a Brescia, mantova e bergamo

Operazione Pettirosso: continua la lotta contro il bracconaggio

Oltre 100 denunce, 1 arresto e 3.336 uccelli sequestrati: i numeri dei controlli che nella nostra provincia si sono concetrati anche su ristoranti e negozi alimentari.

Operazione Pettirosso: continua la lotta contro il bracconaggio
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Oltre 100 denunce, 1 arresto e 3.336 uccelli sequestrati, tra cui diverse specie non cacciabili. Sono alcuni dei numeri di "Pettirosso", l'operazione antibracconaggio realizzata dai Carabinieri Forestali e coordinata dal Reparto Operativo Soarda (Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali) del Raggruppamento Carabinieri Cites, in sinergia con i Gruppi Carabinieri Forestali di Brescia, Bergamo e Mantova e l’apporto di un’unità cinofila addestrata alla ricerca di armi, munizioni, strumenti di cattura, richiami acustici, fauna selvatica.

Operazione Pettirosso: continua la lotta contro il bracconaggio

Le prealpi lombardo-venete, per la propria posizione geografica, sono uno snodo fondamentale lungo le rotte migratorie dei piccoli passeriformi che si spostano dalle aree di nidificazione dell’Europa settentrionale verso quelle di “svernamento” del bacino del Mediterraneo e del continente africano, costituendo una ricchezza inestimabile in termini di biodiversità. Una concentrazione imponente di uccelli che stremati dalle lunghe distanze percorse sono particolarmente vulnerabili, in particolare sui valichi montani che costituiscono un “collo di bottiglia” per la migrazione, diventando oggetto di intenso bracconaggio, con gravi ripercussioni sui sistemi ecologici. Si tratta di specie protette e particolarmente protette dalle leggi nazionali e da convenzioni internazionali poiché fortemente minacciate.

I Carabinieri Forestali hanno operato anche con il fattivo contributo dei volontari del Cabs, Lipu, Legambiente, Wwf, Lac, Nogez e Fare Ambiente, dei cittadini e dei cacciatori. Gli esemplari sequestrati sono stati affidati ai centri di recupero animali selvatici (Cras) “Il Pettirosso” di Modena e l’“Oasi Wwf Valpredina” di Bergamo per il successivo rilascio in natura non appena le condizioni fisiologiche degli stessi lo consentiranno.

Oltre 100 persone denunciate

A difesa del flusso migratorio, pattuglie dei Carabinieri forestali hanno effettuato un capillare controllo del territorio bresciano, bergamasco e mantovano. L’attività operativa svolta ha portato alla denuncia di 139 persone per reati perpetrati contro l’avifauna selvatica, di un arresto per detenzione di arma clandestina e al sequestro di 3.336 uccelli, di cui 884 esemplari vivi e 2.452 esemplari morti (tra cui numerose specie non cacciabili e specie particolarmente protette), tutti catturati o abbattuti in modo illecito. Sono stati, inoltre, sequestrati 673 dispositivi di cattura illegale, 99 fucili e 5.294 munizioni. La maggior parte dei sequestri  sono stati eseguiti nella provincia di Brescia all’esito anche dei numerosi controlli venatori posti in essere dalle Stazioni del locale Gruppo Carabinieri Forestale.

Fra le persone denunciate, i reati principali che sono stati ipotizzati sono il furto aggravato di fauna selvatica (in quanto bene indisponibile dello Stato) ricettazione, contraffazione di pubblici sigilli, uso abusivo di sigilli destinati a pubblica autenticazione, maltrattamento e uccisione di animali, detenzione non consentita di specie protette e particolarmente protette, uccellagione, esercizio della caccia con mezzi vietati, porto abusivo di armi. Tra gli strumenti illegali utilizzati dai bracconieri troviamo i richiami acustici a funzionamento elettromagnetico, le reti da uccellagione, le gabbie-trappola o, nei casi peggiori, archetti e trappole metalliche in grado di imprimere gravi sofferenze alla fauna lasciata viva e agonizzante per ore.

Nel Bresciano

In provincia di Brescia è stato effettuato un arresto per detenzione di arma clandestina, costruita artigianalmente e rinvenuta dall’unità cinofila “Africa”: sono state sequestrate 800 cartucce, il materiale necessario ad assemblare armi clandestine e decine di esemplari di avifauna abbattuta illegalmente. Numerosi i controlli anche presso i ristoranti, in due dei quali sono stati rinvenuti oltre 300 esemplari di avifauna, alcuni in cottura ed altri spiumati e congelati, privi dei requisiti idonei a stabilirne la rintracciabilità.

In queste zone l’avifauna viene utilizzata in alcuni piatti tipici quali “polenta e osei” e lo “spiedo”. Durante un controllo eseguito dai Carabinieri del NAS presso una macelleria venivano rinvenuti esemplari di avifauna utilizzati come richiami vivi; le verifiche dei Carabinieri Forestali hanno evidenziato oltre 50 uccelli con anelli identificativi contraffatti e l’uso abusivo di pubblici sigilli.

Nel Mantovano

Nel corso dei servizi sono stati effettuati diversi interventi. In particolare in provincia di Mantova, sono stati sorpresi padre e figlio che esercitavano attività venatoria con l’utilizzo di richiami acustici a funzionamento elettromagnetico, abbattendo esemplari di avifauna particolarmente protetta. Nell’abitazione venivano rinvenuti oltre 500 esemplari di avifauna congelati e spiumati, afferibili a specie particolarmente protette, allodole vive con anello identificativo contraffatto e 2380 munizioni.

Nella Bergamasca

In provincia di Bergamo un soggetto deteneva all’interno di un’uccelleria 25 esemplari di avifauna particolarmente protetta e 216 esemplari di avifauna cacciabile con alla zampa apposti anelli identificativi contraffatti. Circa l’80% degli esemplari vivi sequestrati presentavano anelli visibilmente manomessi: limati, svasati e deformati nella sezione e addirittura sfilabili. Il dato mette in luce un’immissione sul mercato di esemplari catturati in natura e inanellati abusivamente prima di essere venduti o utilizzati come “richiami vivi”.  A tal riguardo si specifica che ogni esemplare di uccello per essere detenuto deve essere provvisto di un anello cilindrico inamovibile in metallo.

 

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