Paolo Capelletti l’esteta dell’arte

Paolo Capelletti l’esteta dell’arte
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È uno dei giovani monteclarensi emergenti, che nei prossimi anni farà parlare di sé non solo per le sue capacità da critico d’arte ma soprattutto per l’eleganza quasi distaccata con la quale svolge un’attività che, al momento, più che essere un vero e proprio mestiere è piuttosto una grande passione.

Si tratta di Paolo Capelletti curatore di mostre di successo, responsabile di eventi, arte e comunicazione, autore di testi e molto altro ancora. Classe 1984, è laureato in Filosofia Magistrale all’Università degli Studi di Verona dove si è appassionato a quel settore della disciplina che è l’estetica, affascinato dai corsi del professor Paolo Gambazzi.

«La mia passione per l’arte è nata all’università - racconta - durante i corsi del professor Gambazzi, un vero luminare di estetica. Successivamente alla laurea, ho conseguito un dottorato in filosofia estetica all’École Doctorale Philosophie dell’Università di Lyon e poi sono tornato in Italia deciso ad occuparmi di ciò che più mi piaceva fare. Se è una realtà che oggi sia pressoché impossibile vivere di arte, le difficoltà lavorative che si trovano in questo settore, spesso, anziché essere un deterrente, possono diventare delle potenzialità per un giovane. In questi anni mi sono dedicato a molti aspetti dell’estetica da quelli legati all’arte, alla narrativa, al cinema fino ad arrivare alla fotografia che è probabilmente il settore che sento più nelle mie corde. Ho pubblicato nel 2014 un saggio dal titolo “Sospensione – Il tempo della fotografia” dove lo scatto fotografico era accostato al concetto di compassione, soprattutto quando fermava il momento dell’orrore e della catastrofe e, recentemente, ho curato la mostra del fotografo italo marocchino Karim El Maktafi, in occasione del Brescia Photo Festival Gusmeri Fine Art. Per la narrativa ho appena pubblicato un racconto dal titolo “Memoria Sintetica”, i cui proventi verranno devoluti all’Arci Dallò di Castiglione. La mia prima esperienza nel mondo dell’arte, invece, l’ho avuta grazie ad un amico fraterno, Fabrizio Migliorati, che mi ha voluto accanto a lui presso la Civica Raccolta d’Arte di Medole, un po’ la mia palestra dal punto di vista dell’allestimento mostre. Alla Civica ho imparato che un curatore non deve solo scegliere le mostre, confrontarsi con gli artisti, allestire il tutto, il più delle volte anche materialmente, ma soprattutto immaginare uno spazio in cui il visitatore possa immergersi. Per me è importante che venga conservato il tessuto di autenticità che resta il vero valore dell’arte. So bene che se mi trasferissi in una grande città e cominciassi a frequentare gli ambienti giusti, probabilmente la mia carriera decollerebbe ma credo che esista un limite anche per l’opportunità e quel limite è il non tradire se stessi. Preferisco dedicarmi ad artisti che cercano la libera emozione dell’arte piuttosto che la fama a tutti i costi. Mi dicono che manco di intraprendenza, forse è vero, ma all’intraprendenza preferisco la purezza. Nel frattempo i progetti non mi mancano: a breve, alla Civica di Medole, aprirà la mostra su Franco Piavoli, uno dei più noti registri italiani, curata da Migliorati, che vedrà esposti fotogrammi, fotografie, acquerelli, disegni e perfino un erbario personale. A questa mostra ho dato il mio contributo con alcuni testi critici».   


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