Opere abusive nella cava Il Tar nega il condono

La decisione in merito al ricorso presentato dalla Fin Beton contro il Comune di Chiari.

Opere abusive nella cava Il Tar nega il condono
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Opere abusive nella cava: il Tar nega il condono per gli impianti realizzati dalla Fin-Beton srl in via Roccafranca a Chiari per attività di betonaggio.

Impianti abusivi nella cava Il Tar nega il condono

Probabilmente è stata messa la parola fine alla vicenda giudiziaria tra la Fin-Beton srl e il Comune di Chiari. Una vicenda che risale a più di 10 anni fa. Il Tar, Tribunale amministrativo regionale, ha negato alla società (dal 2012 ammessa al concordato preventivo e dunque è subentrato un liquidatore) il condono delle opere abusive. Al momento non è stato presentato alcun ricorso al Consiglio di Stato.

La storia

Nella cava di via Roccafranca la società (una volta si chiamava Betongamma srl) esercitava l'attività estrattiva di sabbia e ghiaia. La ricorrente però ha svolto attività di betonaggio. E per questo aveva realizzato numerose opere abusivamente. Negli anni ci sono stati numerosi scontri con il Comune. La società a partire dal 2004 aveva chiesto la concessione del condono edilizio. Ma il Comune lo ha sempre negato. Anche Regione Lombardia, nello stesso anno, nell'approvare il Piano cave aveva respinto la richiesta della ricorrente di sostituire la vecchia cava in via di esaurimento con un cava di recupero.

La sentenza

Il Tar ha respinto il ricorso. Nel merito ha spiegato che "la condizione della conformità urbanistica non può dirsi soddisfatta. L'attività di betonaggio può essere considerata urbanisticamente conforme, all'interno di un ambito estrattivo, solo finché vi sono i presupposti giuridici per la coltivazione della cava". Di conseguenza "non è possibile concedere il condono edilizio".

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