MISSIONE UMANITARIA

Quaranta ore di viaggio per portare amore bresciano in Ucraina: la testimonianza

"L’entusiasmo era davvero tanto – ha spiegato Alessandria – È richiesta, però, tanta preparazione. Occorre non andare sprovveduti".

Quaranta ore di viaggio per portare amore bresciano in Ucraina: la testimonianza
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Protagonisti del viaggio il consigliere comunale di Castegnato Massimo Alessandria, Corrado Boldrini, Andrea Togni, l'interprete Elena Prokhvatilo e undici civili ucraini.

Quaranta ore di viaggio per portare amore bresciano in Ucraina: la testimonianza

di Valentina Pitozzi

Venti ore di viaggio all’andata e altrettante per il ritorno.
Si potrebbe riassumere così il viaggio del consigliere comunale di Castegnato Massimo Alessandria, che nei giorni scorsi si è recato in Ucraina per consegnare viveri e offrire un passaggio a circa una decina di profughi.
Ma non bastano due numeri per descrivere un incarico così intenso, trattandosi di una vera e propria missione umanitaria.
Nemmeno per chi ama il dono della sintesi.
Perché è impossibile che le emozioni non entrino in gioco, soprattutto ascoltando la testimonianza di Alessandria, che ha letteralmente gettato il cuore oltre l’ostacolo.

 Il viaggio

Tutto è nato da una raccolta fondi spontanea tra amici quando, con loro, il castegnatese ha realizzato di potere mettere al servizio la pluriennale esperienza di viaggio per offrire un aiuto concreto in più.

Insieme ai compagni Corrado Boldrini e Andrea Togni si sono quindi appoggiati a due associazioni bresciane che, altrimenti, non sarebbero riuscite a mandare il materiale a loro recapitato per garantire solidarietà alle persone.
Si tratta di Nalyda e Nadiya, il cui contributo era richiesto a Kharkiv e Krasnograd nonché mete irraggiungibili dai principali canali di aiuto.

Quindi la partenza sabato 12 con due mezzi da nove posti  ciascuno messi a disposizione dal Comune di Castegnato (precisamente dalla protezione civile) e dall’Asd rugby Ospitaletto.

L’arrivo

A dispetto delle aspettative, il gruppo è riuscito a varcare i confini ucraini.
Non senza qualche intoppo.
Poco prima della consegna, infatti, i militari hanno sequestrato i documenti e ci sono volute diverse ore di trattativa per riaverli, portare la merce e le famiglie (rifugiate a Varsavia e Cracovia) a destinazione.

Il ritorno

Il carico emotivo a questo punto è stato davvero importante: era il momento di incontrare le persone che sarebbero venute in Italia, portandole in salvo.
Così Alessandria e i suoi compagni di viaggio hanno accolto sui loro furgoni quattro mamme, una nonna e sei bambini (dai 5 ai 13 anni), attesi in Italia da una delle due associazioni che ha poi favorito la loro accoglienza e soggiorno, auspicando in tempi migliori.

"Il rientro è stato davvero denso di emozioni – ha spiegato il consigliere – Abbiamo cercato di essere più veloci possibili per evitare qualunque tipo di problematica. C’era gratitudine negli occhi dei civili che abbiamo recuperato ma anche paura; d’altronde si stavano affidando a perfetti sconosciuti. Non scorderò i loro sobbalzi mentre dormivano e, scossi dai tratti di strada sconnessi, si svegliavano spaventati convinti si trattasse di un attacco militare".

L’arrivo

Cambiate in pochi giorni le leggi per l’accoglienza in Italia, il gruppo ha incontrato qualche difficoltà al primo ingresso a Tarvisio.
La passeggera più piccola, infatti, viaggiava con la nonna e sui documenti non risultava che la nipote fosse legalmente affidata a lei.
La bambina, però, era stata abbandonata dalla madre (anche se risultava ufficialmente) e il padre è in gravi condizioni in ospedale: la donna, anche se ufficiosamente, era la sua tutrice.
Grazie a un cavillo e a un pizzico di fortuna sono riusciti a passare, arrivando nel bresciano.

Tutte le persone, infatti, sono già state collocate tra Monticelli Brusati, la città e Mantova e registrate in questura.
"La macchina funziona bene ma i canali ufficiali sono lenti – ha specificato Alessandria - Il sistema di accoglienza dei profughi non è pronto.
Per fortuna esistono gli 'apparati paralleli' come quello da noi utilizzato".

L’appello

"L’entusiasmo era davvero tanto – ha proseguito – È richiesta, però, tanta preparazione.
Occorre non andare sprovveduti o si rischia di fare un buco nell’acqua.
Fondamentale, oltre alle conoscenze personali, le competenze dell’interprete Elena Prokhvatilo, precisa e professionale".
Una specificazione non da poco.

Come ha evidenziato Alessandria, infatti, i corridoi umanitari (e quello attivo in questo momento con l’Ucraina non è escluso) sono interessati da pericolosi traffici tra cui quello di umani e occorre affidarsi a professionisti ed enti onesti, scevri da interessi personali.

Le impressioni

"Arrivati al confine sono state davvero intense le scene di centinaia di persone in cammino, cariche di bagagli, addirittura con gli animali – ha chiosato – Colpisce ancora di più perché non sono indigenti: è gente partita improvvisamente con ciò che è riuscita e non sa che ne sarà, quanto starà in Italia.
Qui si sentono accolti ma l’obiettivo è tornare in Ucraina.
Anche perché c’è una grande separazione tra come stanno vivendo in Italia e le motivazioni per cui vi si trovano: la parvenza è quella di una vacanza ma sono scappati da una guerra e questo non si dimentica".

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