Operazione “Lady Danubio”: 140 milioni di fatture false, 3 arresti e sequestri per 5 milioni
Le indagini sono state condotte dalla Guardia di finanza di Brescia.
Operazione “Lady Danubio”: 140 milioni di fatture false, 3 arresti e sequestri per 5 milioni. Le indagini sono state condotte dalla Guardia di finanza di Brescia.
Operazione "Lady Danubio" - 29 persone coinvolte
La Guardia di Finanza di Brescia ha scoperto una maxi frode fiscale nel settore del commercio dei metalli, che ha visto coinvolte, a vario titolo, 29 persone, 26 società con sede in Italia (nella provincia di Brescia, ma anche in quella di Milano, Biella e Napoli) e Ungheria, e 7 ditte individuali bresciane. L’attività d’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Brescia, ha portato a disvelare un’imponente “frode carosello” perpetrata in uno dei settori industriali più peculiari e strategici della provincia bresciana, a danno non solo dell’erario nazionale (stante un’evasione d’imposta stimata in circa 16 milioni di euro), ma anche di tutte le imprese che operano nel pieno rispetto della legge e in applicazione delle regole di libera e leale concorrenza di mercato. Gli artefici della frode, infatti, grazie ad un giro di fatture false complessivamente quantificato in oltre 140 milioni di euro, da un lato, hanno mascherato l’acquisto “in nero”, a prezzi molto più convenienti rispetto a quelli di mercato, di beni successivamente reimmessi nel circuito economico con margini di guadagno nettamente superiori alla media (in totale spregio del principio di leale concorrenza economica); dall’altro, hanno evaso imposte per milioni di euro, “spostando” l’obbligazione tributaria in capo soggetti che non pagavano le imposte dovute.
Il giro di contanti in Ungheria
I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brescia hanno concentrato sin da subito l’attenzione su un vorticoso giro di contante prelevato in Ungheria, con cadenza periodica, a seguito di bonifici disposti dall’Italia. I successivi approfondimenti investigativi, sostanziatisi anche nell’esecuzione di appostamenti, pedinamenti e intercettazioni telefoniche, hanno portato quasi subito a sequestrare, al confine italo-sloveno di Fernetti, oltre 400 mila euro di denaro contante nascosto in auto. Un secondo, analogo sequestro è stato eseguito la scorsa primavera, quando i Finanzieri della Tenenza di Desenzano del Garda hanno proceduto al controllo di due persone nei pressi di Lonato del Garda, trovate in possesso di oltre 78 mila euro in contanti (occultati in parte nella tasca interna del giubbotto, in parte in ufficio, dietro ad alcuni oggetti d’arredo) che, stante la loro incapacità di giustificarne il possesso, è stata sottoposta a sequestro. Come ricostruito dagli investigatori della caserma “Leonessa”, infatti, la monetizzazione dei profitti derivanti dal giro di fatture false avveniva grazie a conti correnti aperti in Ungheria, ove gli artefici della frode si recavano regolarmente (spesso viaggiando in aereo) a prelevare il contante da riportare in Italia attraverso il confine italo-sloveno.
Le intercettazioni
Denaro contante al quale gli indagati, temendo probabilmente di essere intercettati, facevano riferimento con un linguaggio criptico comunque decifrato dai Finanzieri: C. “Ti porto lì la tornitura?” B. “Quanti quintali?” C. “Mah … sono tredicimila e qualcosa”, riferendosi non a materiale metallico, quanto piuttosto a somme di denaro contante. Il 12 settembre, le Fiamme Gialle di Brescia hanno eseguito l’ordinanza del gip del Tribunale di Brescia, Riccardo Moreschi, che ha disposto l’arresto di tre dei responsabili della frode e il sequestro, fino a concorrenza di una somma pari all’incirca a 5 milioni di euro, delle disponibilità monetarie giacenti sui conti correnti di 8 delle aziende coinvolte, ovvero (in subordine) dei loro beni immobili e mobili.