Quando a Montichiari si correva il Grand Prix
Velocità, fiducia nel futuro e sprezzo del pericolo, questo raccontano le foto in bianco e nero di una Montichiari che pochi ormai ricordano ma che è stata la culla del Gran Premio d’Italia agli inizi del Novecento. Il tutto ebbe inizio nel 1905, quando il comitato organizzatore della Prima Settimana Automobilistica di Brescia scelse la strada Brescia – Montichiari come luogo in cui disputare le prove del miglio e dei 5 km, prove che non si tennero a causa del maltempo ma la cui organizzazione permise la nascita della collaborazione tra il comitato automobilistico e l’allora sindaco di Montichiari.
Tutto ciò portò ad abbellimenti ed incentivi economici in paese: venne catramata la strada per Brescia, si costruirono tribune, alberghi e locande si riempirono. Il vero clou della stagione automobilistica si ebbe però nel 1921 quando a Montichiari venne ospitato il primo Gran Premio d’Italia che sarebbe arrivato a costare la bellezza di un milione di lire. L’estensione di terreno situata nella campagna di Montichiari si rivelò anche a tanti anni di distanza come il luogo più adatto per ospitare un circuito automobilistico.
Si trattava dell'area compresa tra la linea tranviaria Brescia-Mantova, la ferrovia Milano-Venezia, corrispondente ai paesi di Castenedolo, Vighizzolo, Montichiari. Il tracciato prevedeva curve amplissime, un lungo rettilineo di oltre quattro chilometri, uno sviluppo di 12 chilometri e 300 metri, per una larghezza di venti metri. Il progetto fu ripreso quasi integralmente appunto nel 1921, grazie alle forti pressioni del Commendatore Arturo Mercanti, Direttore dell'Automobile Club di Milano. Per ospitare il Gran Premio vennero effettuate modifiche alle strade interessate, ad esempio, per evitare che le macchine in corsa attraversassero il centro di Montichiari, venne costruito un raccordo, ancora oggi conosciuto come la strada del circuito, che corrisponde alla parte di via Marconi con inizio dal campo di calcio Romeo Menti fino al ponte del Chiese e alla strada per Ghedi.
Domenica 4 settembre, la corsa, causa scioperi e agitazioni popolari, vide alla partenza soltanto 6 concorrenti. Le sei vetture, tre azzurre francesi e tre rosse italiane, si schierarono al via davanti a duecentomila spettatori, al Re Vittorio Emanuele III, al Presidente del Consiglio Bonomi. Il confronto fu diretto tra la Fiat e la francese Baillot. Vinse il francese Julius Goux e la sconfitta italiana sollevò un vortice di polemiche che non risparmiarono l'organizzazione di Arturo Mercanti che colse allora l’occasione per proporre la creazione dell’autodromo di Monza realizzato solo nove mesi dopo. La domenica successiva si disputò il Gran Premio Gentleman al quale partecipavano, entrambi su Alfa Romeo, due straordinari personaggi dell’epoca: Maria Antonietta Avanzo, la più prestigiosa automobilista donna del momento, e un giovanissimo pilota semisconosciuto: Enzo Ferrari.
Proprio Enzo Ferrari, durante le prove, sopraggiungendo a forte velocità, investiva una mandria di mucche che erano state condotte al mercato e si rovesciava sulla scarpata sinistra della strada, cavandosela fortunatamente con poco danno. Si concludeva così l’esperienza monteclarense legata all’automobilismo, i tempi erano cambiati e bisognava proporre qualcosa di più originale: nacque nel 1927 la Mille Miglia che il 21 maggio ritornerà finalmente là dove tutto ha avuto inizio.