Oggi vent'anni fa il terremoto di Salò: i vostri ricordi
I racconti e le testimonianze di chi, in prima persona, ha vissuto quei momenti
Oggi vent'anni fa il terremoto di Salò: i vostri ricordi.
Cinque lustri, due decenni: un evento indimenticabile
24 novembre 2004 – 24 novembre 2024: sono trascorsi due decenni dal sisma che ha profondamente colpito la città di Salò. Eppure il ricordo di quei momenti e di quei giorni nei quali la quotidianità di ogni cittadino è stata stravolta, per alcuni solo in parte per altri in modo più grave avendo dovuto abbandonare le proprie abitazioni, è ancora vivida.
Se avete un ricordo, una storia ma anche solo un pensiero legato a quei momenti scriveteci al numero 350/1113403 o via mail a redazione@primabrescia.it, con piacere pubblicheremo il vostro frammento di memoria. Di seguito quelli che abbiamo ricevuto e pubblicato.
I vostri ricordi
Paolo Copeta
"Avevo 16 anni quando accadde. Ricordo che mi sentivo in uno stato d'animo strano, come se fossi triste per qualcosa, anche se in realtà quel giorno non era successo nulla di particolare. Mi coricai a letto verso le 23, ancora immerso in quel malessere indefinito. Quando mi addormentai, nel sogno ero un bambino piccolo che si divertiva a muoversi freneticamente nel letto. Intanto, sentivo le urla dei miei genitori e pensavo che volessero rimproverarmi. A un certo punto, mio padre cercò di svegliarmi, gridando: "Paolo! C'è il terremoto!". Inizialmente non capivo, ero ancora in dormiveglia, ma poi realizzai che era tutto vero".
"Fortunatamente la corrente elettrica funzionava ancora, così riuscii a vedere che il mio letto si era spostato, molti oggetti in camera erano caduti per terra e, girando per casa, mi accorsi che c'era un vero caos: un termosifone si era addirittura staccato a metà e aveva iniziato a perdere acqua.
Con il timore che potesse arrivare una nuova scossa, ci vestimmo in fretta e uscimmo di casa con la macchina, anche per andare nel centro del paese per controllare in che condizioni si trovava il negozio di mio padre"."Oggi ho pochi ricordi precisi dei danni che vidi durante il tragitto da casa verso il centro, ma alcune immagini mi sono rimaste impresse nella mente. Per esempio, ricordo il comignolo di un edificio che aveva sfondato il tettuccio di un’auto parcheggiata, la cupola del campanile della chiesa di San Bernardino ridotta in macerie, profonde crepe su alcuni edifici, e pezzi di facciata e tetto crollati dalla Chiesa della Visitazione. Dopo che mio padre ebbe controllato se il suo negozio aveva subito danni significativi, tornammo a casa. Tuttavia, per paura di nuove scosse, trascorremmo la notte in macchina".
Alessandra Gardin
"Da 25 anni sono al servizio come soccorritore in ambulanza per il gruppo Volontari del Garda di Salò. Era il 24 novembre 2004, nella notte un boato seguito dal terremoto che aveva reso inagibile la mia casa a Gardone Riviera,
fu una lunga notte. I Volontari del Garda subito si attivarono per dare soccorso alla popolazione attivando il COC presso la palestra della scuola Battisti a Salò e io ho trascorso la notte sull'ambulanza per trasferire i pazienti del Santa Corona di Fasano, divenuto inagibile, nei vari ospedali di zona. Esperienza indimenticabile! Fiera di farne sempre parte!"
Livia Cipani (Toscolano Maderno)
"Ero a letto, sveglia, col mio compagno. Un rumore terribile, l'intonaco ( solo quello per fortuna) della parete dietro alla testata del mio letto, è caduto sopra noi due, il letto ne è stato ricoperto, io volevo scappare, ma lui non me l'ha permesso, dicendo fosse più sicuro restare lì. Dopo poco ci siamo vestiti e siamo usciti in giardino, dove siamo rimasti con i familiari e vicini. La casa ha avuto danni, ma non seri, ma il ricordo è vivissimo nella mia mente e nel cuore".
