Resta in carcere il mandante del tentato omicidio dei Chiarini
L'uomo accusato di concorso in tentato omicidio e detenzione di arma, si era avvalso della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di convalida.

Resta in carcere lo zio, aveva armato il nipote per vendicarsi al suo posto. Secondo il giudice sono tanti e gravi gli indizi di colpevolezza a suo carico tanto da ordinarne la custodia cautelare. L'uomo accusato di concorso in tentato omicidio e detenzione di arma, si era avvalso della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di convalida.
La cronistoria degli eventi
Il 2 aprile 2021 alle 20:20 a Montichiari un ragazzo classe 89 è stato ferito da un colpo d’arma da fuoco alla schiena, nella regione dorsale sinistra, riportando lesioni guaribili in 30 giorni. Sul luogo dell'attentato era stato identificato un ragazzo classe 94, qualificatosi come amico della persona offesa e altre persone informate sui fatti. Tramite immediate ricostruzioni testimoniali, i militari hanno appreso che il nipote minore di uno dei presenti era colui che aveva sparato e il motivo dell'attentato sarebbe riconducibile a sentimenti di gelosia. In particolare, il ragazzo classe 94 sosteneva l’esistenza di un rapporto fra una ragazza che stava frequentando e la vittima. Ma non solo, lo zio ha armato il nipote affinchè si vendicasse per lui.
La perquisizione
Nell'abitazione dei due sono stati rinvenuti 6 proiettili di cui 2 esplosi, e la pistola calibro 22 utilizzata per sparare. Il quadro probatorio in attesa degli accertamenti tecnici urgenti disposti dal Pubblico Ministero, vista la piena convergenza delle dichiarazioni confessorie con quella di altri testimoni, nonché il riscontro offerto dal rinvenimento dell'arma nel nascondiglio indicato dallo stesso minore, abbinati alla micidialità dell'arma usata a breve distanza e alla zona colpita, quella del cuore, non lasciano dubbi sull'intenzionalità degli atti.
La versione del minorenne
Non è apparso accreditabile la versione del minore secondo cui egli avrebbe puntato l'arma contro la vittima al solo fine di intimidirlo e che gli avrebbe sparato per errore dato che la vittima si trovava già di spalle. Elementi che costituiscono un solido quadro indiziario della natura dolosa del gesto.
Le responsabilità dello zio
E' da ritenersi che concorra nel delitto del nipote quale mandante dell'omicidio avendo fornito consapevole contributo materiale e morale alla consumazione del reato, organizzando l’agguato e consegnando la pistola al minore. E' indagato di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla determinazione al reato di persona non imputabile. L'unica misura adeguata, data la spiccata pericolosità dell'indagato, è quella della custodia in carcere. Il minore rimane invece affidato ai servizi sociali.