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Restituito allo splendore originale l’altare del Santissimo Sacramento

Molti monteclarensi presenti alla presentazione ufficiale dei restauri della dottoressa Baiguera

Restituito allo splendore originale l’altare del Santissimo Sacramento

Numerosi monteclarensi si sono recati in Duomo nella serata di mercoledì 8 ottobre 2025 per la presentazione ufficiale dei restauri che hanno riportato all’antico splendore l’altare del Santissimo Sacramento, più noto come «l’altare del Romanino». In tanti hanno potuto constatare la meraviglia dell’altare che ha incastonato in sé il capolavoro del Romanino raffigurante l’Ultima Cena.

Il lavoro di restauro

Responsabile dei lavori di restauro è stata la dottoressa Marina Baiguera che mercoledì sera ha spiegato ai presenti come essenzialmente si sia trattato di un lavoro di pulitura che ha riportato all’origine lo splendore dei marmi bianchi di Carrara, di quelli verde intenso e dei lapislazzuli che impreziosiscono il tabernacolo, esso stesso opera di mirabile fattura. L’altare, è stato ricordato, avrebbe bisogno anche di un intervento strutturale ma si è deciso di non affrontare il lavoro completo per la delicatezza della situazione agendo invece con azioni di consolidamento.

La maestria del Romanino

Ezio Soldini nel suo intervento ha sottolineato una volta di più quanto sia assoluto il valore del dipinto di Romanino dedicato all’Ultima Cena per bellezza tecnico-cromatica, dettagli e soluzione prospettica. Un’Ultima Cena «in verticale» di tale bellezza che resta un unicum nella storia della pittura lombarda. Romanino ha espresso tutta la sua maestria collocando i protagonisti del quadro in modo da far intuire un triangolo che tende al vertice divino senza dimenticare l’aspetto umano dell’episodio con Giuda in primo piano che rifugge lo sguardo del Cristo, piegato su stesso, forse ubriaco e iroso, che sembra non voler ascoltare le parole di Gesù che raccontano del tradimento finale.

L’appello di don Cesare Cancarini


Il restauro della struttura mette ancor più in risalto un capolavoro che resta uno dei tesori più importanti della città. Città che dovrebbe amare di più i suoi capolavori e investire di più in arte. Don Cesare Cancarini ha ricordato che i cittadini potrebbero dimostrare maggiore attenzione al patrimonio ecclesiastico della città.

«Cinquemila monteclarensi – ha detto monsignor Cancarini – sono stai capaci di sostenere la costruzione di un’opera immensa come il nostro Duomo. Venticinquemila monteclarensi sembrano non essere interessati a garantirne le manutenzioni necessarie».

Un appello nemmeno troppo velato a recuperare un senso di comunità cristiana anche sostenendo i lavori necessari per garantire alle generazioni future chiese belle e accoglienti.