Referendum acqua pubblica, una vittoria per Legambiente

Alle urne domenica è andato meno del 30% degli aventi diritto, ma il 22,30% registrato da chi ha votato Sì, per Legambiente rappresenta un grande traguardo

Referendum acqua pubblica, una vittoria per Legambiente
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E' andato a votare il 22,30% dei bresciani, un risultato che per gli attivisti di Legambiente è un grande successo, ora la lotta sarà per far convocare l'assemblea dei sindaci dopo le elezioni di maggio

Un successo

"Alcuni lo hanno definito un buco nell'acqua- ha detto Mariano Mazzacani del comitato Acqua Pubblica Brescia - ma per noi l'unico buco che è stato fatto è quello nell'acqua privata". Il risultato del referendum consultivo di domenica 19 novembre, per gli attivisti di Legambiente è anche al di sopra delle aspettative, che prevedevano un consenso del 20%. "Non siamo noi gli sconfitti - ha continuato Marcazzani - ma i politici. Il fatto che i partiti più importanti siano rimasti fuori dal dibattito pubblico su questo tema è una sconfitta della democrazia, come i  sindaci che non si sono presentati a votare.

Cosa succederà ora

La votazione ha manifestato la volontà di 210mila cittadini bresciani di dire no alla privatizzazione dell'acqua, ed ora l'obiettivo per Legambiente sarà quello di far valere la loro opinione, "Siamo noi oggi il "partito" che rappresenta i cittadini che hanno votato sì al referendum - ha affermato Marco Apostoli di Provincia Bene Comune - e ne porteremo avanti le istanze in tutte le sedi opportune". Il prossimo passo sarà la convocazione della Commissione di Garanzia, che dovrà validare il risultato referendario, dopodiché si definiranno le modalità dell'assemblea dei sindaci, che però a maggio subirà un rinnovamento di circa l'85% dei sindaci, in seguito alle elezioni amministrative. "Se l'assemblea sarà convocata prima di maggio - ha continuato Apostoli - sarà un chiaro segno di una forzatura che il consiglio provinciale sta tentando di portare avanti, ma che non è rappresentativo del desiderio dei cittadini". L'opinione di molti degli attuali sindaci, infatti non rispecchia il voto dei loro cittadini. Inoltre convocare l'assemblea dopo le elezioni, significherebbe portare all'attenzione del dibattito politico il tema della privatizzazione dell'acqua, costringendo i candidati a dare la propria opinione a riguardo.

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