Preoccupati per il futuro: operai della Ravelli in sciopero
Sul caso è intervenuto prontamente il sindaco Gabriele Zanni, che ha sentito l'ad della società.
Si tratta solo di una parte dei dipendenti della storica azienda che produce stufe e camini a legna e a pellet.
Preoccupati per il futuro: operai della Ravelli in sciopero
Hanno iniziato a scioperare lunedì e anche ieri e oggi sono usciti dalla fabbrica di Palazzolo per protestare. Non si tratta di tutti i dipendenti della Ravelli-Aico, ma di una quindicina di lavoratori che si sono rivolti al sindacato Slai Cobas. I dipendenti, in questo momento sicuramente difficile e critico, sono seguiti dalla Fiom-Cgil, ma per i Cobas "non hanno fatto nulla per tutelare i lavoratori". Dunque scioperi per chiedere che la fabbrica di Palazzolo "non venga chiusa, visto che di recente una quarantina di lavoratori assunti con l'agenzia sono rimasti a casa", ha spiegato il referente dei Cobas Sergio Caprini. Nel loro comunicato il sindacato, che ha attaccato "sia i padroni sia Fiom" ha usato parole molto forti e dure, dipingendo una situazione assolutamente preoccupante e drammatica da un punto di vista occupazionale.
L'intervento immediato del sindaco
L'azienda, che nel 2018 è stata comprata da una grande società che controlla un gruppo norvegese che opera nello stesso settore, è stata contattata telefonicamente, ma non ha risposto alle nostre domande. Stando a quanto riferito dal sindacato, nemmeno con i Cobas ci sarebbe stato un confronto. Ma il primo cittadino Gabriele Zanni, che ieri (giovedì) ha incontrato i sindacati nel suo Ufficio, oggi (venerdì) ha incontrato l'ad della società con sede in via Kupfer. "Ho incontrato il nuovo amministratore delegato della Ravelli e medio tempore acquisito informazioni sulla situazione aziendale anche da altre rappresentanze dei lavoratori (riferimento alla Fiom, ndr). Il quadro delineato è sicuramente critico ma è stata ribadita da tutte le parti la volontà della società di rilanciare l’attività e il brand Ravelli anche e soprattutto a tutela dei livelli occupazionali. Sono rimasto d’accordo con l’ad di attivare un’interlocuzione periodica per monitorare l’andamento di tutte le fasi del piano di rilancio, ottenendo in tal senso piena disponibilità".
La dichiarazione della Fiom
Per ragioni di tempistiche legate alla stampa, nell'edizione di ChiariWeek in edicola da oggi non è riportata la dichiarazione del referente Fiom delegato sul caso Domenico Dabrazzi.
Anche il funzionario, infatti, si è espresso in merito alla vicenda nelle scorse ore, spiegando:"Siamo entrati nell'azienda un paio di anni fa; prima non avevamo rappresentanti. Con la nostra presenza si è riusciti a ottenere importanti vittorie in merito alla sicurezza e alla salute dei dipendenti".
Il sindacalista ha fatto riferimento soprattutto ai fumi, ormai assenti, che emetteva la fabbrica.
Cassa integrazione straordinaria
Quella di Dabrazzi è sostanzialmente la risposta alle dure accuse avanzate dai Cobas nei confronti della stessa Fiom, ma non solo.
Ha sottolineato come ad agosto siano riusciti a ottenere la cassa integrazione straordinaria per crisi con gli anticipi dell'azienda.
Gli operai, quindi, non dovranno aspettare le tempistiche di Inps o altri enti: una buona notizia per tutti i lavoratori della realtà palazzolese.
L'operazione è frutto di un accordo della durata di nove mesi tra impiegati e operai, soddisfatti per il traguardo raggiunto. Soprattutto poiché durante l'emergenza non si erano riusciti a ottenere i suddetti anticipi.
La cassa comincerà quindi a ottobre e si protrarrà fino a luglio 2021.
Situazione complicata
Certamente la situazione è complicata, perché l'azienda ha avuto perdite di milioni di euro negli ultimi anni e quando sembrava pronta a ripartire, il Covid ha segnato un'importante battuta d'arresto per le attività, con il 50% in meno del fatturato.
Il titolare, che ne gestisce il fondo, aveva dichiarato che l'unico modo per salvare le sorti della Ravelli sarebbe stato il pareggio di bilancio.
Il 2020 sarebbe dovuto essere un banco di prova che, però, è stato messo a dura prova dal Coronavirus.
Ecco che per affrontare la situazione sono state messe in campo due strategie: le stufe Air che, a differenza di quelle Idro, richiedono una lavorazione meno complessa verranno portate all'estero e l'affidamento del nuovo magazzino a una società di logistica.
I Cobas avevano spiegato che tutta la ditta era in fase di sgombro e sarebbe stata pronta a trasferirsi altrove; in realtà lo svuotamento del deposito di Palazzolo che sta avvenendo in questo periodo serve a fare un inventario per gestire al meglio lo spostamento del nuovo polo logistico (che sarà nella bergamasca).
A questo proposito non sono ancora stati presi accordi definitivi rispetto al numero dei lavoratori che saranno trasferiti.