Fabrizio Fabi (Brescia)
"É novembre, esattamente il ventiquattro, poco prima di mezzanotte, un terremoto della magnitudo 5,38 Richter colpisce la provincia di Brescia. Fortunatamente la maggior parte delle persone dorme e non lo avverte. Le comunicazioni telefoniche non ne soffrono. In qualità di vice presidente e componente della protezione civile dell'ARI Brescia telefono al gabinetto del Prefetto. Il segretario che mi risponde dopo aver interpellato il vice Prefetto mi comunica di recarmi in Prefettura per ogni evenienza. Nel frattempo sul ripetitore R1 Monte Maddalena ci sono svariati radioamatori che cercano di capire dove ha battuto il terremoto e fare il punto della situazione. Si capisce subito che l'epicentro è nel lago di Garda e ci attiviamo con i soci dell'ARI Brescia e quelli di San Felice del Benaco per installare un transponder per le comunicazioni con il Lago. Trovo tre soci che mi raggiungono in Prefettura, sono mezzanotte e trenta e siamo pronti per ogni evenienza se le comunicazioni telefoniche dovessero saltare: Stefano IZ2ARA, Evaristo IK2YXQ e Gianni del quale non ricordo il nominativo. Sono presenti i rappresentanti della Polizia di Stato, l'Esercito, la Guardia di Finanza, i Carabinieri, i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, i Volontari del Garda e altri che non ricordo. Quest'ultimi hanno già dato corso all'allestimento di un campo di soccorso nello stadio comunale di Salò. Mi siedo accanto al sovrintendente della questura, con il mio portatile sono già in collegamento con il campo appena allestito. Il sovrintendente mi chiede come abbiamo fatto ad avere già il collegamento radio. Voi avete i vostri ponti, noi abbiamo i nostri, sulle nostre frequenze. La nottata si presenta concitata, il Prefetto ha il suo daffare con tutti i sindaci del circondario colpito dal terremoto. Fortunatamente le linee telefoniche sono funzionanti e non ci sono problemi. In questa maniera è facile gestire le emergenze, se avessimo dovuto attivare la radio sarebbe stato un dramma. Mi ricordo che dopo una lunga telefonata con un sindaco, il Prefetto, getta il telefono sulla scrivania e dichiara "sono prigioniera politica". Tutti sorridono sotto i baffi. Accontentare tutti i sindaci non è facile. Alle cinque ci lasciano liberi, fortunatamente le linee telefoniche non hanno subito danni".
Paolo Rossati - attuale capogruppo del Gruppo Alpini di Salò
"Allora il capogruppo del Gruppo Alpini di Salò era Michele Carzeri. Già nelle primissime ore dopo il terremoto avevamo provveduto alla somministrazione di bevande calde agli sfollati e tante cose sono state poi fatte dal punto di vista organizzativo e logistico. Mi preme però evidenziare che si è trattato solo dell'espressione del nostro spirito di aiuto che è presente nella quotidianità in un momento in cui la comunità ha avuto estremo bisogno. Il nostro operare è sempre teso a sollevare coloro che sono in difficoltà anche in tempi "normali", non di emergenza, nel creare comunità e nello stare a fianco dei più deboli. Di quelle giornate concitate, sono stato operativo per quindici giorni all'interno del Com (Centro Operativo Misto) un ricordo particolare e curioso ma emblematico dello spirito pragmatico degli alpini: uno degli alpini parte della Prociv urlava al telefono ma non capivo con chi. Poi ho capito che stava spiegando ad un sindaco di uno dei paesi colpiti cosa avrebbero dovuto fare. Questo per far capire che gli alpini quando c'è da sollecitare qualcuno non si fanno problemi, neppure di fronte ad una figura autorevole come quella di un sindaco".
Leonardo Rigillo
"Lavoravo a Salò: dopo la scossa di terremoto sono uscito di servizio per accertare il danno e prestare soccorso. Ci si rendeva conto che aveva causato molti danni. Ricordo in particolare l'evacuazione degli ammalati del Santa Corona di Fasano di Gardone Riviera".
Mariluna Moniga (Gardone Riviera)
"Era il 24 novembre, subito dopo mezzanotte, la chiesa dei Santi Faustino e Giovita di Fasano del Garda, la mia Chiesa, molto danneggiata. Siamo stati quattro anni in tenda nel campo di calcio dell'oratorio sottostante. Don Carlo Moro, le persone intorno a lui, e tutto il paese, sono riuscite a farci rientrare, nella nostra amatissima Chiesa. Grazie di cuore a tutti".
Laura Alberton
"Ricordo poco, si sentirono le scosse anche se lievi fino alla bassa bresciana... ero alle elementari ci spostarono nell'unica ala antisismica (zaino e tutto quello che avevamo rimase nella nostra classe) pian piano chiamarono i genitori di venirci a prendere perché non si faceva scuola quel pomeriggio. Ero terrorizzata non avendo mai sentito un terremoto ma la maestra di mio fratello mi consolò fino all'arrivo di mia mamma".
Jole Muzio
"Sono già passati venti anni: ricordo di aver vissuto quei giorni con un nipote di soli cinque anni, mia figlia si trovava ricoverata in ospedale a Bologna per un grosso intervento. Non è stato tanto facile, ma ringrazio dal momento che non ci sono stati morti e nemmeno feriti solo tanto spaventato. A distanza di anni il ricordo mi fa ancora rabbrividire, ora quel piccolo bambino è laureato, come passa il tempo!"
Articolo in aggiornamento.
In evidenza una foto scattata e gentilmente concessa da Marco Tonoli - Archivio AC Benaco Salò.