Il suo cuore come uno scrigno
Pontevico cento primavere per Rosa Pavoni
Il Covid non ha fermato la primavera, i fiori sono sbocciati e uno in particolare lo ha fatto oggi, 29 maggio. Un fiore raro, secolare. Il suo nome è Rosa Pavoni e in tutta la sua bellezza ha raggiunto le sue cento primavere.
Nata a Pontevico, qui ha trascorso gli anni della sua infanzia e della sua adolescenza, è convogliata a nozze con Angelo e ha cresciuto i suoi figli, e “a Pontevico ho raggiunto il traguardo dei cento anni”.
Classe 1920, Rosa è stata il fiore tanto atteso nel primo dopoguerra, sopravvivendo al secondo conflitto mondiale, nella sua vita ha vissuto diversi fatti, tempi, cambiamenti, gioie e difficoltà.
La sua memoria è fresca come se i fatti accaduti diversi decenni fa fossero in realtà andati in scena ieri.
La voce della memoria
“I ricordi del mio passato, i colori e i suoni della mia giovinezza sono impressi nitidamente nella memoria – ha raccontato la nonna centenaria – Ho vissuto gran parte della vita in cascina e per questo ringrazio ogni giorno il Signore. Lì ho imparato quanto l’uomo dipenda dalla natura e ho visto negli anni quanto le persone siano spesso ingrate nei confronti di quella terra che ci sostenta con i suoi prodotti”.
Cresciuta in una famiglia abbastanza numerosa (tre fratelli e due sorelle) ad ora solo lei è rimasta in vita. “Se chiudo gli occhi vedo ogni volta riapparire tutte le persone care che ho amato, primi fra tutti i miei genitori: papà Daniele e mamma Lucrezia, conosciuta da tutti come Cina, quanto lavoro hanno fatto per non farci mancare nulla, in un periodo in cui tutti avevano poco. Erano severi ma giusti e ci hanno insegnato il rispetto per il prossimo ed il valore del denaro”.
Crescere nei primi decenni del Novecento non era di certo facile. “Non avevamo molti giocattoli se non un cavallino e una bambolina che la mamma aveva realizzato utilizzando dei ritagli di stoffa. Li aveva cuciti durante le fredde sere invernali quando con le altre donne della cascina, andavano a scaldarsi nella stalla. C’eravamo anche noi bimbi a raccontarci storie e inventando nuovi giochi, e i nostri padri, i cugini e gli zii che giocavano a carte”.
Rosa ricorda il grande cuore di mamma Lucrezia, in particolare il giorno in cui la mandò al mercato a vendere i pulcini appena nati. La piccola aveva messo i soldi in un fazzoletto a cui aveva fatto un nodo e tornando verso casa li aveva persi. “Quando mi ero accorta di non avere più il fazzoletto, cominciai a tremare e a piangere e continuai un intero pomeriggio con la mamma che cercava di consolarmi e di farmi sorridere. Lei sapeva rimettermi in riga con uno sguardo ma anche farmi sentire la bambina più fortunata del mondo con un solo sorriso”.

Il matrimonio e la famiglia
L’emozione è ancora nei suoi occhi il giorno del fatidico “sì” ad Angelo, sull’altare.
“Mi sono fidanzata con un bravo ragazzo e l’ho sposato. Il giorno del matrimonio ero emozionatissima, indossavo un abito realizzato per l’occasione: tailleur grigio con delle righine bianche e una sciarpa al collo che completava il tutto. Una volta i vestiti erano fatti per durare e anche quello del matrimonio non faceva eccezione, veniva riposto dopo l’utilizzo ed indossato per le occasioni importanti. Siamo andati in viaggio di nozze a Nuvolera (durato ben una notte e un giorno) ospiti di parenti che non vedevamo da tempo. Non sapendo come tornare a casa abbiamo dovuto chiedere aiuto a un ometto mingherlino incontrato per strada che conduceva calesse trainato da un altrettanto minuscolo asinello. Quanta tenerezza mi faceva quell’animale”.
La signora Pavoni infatti adora gli animali in particolare i cavalli. Cavalcava una cavallina di nome “Vespa”.
“I cavalli sono sempre stati la mia passione. Cavalcare mi faceva sentire libera – ha raccontato – Con Vespa, la mia splendida puledra bionda, avevo un rapporto speciale. Quando andavo da lei nella stalla riconosceva il mio passo e nitriva forte perchè sapeva che le stavo portando dello zucchero, alimento di cui era molto ghiotta. Era vivace e intelligente ma talvolta anche schizzinosa: per farla bere dovevo sempre rabboccare l’abbeveratoio con acqua fresca perchè si rifiutava di bere se le mucche l’avevano preceduta”.
Il traguardo dei 100
A chi vuole dedicare questo grande traguardo? “Alla mia famiglia, agli amici, alla mia campagna e ai suoi profumi che sono sempre con me – ha risposto Rosa – I ricordi del mio passato sono il mio tesoro più prezioso ed è grazie a questi che oggi sono una donna curiosa della vita, rispettosa del prossimo e con tanta voglia di vivere e di esserci”.
I migliori auguri giungono a Rosa Pavoni da tutti coloro che le vogliono bene e dall’intero personale e dalla dirigenza, dalla presidente Acerbis della Fondazione Giroldi Forcella Ugoni Onlus di Pontevico, dove ora la nonna centenaria risiede, e dove è seguita con affetto e premura.
Marianna Baldo