultimo. Il dispiacere di realizzare che non sarei partita è stato grande".

La studentessa, infatti, era stata contattata direttamente dai ricercatori della CSNS, che erano venuti a trovarla lo scorso marzo in Italia e le avevano espresso la soddisfazione di averla nel loro team.
"Sarebbe stata una bella opportunità: oltre al prestigio della struttura, avrebbero contribuito alle spese per il volo e di vitto e alloggio - ha precisato la travagliatese - L'offerta era ottima sotto tutti i punti di vista".
Ma dopo aver formalizzato l'idoneità per accedere al Centro, da quando è scoppiata la situazione coronavirus  nessuno dei tutor che avrebbe dovuto seguirla in Cina si è più fatto sentire, "nemmeno ora che l'emergenza sembra rientrata e le misure drastiche paiono essere servite" ha sottolineato.

L'iter che Stephanie ha affrontato per entrare in Cina, tra l'altro, ha comportato tempi lunghi e test importanti.
"Ho fatto tantissimi esami del sangue, ma anche radiografie e altre prove per attestare il mio stato di salute, oltre che a dover consegnare un'infinità di documenti" ha commentato la ragazza.

Il nuovo inizio

I giorni di attesa per Stephanie sono finiti quando le hanno proposto una nuova meta: il Centro di ricerca Ral-Isis di Didcot nell'Oxfordshire, in Inghilterra.
"Sarei potuta andare a Monaco di Baviera o al Cern in Svizzera, ma ho optato per venire qui, perché c'è molto da fare - ha spiegato la ricercatrice - Il mio progetto s'inserisce all'interno di una collaborazione internazionale atta a costruire la più grande macchina per fornire energia alternativa. Questo strumento ha bisogno di diagnostiche e attualmente sono impegnata in questa struttura, che è una sorgente di neutroni: monitoro i cicli e analizzo campioni e materiali".

Una partenza non senza peripezie dato che, dopo la diffusione del virus in Europa, quella che doveva essere una breve sosta per raccogliere dei dati a fine febbraio si è trasformata in una permanenza definitiva.
"Sono salita il 23 febbraio pensando di fermarmi un week-end prima della partenza effettiva a metà marzo, ma nel frattempo le cose sono cambiate rapidamente e sono rimasta qui - ha raccontato Stephanie - Se fossi tornata in Italia, avrei rischiato di non ripartire oppure di essere messa in quarantena al rientro in Inghilterra. Sono partita con un bagaglio a mano e la mia famiglia mi sta inviando tutto il necessario: fortunatamente l'istituto in cui mi trovo ha saputo gestire bene i tempi stretti in cui ci siamo ritrovati tutti e mi ha affidato subito un alloggio".

 

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