La registrazione di uno dei terroristi arrestati "Chi fa il kamikaze deve amare la religione"
Un agente sotto copertura è entrato in contatto con uno dei terroristi, sinergia tra Forze dell'Ordine ha permesso la buona riuscita del blitz.
Torna a fare paura la minaccia kamikaze, ma resta una giornata importante perché un’indagine di questa portata è arrivata all’obiettivo. E’ stata un’attività incisiva che ha soddisfatto le esigenze investigative.
Generale Alessandro Barbera - Comandante SCICO
In rappresentanza della DDA di Brescia - "Sono state portate avanti complesse attività di elaborazione dati, partendo dai money transfer, da lì abbiamo stretto il cerchio e abbiamo individuato bersagli investigativi su cui abbiamo concentrato l’attenzione. Il sistema Hawala è un sistema semplice nella sua attuazione, ma paradossalmente è il più complesso da individuare perché non riprende i canali istituzionali esistenti. In tutte queste esigenze di movimentazioni finanziarie vi è chiaramente anche il finanziamento ad attività terroristiche. In particolare la nostra attività è stata sotto copertura, un nostro agente si è infiltrato e ha registrato una frase importante che riporto: “Chi si presta a fare il kamikaze deve amare la religione e non avere paura della morte. E’ una persona diversa dalle altre, ma tutti sanno che andrà a morire, andrà in paradiso sulla strada giusta”. Quesa frase è stata detta da uno dei 14 arrestati. Questa è la chiara dimostrazione dell’appoggio a movimenti terroristici".
Erica Battaglia - Sostituto Procuratore della Repubblica
“Il valore aggiunto dell’indagine è il fatto di aver individuato una sorta di terrorismo moderno. Non sono i classici terroristi, sono uomini d’affari che portano una valigetta con all’interno macchine conta soldi. E’ questo l’elemento che ha qualificato e reso particolare se non eccezionale questa ricostruzione. Attraverso contatti telefonici e telematici, il soggetto che si trova in Italia raccoglie denaro in Italia, non lo trasferisce normalmente, ma ha un ufficio in Siria gestito da un collega che a sua volta con l’input fornito dall’associato in Italia, fornice i soldi e poi si compensano eventuali crediti o debiti che si vengono a creare. C’è un trasferimento di denaro non fisico ma virtuale”.