LA TRUFFA

Reddito di cittadinanza ai domiciliari: scandalo a Leno

La procura di Brescia ha smascherato una coppia che percepiva indebitamente il sussidio

Reddito di cittadinanza ai domiciliari: scandalo a Leno
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Reddito di cittadinanza ai domiciliari: scandalo a Leno.

La Procura di Brescia ha smascherato nei giorni scorsi una truffa legata ad un reddito di cittadinanza percepito indebitamente da un 51enne bresciano attualmente agli arresti domiciliari dopo aver ricevuto una condanna definitiva per droga.

51enne lenese

Il 51enne di Leno, assieme alla moglie, è ora indagato assieme al dipendente del Caf Acli lenese che ha compilato la pratica omettendo la fondamentale informazione della misura cautelare personale: chi è agli arresti domiciliari non può naturalmente ricevere alcuna forma di sussidio statale, come riportato a chiare lettere nel decreto attuativo inerente il reddito di cittadinanza, la misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle a contrasto della povertà.

Una doppia truffa

Situazione di povertà, qui non c'era, come dettagliato dal sostituto procuratore di Brescia Ambrogio Cassiani (in foto), che oltre a carpire la situazione di arresti domiciliari, ha anche trovato un altro illecito: assieme alla coppia, viveva il figlio, percettore di regolare stipendio e che avrebbe portato il reddito del nucleo famigliare al di sopra della soglia del reddito di cittadinanza.

La soffiata

Due irregolarità ravvisate solo grazie ad una soffiata che ha portato i militari di Brescia ad approfondire la vicenda e scoprire l'illecito. Per i tre (la coppia e il dipendente del Caf) è scattata la denuncia per falso in atto pubblico e danni allo Stato. Secondo le stime, l'uomo avrebbe intascato illecitamente circa 7mila euro.

 

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