Il caso

Pm Milano sul caso Eni - Nigeria, la Procura di Brescia chiede altri sei mesi

La decisione è stata dettata dalla necessità di dettagliare al meglio alcune questioni.

Pm Milano sul caso Eni - Nigeria, la Procura di Brescia chiede altri sei mesi
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Necessario procedere con ulteriori indagini per chiarire alcune questioni.

La decisione

Questa è la linea intrapresa da parte del procuratore di Brescia Francesco Prete e del sostituto Donato Greco. Dopo l'interrogatorio di martedì 1 dicembre, entrambi infatti hanno chiesto ulteriori sei mesi per entrare più nel dettaglio e gettare così luce su alcuni aspetti dell'inchiesta relativamente ai magistrati milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro. A spingerli in questa direzione l'ipotesi che questi possano aver nascosto prove utili alla difesa nell'ambito del procedimento per corruzione internazionale denominato Eni-Nigeria (finito poi in primo grado con un'assoluzione).

Dal 2018

Il processo ha inizio il 5 maggio 2018. Il 17 marzo 2021, dopo quasi tre anni di dibattimento, il Tribunale di Milano ha assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste, la società Eni, l’Amministratore Delegato Claudio Descalzi e il management coinvolto nel procedimento Nigeria-Opl 245.

Il ricorso in Appello

Il 29 luglio 2021 il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale ha presentato ricorso in appello contro la sentenza di assoluzione pronunciata dal Tribunale di Milano il 17 marzo 2021. La stessa richiesta è stata avanzata dalla parte civile, il Governo Federale della Nigeria rappresentato dall'avvocato Lucio Lucia. Eni conferma la propria totale estraneità rispetto ai fatti contestati e confida che la magistratura giudicante in sede di appello possa rapidamente confermare le conclusioni raggiunte nell’ambito del primo grado di giudizio.   I fatti contestati sono stati oggetto di accertamento definitivo nel procedimento relativo al ruolo degli intermediari.   A questo riguardo, in data 2 novembre 2021 la Procura Generale ha respinto la richiesta di ricorso in Cassazione da parte della Nigeria contro l’assoluzione di Obi Emeka e Gianluca Di Nardo, determinando di conseguenza il passaggio in giudicato della “non sussistenza” di quegli stessi fatti imputati come reati a Eni e ai suoi manager, e dichiarando come “non si può dubitare che i manager Eni, così come gli intermediari, sono estranei alla condotta tipica del reato di corruzione”. 

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