Osteria Castelvecchio, rielaborazione e tradizione

Osteria Castelvecchio, rielaborazione e tradizione
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Ex compagne di classe, amiche, e ora anche imprenditrici di successo che hanno sfidato la crisi e ne sono uscite vincitrici. Con questi presupposti l’osteria Castelvecchio guidata da Lucia Gorgaini e Donatalla Premoli, conosciuta come Tilly, esempi di tenacia e determinazione femminile, non poteva che essere un trionfo di popolarità.

Eppure in quella sera del 2003, a tavola per il loro ritrovo annuale nell’anno del loro 40esimo compleanno, i dubbi e le paure delle due donne erano tanti. «Ma non avevamo nulla da perdere – ha spiegato Lucia – e abbiamo deciso di investire su noi stesse». Il ristorante dove Tilly lavorava stava per chiudere, mentre l’azienda di filati per cui Lucia si occupava di contabilità si sarebbe dovuta trasferire in Ungheria. Ma non avevano nulla da temere. Esperta di contabilità una, e di cucina l’altra, il loro connubio non poteva che essere un successo.

Immediatamente trovata ed acquistata la licenza di ristorazione, lo scoglio maggiore da superare era trovare, in 6 mesi, una location adatta. Ma in ogni caso la ristrutturazione sarebbe stata a loro spese. Ecco che si è accesa un’altra lampadina nella mente di Lucia, ora presidente dell’Associazione commercianti: ristrutturare casa sua, negli stessi locali dove il nonno Angelo Leorati, vendendo tutti i terreni in campagna, nel 1920 aveva aperto un’osteria con cucina e annesso alloggio per dare lavoro alle sue quattro figlie alle quali se ne erano aggiunte altre quattro adottate, dopo che erano rimaste orfane a causa di una terribile peste bubbonica.

Dopo una chiusura di oltre 30 anni, dal 1970 al 2003, l’osteria è tornata a rivestire il compito per cui era stata tanto voluta  dal nonno. Il locale che prima era la stalla, e poi garage di Lucia, è stato trasformato nell’accogliente sala da pranzo dove le travi a vista, originali, raccontano di quando le donne della famiglia Gorgaini andavano a lavare le lenzuola della locanda al fosso, per poi stenderle nella frontale piazza Martiri della Liberazione. Al primo piano l’appartamento di Lucia ha lasciato spazio al laboratorio dove Tilly prepara pasta fresca e dolci e al magazzino.

Sotto lo stesso nome e la stessa insegna le due donne continuano a mantenere viva la tradizionale cucina Alto Mantovana. Ai tanti turisti enogastronomici che approdano nel loro locale alla ricerca del prodotto tipico, Lucia affianca il racconto e la visita alla piazza più antica del paese, da cui deriva il nome scelto dal nonno, con l’attigua chiesetta di Santa Maria del Consorzio, quando la casa del nonno reggeva la porta del paese. Così, tra un tavolo e l’altro, Lucia aggiunge ai deliziosi piatti di Donatella, un condimento particolare che sa di antico sapere, storia e tradizione che sempre più oggigiorno abbiamo bisogno di riscoprire. «E’ stata dura ma ce l’abbiamo fatta - ha spiegato Lucia - in quattro e quattr’otto abbiamo estinto il nostro debito. Per i primi due anni non abbiamo mai chiuso e non abbiamo visto ferie.

Ora stiamo facendo un investimento sul personale, perché vogliamo che questa sia un’opportunità per i giovani e stiamo crescendo per far capire loro come funziona, non deve essere una macchina per far soldi. E’ la nostra famiglia e tutto quello che facciamo lo facciamo con amore, e non potremmo farne a meno. Per i nostri clienti, che ormai conosciamo come se davvero fossimo una famiglia, deve essere come se mangiassero a casa». Amore, cura dei dettagli e tradizione rivisitata, gli ingredienti principali della cucina di Tilly. La tradizionale pasta fatta in casa è il punto forte dell’osteria, non poteva mancare il tortello amaro, piatto nato proprio nelle case del centro di Castel Goffredo. Ma diverse sono le tipologie di tortelli ideati dallo chef, ai carciofi conditi con scaglie di pecorino, al merluzzo con burro e aneto, ma anche al radicchio e alla carne. Il duo ha pensato anche ai vegani: i bigoli al torchio con grano duro, conditi con pomodorini secchi e noci, e con le sarde a Natale e in Quaresima. Dalla tradizione contadina anche i piatti di carne, esclusivamente biologica: dalla griglia ai brasati e i lessi, ma anche la cacciagione, coniglio e anatra non mancano mai. Rimanendo fedeli al territorio anche il pesce proposto è quello delle nostre zone, il luccio, che una volta si trovava nei fossi, e il baccalà che arrivava secco. Le antiche ricette del nonno sono state rispolverate per creare dei dolci golosi, salame al cioccolato, tiramisù e sbrisolona mantovana, e il nuovo semifreddo all’erba amara. Piatti che fanno felici i clienti, ma anche chi li cucina e chi li serve, perché come dicono queste due sagge imprenditrici «Il successo è essere felice in quello che hai».

http://www.osteriacastelvecchio.it/wordpress/

 


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